Nell’ultima enciclica, il Papa ha evidenziato che la pandemia mostra prima di tutto il fallimento del modello capitalistico
Per Papa Francesco il capitalismo ha fallito. Nell’ultima enciclica, Jorge Mario Bergoglio ha infatti evidenziato che la pandemia mostra prima di tutto il fallimento del modello capitalistico.
Con riferimento alla cosiddetta ’teoria economica a cascata’, ha notato come il coronavirus dimostri che le politiche di libero mercato “non possono risolvere tutti i bisogni più gravi dell’umanità”:
“Il mercato da solo non può risolvere ogni problema, per quanto ci venga chiesto di credere a questo dogma di fede neoliberista. Ma la teoria del libero mercato si riproduce facendo ricorso a teorie soprannaturali dello ’spillover’ o del ’trickle’ come unica soluzione ai problemi della società”.
Papa Francesco sostiene che il capitalismo ha fallito
L’enciclica rappresenta la più alta forma di insegnamento papale. In forma pratica, si tratta di una circolare inviata a tutte le chiese di una determinata area geografica.
L’ultima, di 70 pagine, si sofferma nel delineare visioni e speranze per un mondo post-pandemia, chiarendo l’impossibilità nel fare affidamento solo su logiche di mercato:
“Questo ’spillover’ non risolve una disuguaglianza che dà origine a nuove forme di violenza, che minacciano il tessuto della società [...] È difficile pensare che questo disastro mondiale non sia da collegare in parte al nostro modo di porci rispetto alla realtà, pretendendo di essere padroni assoluti della vita e di tutto ciò che esiste”.
Il testo ha ribadito la visione del papa proiettata verso una società più comunitaria, che si estende all’uso della proprietà privata:
“La tradizione cristiana non ha mai riconosciuto il diritto alla proprietà privata come assoluto o inviolabile, e ha messo in risalto la funzione sociale di qualunque forma di proprietà privata”.
In più, copre diversi argomenti di natura socio-politica, tra cui l’immigrazione, la pena di morte, il populismo e le ingiustizia economiche. Accenna anche al razzismo, definendolo un “virus che muta rapidamente, e invece di scomparire si nasconde e si annida, in attesa”.
Contiene anche un auto-accusa interna alla stessa istituzione ecclesiastica, nel domandarsi perché ci sia voluto così tanto tempo prima che la Chiesa cattolica condannasse la schiavitù.
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