Nell’ambito di un’ampia e necessaria riforma del Fisco, tra le proposte presentate al Governo presieduto da Mario Draghi c’è anche la tassazione mensile sulle partite Iva: ecco cosa potrebbe cambiare.
Addio alle ritenute, al saldo e agli acconti: la rivoluzione per le partite Iva - che potrebbe introdurre il Governo di Draghi - prevedrebbe un prelievo mensile per semplificare la tassazione sui lavoratori e sulle imprese.
La proposta è stata avanzata dopo lo svolgimento di un’indagine conoscitiva realizzata dal Presidente della Commissione Finanze alla Camera, Luigi Marattin, e dal vicepresidente, Alberto Gusmeroli.
Quali sono le novità in arrivo per le partite Iva? Come cambia la tassazione con l’arrivo del prelievo mensile? Ecco tutto quello che occorre sapere sulla riforma del Fisco invocata da Draghi.
Partite Iva, proposta di prelievo mensile: come funziona
L’idea avanzata da Presidente e vicepresidente della Commissione Finanze è quella di superare, come scrive ItaliaOggi, acconti, saldi e ritenuta di acconto al 20% a favore di un’unica tassazione mensile. Non si tratta di una modifica del calcolo fiscale, ma di una semplificazione del prelievo tributario.
Attualmente, infatti, il prelievo sulle partite Iva avviene in due soluzioni, a giugno/luglio e a novembre. Con la nuova riforma del Fisco, invece, il prelievo avrebbe una cadenza mensile, ciascuna rata con un valore pari a un dodicesimo delle imposte da pagare dell’anno precedente.
Per quanto riguarda eventuali differenze di imposta relative all’anno precedente, la compensazione avverrebbe nella rateizzazione dell’anno successivo.
Per il 2020/2021 l’ipotesi dei rappresentanti delle associazioni di imprese e professionisti è quella di versare 1/6 del saldo dell’anno precedente (2020) e 1/6 dell’acconto dell’anno nuovo (2021) ogni mese, con decorrenza o dalla fine del mese di luglio con riferimento al 16 dei mesi da luglio fino alla fine di dicembre.
Si continua poi con 1/6 del secondo acconto dell’anno nuovo, 2021, ogni mese da gennaio a giugno del 2022.
La proposta era già stata avanzata dal direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, durante l’audizione del 14 settembre 2020.
L’idea di Ruffini si basava sul meccanismo di prelievo per cassa, ovvero un ricalcolo che teneva conto dei reali guadagni al netto delle spese di gestione dell’attività.
A gestire il calcolo sarebbe stata l’Agenzia delle Entrate, con il prelievo in automatico dal conto corrente del lavoratore, anche in questo caso avrebbe avuto cadenza mensile o al più trimestrale, dopo aver verificato la correttezza dell’importo.
Questa proposta non è stata ben accolta dagli addetti ai lavori, proprio per il fatto che stravolgeva completamente la contabilità delle partite Iva.
Addio alla ritenuta di acconto: rivoluzione per le partite Iva
Da tempo si invoca una necessaria riforma della tassazione sulla partite Iva, che molto spesso risultano una categoria lavorativa particolarmente svantaggiata a causa delle scarse tutele e della mancanza di prospettive future.
La grande novità di questa riforma proposta da Marattin e Gusmeroli, dunque, consiste nel superamento della ritenuta di acconto al 20%, ovvero dell’anticipo che chi paga una fattura versa allo Stato per conto del professionista.
“Accolgo con molto favore le parole di Draghi – diceva Marattin di Italia Viva in Senato – che ha inserito la riforma dell’Irpef, e del sistema fiscale in generale, al primo posto nella lista delle riforme da fare”.
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