Se si segue l’ipotesi del mercato che si è vicini alla fine del rialzo dei tassi, le parti più lunghe delle curve obbligazionarie hanno un appeal attraente.
Il ritorno dell’inflazione globalmente se da un lato non è stato accolto, almeno inizialmente, in modo favorevole dai mercati, dall’altro ha creato delle finestre di opportunità che non si vedevano da diversi anni. Il 2022 è stato un anno in cui gli investitori hanno prezzato l’aumento dei prezzi al consumo e la conseguente uscita (forse) definitiva dalla politica monetaria ultra-espansiva delle maggiori banche centrali. Fino a pochi anni fa, infatti, era difficile estrarre rendimento dalle obbligazioni dato che molte curve presentavano su scadenze anche lunghe rendimenti negativi (un esempio: la curva obbligazionaria tedesca).
Per cercare di stimolare l’inflazione sopita dopo lo scoppio della Grande Crisi Finanziaria del 2008 e per sostenere i mercati finanziari a margine della crisi, le banche centrali hanno dovuto implementare misure non convenzionali di supporto monetario che hanno distorto poi la struttura dei mercati stessi.
L’ingente liquidità immessa a tassi vicini allo zero, e addirittura negativi in alcuni casi, si è riversata inevitabilmente sui mercati finanziari andando ad aumentare il valore degli asset rischiosi (come le azioni) e azzerando i rendimenti nominali delle obbligazioni.
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