OCSE lancia allarme incertezza, stime di crescita in calo. Anche in Italia?

Violetta Silvestri

17 Marzo 2025 - 12:50

Il nuovo report OCSE ha aggiornato le stime di crescita globale: le prospettive peggiorano, anche in Italia?

OCSE lancia allarme incertezza, stime di crescita in calo. Anche in Italia?

Taglio delle prospettive di crescita economia globale e aumento dell’allerta su shock commerciali e inflazione: è questo il quadro delle previsioni aggiornate dall’OCSE.

Secondo le ultime stime dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, sia la crescita economica degli Stati Uniti che quella mondiale sono destinate a essere inferiori a quanto previsto in precedenza. Il motivo è chiaro: la guerra dei dazi innescata da Trump sta generando una incertezza e disegnando uno scenario di frammentazione commerciale e politica tale da preoccupare e incupire il futuro economico.

L’OCSE ha affermato che le prospettive globali sarebbero molto peggiori se Washington intensificasse la guerra commerciale aumentando le tariffe su tutte le importazioni diverse dalle materie prime e i suoi partner commerciali facessero lo stesso. Si stima che un aumento permanente dei dazi bilaterali di 10 punti percentuali ridurrebbe di circa 0,3 punti percentuali la crescita globale entro il secondo e il terzo anno dello shock, mentre l’inflazione globale sarebbe in media più alta di 0,4 punti percentuali nei primi tre anni.

In questa cornice di rinnovate preoccupazioni, come cambiano le stime economiche per l’Italia? La risposta OCSE sul mondo e sul nostro Paese.

OCSE abbassa le stime di crescita mondiale, ecco perché

Sentiment delle imprese e dei consumatori più debole in alcuni Paesi; pressioni inflazionistiche persistenti; incertezza politica elevata; frammentazione economica; pericolo di una politica monetaria più restrittiva con impatto sui mercati; diffusione dei dazi: questi sono i fattori che l’OCSE considera come rischiosi per le prospettive economiche globali di quest’anno e del 2026.

Il report del 17 marzo 2025 recita: “Si prevede che la crescita del PIL globale modererà dal 3,2% nel 2024 al 3,1% nel 2025 e al 3,0% nel 2026, con maggiori barriere commerciali in diverse economie del G20 e una maggiore incertezza politica che grava sugli investimenti e sulla spesa delle famiglie.”

Il forum politico con sede a Parigi ha quindi ridotto le sue proiezioni dal 3,3% sia per quest’anno che per il prossimo nelle sue precedenti prospettive economiche, pubblicate a dicembre. Ma il quadro globale ha mascherato le divergenze tra le principali economie, con la resilienza di alcuni grandi mercati emergenti come la Cina che ha contribuito a compensare il netto rallentamento del Nord America.

Secondo l’OCSE, la proliferazione degli aumenti tariffari peserebbe sugli investimenti delle imprese globali e stimolerebbe l’inflazione, non lasciando alle banche centrali altra scelta se non quella di mantenere i tassi di interesse più elevati per un periodo più lungo di quanto previsto in precedenza.

Allerta massima sulla resilienza USA, che finora aveva sfoggiato una crescita a ritmo invidiabile. Secondo le previsioni aggiornate:

  • la crescita annua del PIL reale negli Stati Uniti rallenterà al 2,2% nel 2025 e all’1,6% nel 2026;
  • la crescita del PIL reale dell’area dell’euro sarà dell’1,0% nel 2025 e dell’1,2% nel 2026;
  • la crescita in Cina rallenterà dal 4,8% di quest’anno al 4,4% nel 2026

Questo il grafico riassuntivo delle stime di marzo:

Stime crescita mondiale marzo 2025 Stime crescita mondiale marzo 2025 OCSE

Occhio ai dettagli: al declino USA rispetto alle precedenti attese corrisponde una crescita importante di India, Cina, Indonesia, a testimonianza dell’ascesa asiatica nell’economia mondiale.

Per quanto riguarda l’Europa, interessante notare le previsioni sulla Spagna: anche se ridimensionata rispetto a quanto stimato a dicembre, l’economia spagnola è vista in corsa più delle altre del blocco dei 27, con un aumento del PIL di oltre il 2%.

L’OCSE ha precisato che con una minore esposizione diretta alla guerra commerciale, per il momento, l’economia della zona euro ha guadagnato slancio quest’anno con una crescita dell’1,0% e l’anno prossimo raggiungerà l’1,2%, sebbene in calo rispetto alle precedenti previsioni, che si attestavano rispettivamente all’1,3% e all’1,5%. Tuttavia, la guerra dei dazi di Trump è solo all’inizio e le premesse non sono buone per l’UE.

Un maggiore sostegno governativo alla crescita cinese contribuirebbe a compensare l’impatto dei dazi più elevati sulla seconda economia mondiale, ha affermato l’OCSE, prevedendo una crescita del 4,8% nel 2025 (in aumento rispetto al 4,7%) prima di rallentare al 4,4% nel 2026 (invariata rispetto alla stima precedente).

Quanto crescerà l’Italia?

Peggiorano anche le stime specifiche sulla crescita in Italia. Secondo l’OCSE, infatti, il nostro Paese, dopo un 2024 a +0,4% non riuscirà ancora a raggiungere la soglia dell’1% quest’anno e il prossimo.

L’organizzazione ha previsto un +0,7 nel 2025 e un +0,9% nel 2026. Le proiezioni sono più basse dello 0,2% e dello 0,3% rispetto a quanto affermato a dicembre.

Per quanto riguarda l’inflazione, i prezzi al consumo sono visti all’1,7% nel 2025 e all’1,9% nel 2026, al di sotto del target del 2% fissato dalla BCE.

Alert per le banche centrali dall’OCSE: restate vigili

Un appunto importante è riservato alle banche centrali, alle prese con un percorso di allentamento monetario:

“Di fronte all’accresciuta incertezza e alla prospettiva di notevoli aumenti nei prezzi di molti beni commerciabili, le banche centrali dovranno rimanere vigili per garantire che le pressioni inflazionistiche sottostanti siano durevolmente contenute.”

Dinanzi all’eventualità di una guerra commerciale globale a colpi di dazi, i prezzi potrebbero aumentare. Con evidenti segnali che le aspettative di inflazione stanno aumentando in un contesto di mercati del lavoro ancora tesi, probabilmente i tassi di riferimento dovrebbero essere più elevati di quanto non sarebbe successo senza le tariffe: questo è l’avvertimento dell’OCSE.

La previsione, in un contesto senza shock, è così formulata:

“Nell’area dell’euro, si prevede che i tassi di interesse di riferimento scenderanno al 2% entro la seconda metà del 2025, con un graduale allentamento anche nei prossimi due anni in Australia e nel Regno Unito. Al contrario, si prevede che i tassi di riferimento rimarranno invariati negli Stati Uniti fino a buona parte del 2026 nella proiezione di base e si allenteranno solo leggermente prima nel 2026 nello scenario tariffario più leggero, con un’inflazione prevista al di sopra dell’obiettivo in entrambi i casi.”

L’allentamento della politica monetaria, quindi, è visto diversificato e potenzialmente accidentato a causa del fattore dazi.

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