L’elenco dei Paesi presenti nella Black List dell’Ue per il 2025 rimane sostanzialmente invariato, mentre l’elenco dell’Agenzia delle Entrate è fermo al 2016.
Quali sono i Paesi presenti nella Black List e individuati dall’Ue e dall’Agenzia delle Entrate? La lista come paradisi fiscali per l’Italia? L’Agenzia delle Entrate fornisce l’elenco aggiornato per il 2024 di tutte quelle nazioni in cui è in vigore un regime fiscale di privilegio (molto basso o nullo). I Paesi nella lista nera dell’Agenzia delle Entrate non prevedono soltanto una tassazione più agevolata rispetto a quella italiana ma non consentono uno scambio di informazioni fiscali con gli altri Paesi.
La Black List altro non è che l’elenco dei Paesi che hanno un regime fiscale privilegiato e non consentono uno scambio di informazioni. Nel corso degli ultimi anni la Black List dei paradisi fiscali è andata via via modificandosi, ma a rendere particolarmente articolata la disciplina dei Paesi a tassazione privilegiata non è la continua modifica normativa, ma anche il fatto che esistono diverse liste di Paesi in base allo scopo che si intende perseguire a livello fiscale.
Le numerose revisioni effettuate nel corso degli anni alla normativa riguardo alla Black List hanno rimodellato e sconvolto l’iniziale elenco previsto potrando molti Paesi ad usicre dall’elenco grazie allo scambio automatico di informazioni a livello internazionale e alla firma degli accordi bilaterali contro la doppia imposizione. Ci sono, però, dei Paesi che ancora non collaborano a queste norme per la lotta all’evasione e all’elusione fiscale internazionale e sono proprio queste le nazioni che, ancora oggi, sono presenti nell’elenco della Black List.
La definizione più comune dei Paesi inseriti nella Black List corrisponde a paradisi fiscali. Le nazioni identificate come tali fanno parte di uno specifico elenco pubblicato dall’Agenzia delle Entrate.
I soggetti più interessati sono tutti i soggetti che intrattengono rapporti attivi con operatori aventi la residenza o il domicilio presso uno dei Paesi presenti nella lista completa.
Di seguito indicheremo quali sono i Paesi inseriti nella Black List dell’Agenzia delle Entrate, con riferimento alla circolare esatta dell’organismo dipendente dal Ministero dell’Economia.
Spiegheremo poi cosa sono i paradisi fiscali, illustrando gli eventuali adempimenti fiscali per chi, appunto, opera con quest’ultimi.
Quali sono i Paesi nella Black List dell’Agenzia delle Entrate
Il vecchio elenco stilato annualmente dall’Agenzia delle Entrate è stato sostiuito da una lista comunitaria che è diventata, di fatto, il punto di riferimento per individuare gli Stati a fiscalità privilegiata.
A partire dal 2017, in Italia, è stato abolito l’obbligo di comunicazioni per le operazioni effettuate con i Paesi all’interno della Black List, anche se l’elenco resta ancora in vigore (solo formalmente). Attualmente l’elenco vede 12 Stati al suo interno, la lista è, ormai, aggiornata in base a decreti ministeriali che dettano le regole per chi opera con residenti in questi Paesi.
Per la Black List dell’Agenzia delle Entrate bisogna fare riferimento alla lista dei paradisi fiscali del Consiglio Europeo, il cui ultimo aggiornamento risale al 20 febbraio 2024, che prevede 12 Stati non cooperativi ai fini fiscali:
- Samoa Americane;
- Anguilla;
- Antigua e Barbuda;
- isole Fiji;
- Guam;
- Palau;
- Panama;
- Russia;
- Samoa;
- Trinidad e Tobago;
- US Virgin Islands;
- Vanuatu.
Rispetto all’elenco precedente escono Bahamas, Belize, Seychelles e le isole Turks e Caicos.
Lista Paesi Black List Agenzia delle Entrate
Per quel che riguarda l’Agenzia delle Entrate, invece, l’ultimo elenco dei Paesi all’interno della Black List sono contenuti nella circolare numero 39 del 26 settembre 2016 e sono:
- Andorra;
- Bahamas;
- Barbados;
- Barbuda;
- Brunei;
- Gibuti;
- Grenada;
- Guatemala;
- Isole Cook;
- Isole Marshall;
- Isole Vergini statunitensi;
- Kiribati;
- Libano;
- Liberia; Liechtenstein;
- Macao;
- Maldive;
- Nauru;
- Niue;
- Nuova Caledonia;
- Oman;
- Polinesia francese;
- Saint Kitts e Nevis;
- Salomone;
- Samoa;
- Saint Lucia;
- Saint Vincent e Grenadine;
- Sant’Elena;
- Sark;
- Seychelles;
- Tonga;
- Tuvalu;
- Vanuatu.
Da allora, però, la lista non è più stata aggiornata dall’Agenzia e, quindi, per individuare i Paesi Black List biusogna fare riferimento al citato elenco dell’Ue.
