Massimo Bruno, chief corporate affairs officer di Ferrovie dello Stato, spiega in un’intervista a Money.it come è cambiata la mobilità con la pandemia e quale potrebbe essere il futuro dei trasporti.
La pandemia di Covid-19 ha cambiato anche i trasporti e il modo di muoversi delle persone. Partendo da questo presupposto Ferrovie dello Stato sta provando a ridisegnare le priorità del futuro. La lezione dell’emergenza sanitaria è che gli spostamenti locali potrebbero essere più necessari di quelli a lunga percorrenza e con l’alta velocità.
A spiegare in un’intervista a Money.it, a margine di un convegno sul PNRR e il capitale umano, come potrebbe cambiare la mobilità su ferro in Italia è Massimo Bruno, chief corporate affairs officer Ferrovie dello Stato. La domanda da cui partire per il futuro è una per Bruno: “Siamo sicuri che vorremo puntare molto sull’alta velocità oppure sui treni regionali, gli intercity, sul traffico locale, sul turismo?”
Il futuro della mobilità per Ferrovie dello Stato
Ferrovie sta preparando proprio in questo periodo un piano strategico a 10 anni che verrà presentato il prossimo anno. In questo lavoro verranno tracciate le nuove linee della mobilità a partire dallo sviluppo infrastrutturale in Italia. Il piano deve guardare oltre la scadenza del 2026 del PNRR e capire cosa fare anche dopo che gli aiuti europei saranno terminati.
Dall’alta velocità ai treni regionali?
La pandemia ha sicuramente cambiato i piani e le strategie di Ferrovie, spiega Bruno. Ora bisogna capire in che direzione si andrà in futuro. Il dirigente di Ferrovie dello Stato spiega quali saranno i prossimi passi:
“Stiamo facendo una verifica con tutte le grandi aziende per capire come loro si stanno confrontando sul futuro modo di lavorare. In funzione di questo ci organizzeremo anche noi. Però già si vede una tendenza verso un aumento del traffico locale.”
La pandemia ha introdotto un elemento come lo smart working che può permettere, per esempio, a dei lavoratori di “vivere in un comune limitrofo alle grandi città invece che in una periferia complicata”. Magari il lavoratore può stare due o tre giorni a casa e poi raggiungere la sede di lavoro con un trasferimento semplice ma per cui è necessario attrezzarsi a livello infrastrutturale. E qui si pone un altro tema, quello della “connettività dei treni”.
Gli investimenti sulle infrastrutture e il tema delle merci
Bruno parla anche di ciò che potrebbe mancare nel PNRR in merito agli investimenti in infrastrutture: “Non si mette niente sul tema delle merci che è invece una cosa fondamentale. Sulle merci, noi come Italia posiamo giocare un ruolo importane e non viene considerato”. Secondo Ferrovie quindi bisogna dare più attenzione al tema delle piattaforme logistiche e delle merci.
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L’impatto del PNRR sulla rete infrastrutturale
La rete infrastrutturale cambierà di certo con il PNRR ma non bisogna dare troppa enfasi ai soldi europei secondo Bruno: “Non dimentichiamoci che in questi anni in Italia sono arrivati fondi, quello che non siamo riusciti a fare è utilizzarli e io non ho visto un cambiamento nell’utilizzo di questi fondi”.
Bisogna andare verso un cambio di paradigma per Ferrovie, soprattutto nel rapporto con la burocrazia. Per la rete ferroviaria ci saranno tantissimi investimenti ma i soldi e i fondi devono servire anche per “introdurre quelle azioni necessarie a migliorare il capitale umano: il Pil aumenterà nei prossimi anni e noi rischiamo di non avere neanche le competenze per scaricare a terra questa marea di soldi e di lavori”.
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