La Federal Reserve è adesso la protagonista dei mercati, con l’attesa riunione del 20 settembre. Sono molti i dubbi su cosa accadrà nei prossimi mesi con i tassi Usa. Cosa osservano i mercati?
Archiviata la riunione Bce, i riflettori si accendono sulla Fed: cosa deciderà nell’incontro del 20 settembre?
L’attenzione nei confronti della banca centrale Usa è alta, considerando il complesso quadro economico e finanziario mondiale.
Una crescita che c’è anche se con qualche delusione, un’inflazione in raffreddamento (salvo le sorprese legate all’energia) e un mercato del lavoro che non si ferma sono alla base delle previsioni economiche per la potenza americana la prossima settimana, che probabilmente rifletteranno la crescente fiducia nelle prospettive di un atterraggio morbido dell’economia.
Quello che probabilmente non cambierà sarà la scelta di mantenere un altro aumento dei tassi sul tavolo per il 2023. Ma già a settembre, o a fine anno? Perché sta crescendo l’interesse verso la decisione Fed e cosa aspettarsi.
Cosa deciderà la Fed e cosa osservano i mercati
Con la maggior parte del mondo finanziario ed economico a prevedere che la banca centrale americana lascerà i tassi di interesse a breve termine nell’attuale range del 5,25%-5,50% alla chiusura della riunione del 19-20 settembre, l’incognita principale è come i politici rimodelleranno il loro previsioni sugli Usa e sui futuri passi.
Il punto è che i dati economici Usa successivi alla riunione del 13-14 giugno hanno continuato a sorprendere al rialzo, il che significa che i funzionari della Fed dovranno cambiare quelle prospettive che vedevano una crescita moribonda, un aumento della disoccupazione e solo un modesto miglioramento dell’inflazione.
Rispetto all’Eurozona, con una crescita peggiorata nelle proiezioni Bce, gli Stati Uniti sembrano ormai usciti dal tunnel di una potenziale crisi. Gli economisti sono diventati gradualmente più ottimisti riguardo alle prospettive per l’economia statunitense, con il 45% che prevede una recessione nei prossimi 12 mesi, rispetto al 58% di luglio e al 67% di aprile.
I funzionari della Fed hanno condiviso la fiducia in un atterraggio morbido, con lo staff che è passato da una recessione prevista all’inizio dell’anno a una continua espansione.
L’attenzione dei mercati, quindi, è tutta su cosa accadrà dopo settembre.
Bloomberg Economics si aspetta che il FOMC mantenga i tassi al 5,5% nella riunione del 19-20 settembre, qualcosa che i funzionari della Fed – anche quelli più aggressivi – hanno telegrafato con largo anticipo. Più importanti saranno gli indizi offerti dal FOMC sul futuro andamento dei tassi. Le sorprese economiche positive durante il periodo inter-riunioni porteranno probabilmente i funzionari a rivedere drasticamente al rialzo le loro previsioni di crescita del PIL, riducendo al contempo l’inflazione core.
I dati economici hanno ampiamente sorpreso al rialzo negli ultimi mesi, il che significa che i banchieri centrali dovranno mantenere i tassi più alti più a lungo per ridurre le pressioni sui prezzi mentre cercano di riportare l’inflazione al loro obiettivo del 2%, secondo alcune osservazioni.
“La Fed è e dovrebbe trarre un po’ di conforto dalla decelerazione complessiva dell’inflazione e della crescita dei salari per non rischiare di essere troppo aggressiva”, ha affermato Kathy Bostjancic, capo economista della Nationwide Life Insurance Co.
Opposta la visione di Dennis Shen, direttore senior di Scope Ratings: “Il rischio per la Federal Reserve è quello di fare troppo poco, piuttosto che fare troppo. L’inflazione core rimane eccessivamente elevata e l’economia sta andando meglio di quanto previsto da molti analisti”.
La maggior parte degli analisti intervistati da Reuters afferma che i politici della Fed probabilmente non alzeranno ulteriormente il tasso ufficiale, ma non diranno nemmeno che hanno finito con la stretta.
Se dichiarassero concluso il ciclo in una prospettiva di inasprimento, ciò porterebbe probabilmente a un significativo allentamento delle condizioni finanziarie. Condizioni finanziarie più accomodanti – che significano prezzi azionari più alti o rendimenti obbligazionari più bassi, ad esempio – potrebbero stimolare la spesa e l’indebitamento e innescare una parte maggiore dell’inflazione che la Fed sta cercando di raffreddare.
Inoltre, ha sottolineato Luzzetti di Dutsche Bank, i progressi sull’inflazione potrebbero arrestarsi con il passare dell’anno, rendendo necessario un rialzo dei tassi per contenere le crescenti pressioni sui prezzi, anche se questo non è lo scenario di base ora. “Penso che sia fondamentale per loro mantenere la flessibilità e l’opzionalità”, ha aggiunto.
Per Luzzetti e molti altri analisti, ciò significa che la maggioranza dei politici della Fed probabilmente continuerà a fissare un tasso di politica monetaria di fine anno al 5,6%, un quarto di punto sopra il livello attuale.
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