I rendimenti delle obbligazioni italiane, e quindi lo spread, sono osservati da vicino in questa delicata fase politica: con il nuovo Governo, cosa accadrà al mercato obbligazionario d’Italia?
Obbligazioni, debito ed elezioni: un incrocio interessante per gli osservatori della politica nazionale in vista del voto di domenica 25 settembre e, soprattutto, della composizione di un nuovo Governo.
Ci sarà una scossa sul mercato obbligazionario italiano? Stando ai numeri finora espressi, lo spread - differenza nei rendimenti tra il Btp decennale e il Bund tedesco decennale - non ha mostrato movimenti preoccupanti, anche quando la vittoria di un Governo di centrodestra è apparsa quasi certa. Venerdì 23 settembre ha chiuso a 219 punti.
Anche se effettivamente il costo del debito sovrano a 10 anni è ai livelli visti l’ultima volta nel 2013, non ci sono state spinte nazionali particolari verso il baratro. Non solo, secondo i dati Bloomberg, l’appetito per le obbligazioni delle società italiane non è andato peggio che nella maggior parte delle società omologhe europee. Solo 10 giorni prima del voto, la società di gioco Lottomatica SpA ha raccolto 350 milioni di euro sui mercati obbligazionari, ricevendo ordini tre volte superiori a tale importo, nonostante il suo rating di credito spazzatura.
La volatilità sembra, quindi, sotto controllo soprattutto per la promessa della coalizione di centrodestra di onorare gli impegni fiscali assunti con l’Unione Europea, questo stimano diversi esperti a livello internazionale.
Il rischio è che la promessa si riveli vuota e il nuovo Governo aumenti drasticamente la spesa. Ciò metterebbe a repentaglio centinaia di miliardi di euro di finanziamenti dell’Ue, proprio mentre l’Italia è minacciata da una crisi dell’approvvigionamento energetico e dalla recessione economica.
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L’analisi di Bloomberg parte dalla considerazione che, con un debito elevato, una crescita lenta e una politica instabile, l’Italia è stata a lungo considerata l’anello più debole dell’Europa. E ci sono molti precedenti per la volatilità legata alle elezioni: un voto del 2018, che ha causato preoccupazioni per il futuro dell’adesione all’euro dell’Italia, ha imposto agli investitori obbligazionari le maggiori perdite mensili dall’inizio dei record.
La violazione dell’impegno di spesa e l’aumento del finanziamento del mercato obbligazionario peggiorerebbero il rapporto debito/PIL dell’Italia, già il secondo più alto d’Europa al 151%. E dopo anni di politiche accomodanti, il capitale sta diventando più costoso. I mercati monetari vedono una probabilità vicina all’85% di un aumento del tasso di interesse di 75 punti base da parte della Banca centrale europea in ottobre. I responsabili politici stanno anche valutando il modo migliore per ridurre l’ampio bilancio della Bce.
Tuttavia, maggiori oneri finanziari non rappresenterebbero una minaccia imminente per l’Italia, che ha sfruttato anni di tassi ultra bassi per allungare la scadenza media del proprio debito oltre i sette anni.
“L’Italia ha fatto la cosa giusta, allungando la durata del suo debito. Ma dipende anche da come va l’economia: se c’è una recessione che dura diversi anni, la sua situazione è molto più precaria”, ha spiegato Stephane Monier, chief investment officer di Lombard Odier Private Bank.
Un fattore che attenua le preoccupazioni degli investitori è che la Bce continuerà a reindirizzare i proventi del suo portafoglio obbligazionario dell’era della pandemia verso l’acquisto di debito dei Paesi dell’Europa meridionale, almeno fino al 2024. Il suo nuovo strumento, il Transmission Protection Instrument, è progettato per mitigare i salti ingiustificati nell’indebitamento costi per i membri più deboli della zona euro.
Tuttavia, gli investitori potrebbero riporre troppa fiducia in tale backstop. Axel Botte, strategist di Ostrum Asset Management, ha anche avvertito che la coalizione tra il partito Fratelli d’Italia di Meloni, la Lega di Matteo Salvini e Forza Italia di Silvio Berlusconi sembrava fragile. “Hanno opinioni diverse su come dovrebbe essere l’Italia. Non escludiamo una crisi aperta, se le parti non riescono a tenerla insieme”, ha detto.
Debito societario a rischio?
L’allontanamento delle politiche dall’allineamento con l’Unione Europea non farebbe che aumentare l’elenco delle preoccupazioni per i mutuatari locali, che stanno già affrontando l’aumento dell’inflazione e il ritiro del sostegno della banca centrale.
Per le aziende, che già devono far fronte a costi di finanziamento più elevati, perdere l’accesso ai fondi dell’Ue per la ripresa post-pandemia si rivelerebbe catastrofico. Mahesh Bhimalingam, chief credit strategist di Bloomberg Intelligence, avverte che potrebbe innescare default del debito e downgrade dei rating.
Un forte colpo per i mutuatari italiani con rating spazzatura potrebbe risuonare in tutto il sistema. Le corporate italiane, infatti, pesano per oltre il 16% sull’indice high yield europeo di Bloomberg, più di quelle di qualsiasi altro Paese del continente.
Quei timori si sono manifestati questa settimana nelle obbligazioni dell’impresa di costruzioni Webuild. Sono cadute di oltre 4,5 centesimi sull’euro dopo che Giorgia Meloni, probabilmente il prossimo primo ministro, ha detto ai media italiani che il piano di ripresa dell’Ue doveva essere rinegoziato.
“Non possiamo rischiare che i trasferimenti vengano sospesi o addirittura interrotti”, ha detto l’amministratore delegato di Webuild Pietro Salini a un evento del settore questa settimana, esortando i leader politici a rispettare il quadro e i termini del pacchetto di riforme concordato con l’Ue.
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