Il patrimonio idrico per proteggere e valorizzare imprese e territori

Domenico Letizia

08/02/2021

Dopo l’emergenza sanitaria, tra i primi settori economici ad essere chiamati in causa ritroviamo in primis il turismo ‘slow’, quale motore di nuove dinamiche di sviluppo territoriale.

Il patrimonio idrico per proteggere e valorizzare imprese e territori

La tutela e la valorizzazione del patrimonio idrico consente di radicare visioni più accorte di tutela e rispetto dell’acqua, consentendo al contempo di esprimere al meglio le opportunità di sviluppo promosse dall’economia verde e dal Green New Deal.

Dopo l’emergenza sanitaria, tra i primi settori economici ad essere chiamati in causa ritroviamo in primis il turismo ‘slow’, quale motore di nuove dinamiche di sviluppo territoriale. Un settore che può ancora consentire al nostro paese di giocarsi una leadership mondiale se puntasse maggiormente sul prezioso elemento liquido e sui paesaggi culturali e naturali dell’acqua come nuovo elemento di attrazione mondiale. Fra gli innumerevoli patrimoni presenti a livello nazionale tra ville, castelli, parchi e giardini storici in cui si evidenzia un rapporto particolare con l’acqua vale la pena di ricordare anche le blue ways, ovvero quelle idrografie che concentrano bellezze sia culturali che naturali e che oggi sono facilmente percorribili a piedi, in bici o in barca. Tali vie dell’acqua, se opportunamente valorizzate, possono rappresentare il motore per un eco-turismo sostenibile.

Non bisogna dunque pensare solo alla creazione di nuove “infrastrutture blu”: investimenti più adeguati dovrebbero anzitutto potenziare quelle già esistenti che dimostrano un valore storico o naturalistico particolare. Un patrimonio culturale, materiale e infrastrutturale già esistente. Basterebbe rivisitarle e potenziarle, partendo proprio da quelle che mantengono un legame significativo con l’acqua e che dimostrano un potenziale di sviluppo multifunzionale.

Manufatti idraulici, opere e architetture legate all’acqua rappresentano per definizione gli albori della civiltà: incarnano dei veri e propri patrimoni di conoscenze e “culture dell’acqua” che, in Italia, spaziano dagli Etruschi a Roma, dalle bonifiche medievali benedettine volte a redimere terre insalubri alla nascita di una città come Venezia, miracolosamente sorta in un complesso sistema di lagune e meandri fluviali. L’acqua insomma è da sempre al centro di ogni sfida per un reale sviluppo. E oggi i giovani hanno un ruolo chiave per innescare nuove dinamiche economiche non solo puntando su creatività e innovazione tecnologica ma anche, ci ricorda l’UNESCO, su quei “modelli testati” di sostenibilità che innumerevoli generazioni ci hanno consegnato come eredità preziosa. I modelli di gestione dell’acqua sono paradigmatici in tal senso.

Le attuali esigenze produttive andranno sempre più relazionate e codificate con le attività eco-compatibili, per non dover consegnare alle future generazioni un ambiente troppo compromesso e che richiede costi esorbitanti di risanamento. Per stimolare questo cambiamento l’UNESCO ha fatto sua la priorità di promuovere e valorizzare maggiormente i patrimoni acquatici ereditati, sia naturali che culturali, tangibili e intangibili, presenti in ogni territorio. Patrimoni che negli ultimi decenni di sviluppo frenetico sono stati spesso trascurati o abbandonati, incuranti del ruolo insostituibile che giocano per la nostra stessa salute e sopravvivenza.

Grazie ai risultati ottenuti con la campagna The Water We Want, curata e realizzata dalla Rete Mondiale dei Musei dell’Acqua, per conto dell’UNESCO, sono state raggiunte centinaia di migliaia di persone in tutto il mondo. La campagna è nata dai risultati della prima edizione di un concorso a premi per giovani, che, a partire dall’edizione 2021, si apre a nuove collaborazioni con istituzioni, aziende e realtà già attive sui temi dello sviluppo sostenibile.

Un meccanismo virtuoso che, grazie alla sinergia e alla rete creata dal Global Network of Water Museums (UNESCO - IHP), consente di coinvolgere anche in Italia istituzioni, aziende ed enti già attivi sui temi dello sviluppo sostenibile, rafforzando la capacità delle istituzioni locali e nazionali di generare ricchezza e sviluppo sostenibile per i territori.

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