Per l’Italia, oltre ai 12 Paesi citati, rientrano anche altri Paesi nella Black List, ma con la limitazione ad alcuni settori ed attività. Questi Paesi sono:
- Bahrein: “con esclusione delle società che svolgono attività di esplorazione,
estrazione e raffinazione nel settore petrolifero”; - Monaco: “con esclusione delle società che realizzano almeno il 25% del
fatturato fuori dal Principato”.
Nella lista sopra descritta, però, rientrano anche delle attività e delle società in particolare che hanno sede in determinate nazioni. In questa ulteriore classificazione rientrano altri 12 Paesi di cui riportiamo il nome e la relativa attività:
- Angola, con riferimento alle società petrolifere che hanno ottenuto l’esenzione dall’Oil Income Tax, alle società che godono di esenzioni o riduzioni d’imposta in settori fondamentali dell’economia angolana e per gli investimenti previsti dal Foreign Investment Code;
- Antigua, con riferimento alle international business companies, esercenti le loro attività al di fuori del territorio di Antigua, quali quelle di cui all’International Business Corporation Act, n. 28 del 1982 e successive modifiche e integrazioni, nonché con riferimento alle società che producono prodotti autorizzati, quali quelli di cui alla locale legge n. 18 del 1975 e successive modifiche e integrazioni;
- Dominica, con riferimento alle international companies esercenti l’attività all’estero;
- Ecuador, con riferimento alle società operanti nelle Free Trade Zones che beneficiano dell’esenzione dalle imposte sui redditi;
- Giamaica, con riferimento alle società di produzione per l’esportazione che usufruiscono dei benefici fiscali dell’Export Industry Encourage Act e alle società localizzate nei territori individuati dal Jamaica Export Free Zone Act;
- Kenia, con riferimento alle società insediate nelle Export Processing Zones;
- Panama, con riferimento alle società i cui proventi affluiscono da fonti estere, secondo la legislazione di Panama, alle società situate nella Colon Free Zone e alle società operanti nelle Export Processing Zones;
- Portorico, con riferimento alle società esercenti attività bancarie ed alle società previste dal Puerto Rico Tax Incentives Act del 1988 o dal Puerto Rico Tourist Development Act del 1993;
- Svizzera, con riferimento alle società non soggette alle imposte cantonali e municipali, quali le società holding, ausiliarie e “di domicilio”;
- Uruguay, con riferimento alle società esercenti attività bancarie e alle holding che esercitano esclusivamente attività off-shore.
Black List, novità 2024
Il decreto del Ministero dell’Economia e delle dello scorso 20 luglio, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 175 del 28 luglio 2023, preve che la Svizzera esca ufficialmente dall’elenco della Black List. Dal 2024, quindi, la Svizzera non è più considerata un Paradiso Fiscale visto che viene attuata la convenzione tra Roma e Berna sui lavoratori frontalieri.
Cosa comperterà per i contribuenti la fuoriuscita della Svizzera dalla lista nera? Non sarà più previsto il raddoppio delle sanzioni per la violazione dell’obbligo di monitoraggio fiscale e verrà meno anche il raddoppio dei termini di accertamento (10 anni per effettuare controlli fiscali).
Perché la Black List dell’Agenzia delle Entrate non viene più aggiornata
Formalmente la Black List dell’Agenzia delle Entrate non è aggiornata all’ultimo anno in corso perché è stata superata dal decreto fiscale collegato alla Legge di Bilancio per il 2017, che ha disposto “l’abrogazione delle comunicazioni black list”.
Fino all’anno 2001 era invece obbligatoria la comunicazione annuale all’Agenzia delle Entrate, qualora le operazioni intercorse con società residenti o domiciliate nei paradisi fiscali fossero superiori alla somma di diecimila euro.
L’emendamento presentato prima dell’approvazione del testo relativo al decreto fiscale ricevette il pass verde da parte della Commissione Bilancio e Finanze della Camera dei Deputati.
In origine, dunque, l’elenco dell’Agenzia delle Entrate era indispensabile per consentire ai soggetti interessati di ottemperare alle disposizioni fiscali previste dalla legge. Da quando la comunicazione non è più obbligatoria, non vi è nemmeno più la necessità da parte dell’organismo dipendente dl Ministero dell’Economia e delle Finanze di aggiornare la Black List.
Di conseguenza, l’ultima lista presente nella circolare 39 del settembre 2016 viene preceduta dalla seguente frase: “Nella tabella sottostante viene riassunta la situazione dei Paesi indicati nel d.m. 23 gennaio 2002, vigente al 31 dicembre 2015”. L’aggiornamento finale risale dunque alla fine del 2015.
Cosa sono i paradisi fiscali inseriti nella Black List
I paradisi fiscali sono Stati aventi regimi fiscali privilegiati.
Nelle nazioni sopra citate le tasse da pagare sono nettamente inferiori rispetto alla somma media complessiva saldata dai cittadini che vivono nei Paesi non inseriti nella Black List. Inoltre, essi non provvedono allo scambio dei dati fiscali con gli altri Stati.
È doveroso sottolineare che i paradisi fiscali incidono in maniera assai negativa sul bilancio fiscale di uno Stato.
Per una lettura più approfondita, vi rimandiamo alla guida specifica su come funzionano i paradisi fiscali.
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