Allarme contagi Omicron, ecco chi rischia di reinfettarsi

Emiliana Costa

15/02/2022

Allarme Omicron, ci sono alcuni soggetti a maggior rischio di reinfezione. Altri invece sono più protetti dal virus. Ecco di chi si tratta e cosa suggeriscono gli esperti.

Allarme contagi Omicron, ecco chi rischia di reinfettarsi

I non vaccinati che hanno contratto Omicron non sono immuni alle altre varianti, mentre le persone immunizzate che successivamente si sono contagiate con la variante sudafricana sono protette da tutti gli altri ceppi di Covid-19. È quanto emerge da uno studio pubblicato su Medrxiv.

Non solo. Il virologo Fabrizio Pregliasco ha aggiunto: «Ecco chi sono i soggetti più protetti dal virus». Entriamo nel dettaglio.

Omicron, chi rischia di più e chi è meno esposto alla reinfezione

Le persone non vaccinate che hanno contratto Omicron non sono immuni alle altre varianti e rischiano dunque di reinfettarsi. Diverso il discorso per chi ha contratto la variante sudafricana dopo essersi immunizzato. In questo caso è protetto da tutti gli altri ceppi di coronavirus.

È quanto emerge da uno studio sudafricano, pubblicato su Medrxiv, che ha analizzato il plasma di due gruppi di pazienti (vaccinati e non vaccinati) che avevano contratto Omicron.

Nelle persone non vaccinate, la neutralizzazione innescata dal contagio da Omicron non è ampiamente «cross-reattiva» contro le altre varianti. Al contrario, i vaccinati che hanno contratto Omicron hanno migliorato la neutralizzazione incrociata contro tutte le altre varianti. Questo significa che coloro che non sono vaccinati e hanno contratto Omicron sono ancora esposti al contagio delle varianti in circolazione Delta, Alpha o Beta o a quello delle varianti future.

Chi sono i soggetti più protetti dal virus, la posizione di Pregliasco

«Chi ha ricevuto due dosi di vaccino contro il Covid-19 e successivamente si è infettato con Omicron risulta il soggetto più protetto dal virus». Lo afferma il virologo della Statale di Milano Fabrizio Pregliasco in un’intervista al Messaggero.

Spiega l’esperto: «C’è una risposta importante e molto alta degli anticorpi alla proteina Spike e poi, grazie all’infezione, una trasversalità di risposta rispetto ad altre componenti strutturali del virus come la proteina del nucleocapside e questo dà una protezione sicuramente maggiore».

Secondo il virologo dunque non sarebbe necessaria un’ulteriore dose di vaccino per chi era già immunizzato prima dell’infezione. Ma aggiunge: «È ancora tutto da dimostrare. Ad oggi l’indicazione è che ci voglia comunque il quarto evento, ovvero la terza dose di vaccino. Vedremo in futuro».

Sulla possibile evoluzione della pandemia, Pregliasco spiega: «Ci saranno altre ondate ma la quarta dose non sarà per tutti. La prospettiva è che questo virus resterà tra noi e quest’inverno dopo un’estate tranquilla ci sarà un’altra ondata, magari non rilevante. Per questo è importante arrivare alla prossima stagione con il maggior numero delle persone protette».

E conclude: «La strategia vaccinale cambierà. Una quarta-quinta dose per tutti è impossibile. Diventerà una strategia vaccinale uguale a quella dell’influenza, quindi raccomandata, non obbligatoria, e mirata su soggetti fragili e soggetti a rischio».

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