Nessun accordo sulle modifiche al Patto di stabilità. Se entro dicembre non si raggiungerà un’intesa torneranno in vigore le regole esistenti. Cosa può cambiare?
Il nuovo Patto di stabilità 2024 dovrebbe determinare la quantità di soldi pubblici che i vari governi europei potranno utilizzare. Al momento, i vincoli esistenti sono sospesi per far fronte alle conseguenze della pandemia e delle altre crisi internazionali successive. Dal 2024 però si tornerà ad applicare le regole fiscali dell’Unione Europea, che impongono limiti alla spesa e al debito pubblico e di conseguenza le risorse destinate ai cittadini, con i vari bonus a cui sembra ci siamo ormai abituati.
L’obiettivo del nuovo Patto di stabilità 2024 e non solo quella di trovare una quadra, ma anche di siglare un accordo entro dicembre per renderlo operativo già a partire dalla prossima primavera. Se non sarà trovato l’accordo, verranno utilizzati i parametri già esistenti e messi in pausa.
Il Patto di stabilità 2024 potrebbe quindi cambiare, ma non se non si trova un’intesa. In questo caso infatti il debito non potrà andare oltre il 60% del Pil e il deficit non può essere superiore al 3%. Questi punti fermi potrebbero però subire dei cambiamenti, per esempio avere più tempo per ridurre il debito, come propone l’Italia.
Cosa cambia con il nuovo patto di stabilità?
Il nuovo Patto di stabilità 2024 potrebbe cambiare i propri pilastri o vederli modificati. Tra le ultime proposte di alcuni paesi, tra cui l’Italia, c’è l’aumento del tempo a disposizione per ridurre il debito. Sono i paesi che sfiorano il tetto del debito che hanno proposto di aumentare fino a 11 anni il tempo, con un percorso di riduzione più morbido.
Come ricorda Skytg24, il nostro debito Pil è stimato dal governo quest’anno al 140,2% e calerà solo leggermente fino al 2026, quando è attestato al 139,6%.
Per quanto riguarda il deficit tra le ipotesi sul quale si sta lavorando c’è una clausola di garanzia che limiterebbe la possibilità di spesa, abbassandola sotto il 3% in caso di shock economici. Secondo i dati il nostro disavanzo in rapporto al prodotto interno lordo si attesta quest’anno al 5,3%, al 4,3% nel prossimo anno e a scendere fino al 2,9% del 2026.
Sullo sfondo della trattativa c’è anche la necessità di trovare una soluzione di risanamento dei conti dopo l’emergenza sanitaria. Tra le proposte c’è quella di non conteggiare come debito alcune delle spese, come quelle per la Difesa e altri fondi europei.
Stringere la cinghia: l’incubo italiano
Anche in caso di un ammorbidimento del Patto di stabilità, il governo italiano si ritrova
ad agire stringendo la cinghia. Come indicato sopra infatti, il deficit previsto dal 2024 in poi non è compatibile con nessuno dei più accondiscendenti parametri, come fa notare la Repubblica. Le cifre inoltre sono ottimistiche e si basano sulla previsioni di crescita che però, fanno notare gli esperti, sono “improbabili”.
La valutazione dell’economia italiana, per quanto definita “stabile”, è in realtà “immobile”. L’Istat ha ribadito che alla fine dell’anno l’economia potrebbe ulteriormente rallentare. Di fronte a sé il governo Meloni ha quindi una stagione di sacrifici, a cominciare dalle risorse per finanziare il taglio del cuneo fiscale e altre proposte della Manovra.
A rischio non c’è soltanto l’economia del Paese, ma anche la tenuta della maggioranza di fronte dell raggiungimento degli obiettivi e delle promesse ai cittadini, oltre che l’attuazione del Pnrr.
© RIPRODUZIONE RISERVATA