I pagamenti digitali hanno un ruolo chiave nel collegare retail e brand ai clienti, all’insegna della facilità e della sicurezza. Ne abbiamo parlato con il presidente di Netcomm Roberto Liscia.
L’Italia è un paese a cui i pagamenti digitali piacciono se sono facili. Ma potrebbero piacere di più se diventassero ancora più semplici e veloci e se prendessero piede alcuni fenomeni sbloccanti. Su tutti, la riduzione del divario digitale, ossia la scarsa propensione alla conoscenza tecnologica, che ancora allontana una fetta del paese dall’uso corretto del digitale.
Perché se è vero che da noi 33 milioni di persone (tante) hanno fatto almeno un acquisto online, è anche vero che in percentuale alla popolazione non valgono il 90%, come in Svezia, ma poco più del 55%. Ossia quasi un italiano su due ancora non usa i pagamenti digitali.
L’osservazione ce l’ha proposta Roberto Liscia, presidente di Netcomm, il consorzio del commercio digitale italiano, che abbiamo intervistato in occasione della quinta edizione del Netcomm Focus Digital Payment, che si terrà mercoledì 28 giugno 2023 a Milano a Palazzo delle Stelline.
L’appuntamento milanese, che avrà come titolo “Payment evolution & Customer engagement”, approfondirà il ruolo chiave dei pagamenti digitali per il coinvolgimento dei clienti attuali e potenziali.
Il punto da cui osservare i pagamenti digitali, per Liscia, è infatti quello della leva di marketing nella relazione omnicanale che si è instaurata e sta sempre più progredendo, fra i retailer e clienti, fra brand e consumatori.
Pagamenti digitali stabili
Esperienza, facilità, riduzione dei costi, omnicanaliità, nuovi strumenti di open banking, faciliteranno i pagamenti digitali per i consumatori.
Partiamo da una considerazione, fatta al Netcomm Focus Digital Payment dello scorso anno: la coda lunga della pandemia, che ha sdoganato i pagamenti digitali in Italia, è terminata, e quella che abbiamo davanti è una situazione stabile.
Lo dicono i dati, come osserva Liscia:
“nell’ultimo anno l’utilizzo del contante nei punti vendita è sceso del 13%, è diminuito l’utilizzo della prepagata, è aumentato quello della carta di credito e del BNPL. Se ne deduce che gli italiani sono più confidenti nei pagamenti digitali”.
Una fiducia che si traduce in una maggior attenzione che si riversa su altri elementi del processo di acquisto, come il prodotto, la qualità del servizio, la logistica. Anche perché i pagamenti digitali sono diventati sempre più sicuri.
Come ha osservato Roberto Liscia,
“È evidente che il pagamento frictionless, quello che fa pagare in modo automatico, è la derivata della sicurezza che il sistema dei pagamenti è riuscito a tradurre in questo ultimo anno, superando un problema di customer experience, quello della strong customer identification, che in passato ha frenato la conversione di acquisti”.
Vince l’ibrido: BNPL e omnicanalità
Oggi a detta di Liscia ci sono due elementi nell’agenda del consumatore, il BNPL e l’omnicanalità, due fenomeni che segnano l’ibridizzazione fra digitale e modelli di acquisto.
“In Italia il BNPL, spinto anche dall’inflazione, sta dimostrando grande vitalità per l’acquisto di prodotti importanti, superiori all’attuale carrello medio, che è di 70 euro. Poi c’è l’omnicanalità, l’incrocio permanente fra acquisto fisico e online: si cerca in negozio e si acquista online o viceversa. E i pagamenti seguono questo customer journey che risponde ai comandi della facilità di acquisto”.
Ma per tenere il passo con questi trend serve che i retailer e i brand facciano investimenti in tecnologia. E qui sta il dilemma per Liscia: la trasformazione è urgente. I merchant devono spendere per fare wallet e BNPL che permetteranno anche quello che l’open banking sta preparando e che è ancora in fase in iniziale, con ancora troppi circuiti legati alle carte di pagamento.
C’è grande attesa, quindi per quello che dirà la PSD3, il cui percorso sarà divulgato il 28 giugno, con anche indicazioni su quello che potrà essere l’euro digitale.
Pagamenti digitali: vince la facilità
Il più classico dei pagamenti cosiddetti frictionless, quelli facili, senza freni, è quello in contante di un tempo.
Un’esperienza consolidatasi in centinaia di anni, osserva Liscia, che è stata ricostruita in pochi anni in digitale, con un’accelerazione sia delle tecnologie, sia della legislazione, con la crittografia, i riconoscimenti biometrici, doppi fattori di identificazione, che hanno alterato la facilità di pagamento.
“Le tecnologie stanno ricreando una facilità di pagamento che in passato era legata all’uso del contante. Il successo in Italia dei wallet ha dimostrato come si possa innovare con sicurezza e sistemi facilitati”.
La facilità di acquisto, secondo Liscia, è la sommatoria di criticità e di esperienze dei consumatori.
Ma anche grazie alla PSD3 ci si aspetta di trovare soluzioni per abbassare i costi di pagamento, che continuano a essere elevati e tolgono marginalità ai merchant (costo dei pagamenti del delivery, del marketing).
Euro digitale, la nuova frontiera
Roberto Liscia è anche nel Rulebook committee dell’EBA (European Banking Authority), per la definizione dei casi d’uso dei quello che sarà l’euro digitale.
I consumatori lo devono attendere come uno strumento a loro favore?
Secondo Liscia sì:
“l’euro digitale per definizione sarà una moneta europea come quella cartacea, la sua circolazione sarà implicita e permetterà anche una maggiore circolazione delle merci, perché la certezza del pagamento sarà una garanzia per per venditore e consumatore”.
Sicurezza e garanzia implicita nei processi di implementazione, peraltro, che si stanno progettando.
Ecco perché, per Liscia, ci dovrà essere «uno sforzo importante», un grande impegno degli operatori, dai Payment Service Provider alle banche per favorirne la circolazione: servirà che l’euro digitale possa avere una circolazione massiva.
«Un’adozione di massa» che richiederà cinque anni per Liscia, e che è a rischio e non è scontata, memori di quanto avvenuto con l’online banking nell’e-commerce, da molti visto come un elemento che non dà marginalità: "le renitenze potranno venire da qui”.
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