La patrimoniale (al momento) non si farà: l’emendamento alla Manovra firmato da Nicola Fratoianni (Leu) e Matteo Orfini (Pd) non ha superato la prova del Parlamento.
I conti correnti degli italiani sono salvi ancora per un certo periodo: l’incubo di introduzione di una patrimoniale, infatti, è scongiurato. L’emendamento che avevano presentato due parlamentari alla Manovra non è passato in Parlamento: dunque il prelievo forzoso ha subito una battuta d’arresto.
L’emendamento firmato da Nicola Fratoianni (Leu) e Matteo Orfini (Pd) prevedeva l’introduzione di una tassa - detta appunto patrimoniale - sulle ricchezze che superavano i 500 mila euro.
Imposte di questa tipologia, solitamente, vengono introdotte dallo Stato nei casi eccezionali, ad esempio durante catastrofi economiche, in periodi bellici o in seguito a importanti calamità naturali. Si tratta di una sorta di «tasto rosso» che costituisce una valida alternativa al prelievo sui contribuenti più ricchi per recuperare denaro che serve appunto allo Stato stesso per finanziare i servizi offerti ai cittadini.
Ma perché per il momento la patrimoniale non si farà? Che cosa comporterebbe la modifica alla Manovra proposta da Fratoianni e Orfini?
Patrimoniale: la proposta di Leu e Pd
Di patrimoniale se ne parla dai tempi del Governo Nitti, nel 1919, quando venne introdotta per fronteggiare le spese dello Stato durante la prima guerra mondiale. Se ne torna a parlare anche oggi, grazie all’emendamento firmato da due parlamentari - Nicola Fratoianni (Leu) e Matteo Orfini (Pd) - che avrebbero ipotizzato una tassa progressiva sui patrimoni più ricchi.
D’altronde, la patrimoniale non è altro che un’imposta che colpisce sia il patrimonio mobile sia quello immobile, può essere diretta verso persone fisiche, ma anche verso le persone giuridiche. La prima, però, viene versata indistintamente dai contribuenti con pari importo; la seconda, invece, varia al variare del patrimonio posseduto. Può trattarsi di una patrimoniale straordinaria, ovvero prelevata una volta ogni tanto, oppure di una tassa ordinaria, prelevata con cadenza regolare.
In particolare, la proposta dei due parlamentari prevedeva l’introduzione della patrimoniale per le ricchezze superiori ai 500 mila euro e inferiori a 1 milione di euro, andando quindi a prevedere l’abolizione dell’Imu e dell’imposta di bollo sui conti correnti e di deposito titoli, per introdurre l’aliquota progressiva dello 0,2%. Per quanto riguarda, invece, i patrimoni superiori a 50 milioni di euro, l’aliquota sarebbe salita al 2%. Per il prossimo anno, invece, la modifica prevede un’aliquota pari al 3% per i patrimoni sopra il miliardo di euro.
Infine, l’emendamento riguarda anche i patrimoni all’estero non dichiarati, per i quali sarebbero previste multe che vanno dal 3% al 15% dell’importo non dichiarato.
Perché al momento non ci sarà nessuna patrimoniale?
La proposta presentata dai due parlamentari di Leu e Pd ha generato proteste e discussioni accese all’interno dell’opposizione, ma anche all’interno della stessa maggioranza. Dopo il primo stop in Commissione Bilancio alla Camera, infatti, l’emendamento aveva ricevuto la firma di altri deputati ed era stato riproposto in Manovra. Al momento, però, è stato nuovamente ritirato.
I sostenitori della tassa patrimoniale ritengono che essa sia uno strumento di «giustizia sociale» utile e necessario soprattutto nei periodi di crisi. la logica, infatti, è quella che sin da bambini ci ha insegnato Robin Hood: «togliere ai ricchi per dare ai poveri». In effetti, secondo il fronte dei favorevoli, la patrimoniale colpisce i patrimoni dei più ricchi, senza intaccare i risparmi dei più poveri.
Sul fronte dei contrari, invece, si ritiene che la patrimoniale sia ingiusta in quanto colpisce il patrimonio accumulato nel corso degli anni e dunque già assoggettato al prelievo fiscale.
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