C’è ancora nervosismo nei mercati finanziari. Con i prezzi energetici verso picchi da record e la guerra russa che non accenna a placarsi, la recessione sembra inevitabile. L’Europa trema.
Pesanti perdite in Borsa e incertezza sull’andamento finanziario ed economico della guerra: queste sono le indicazioni che arrivano oggi dai mercati asiatici.
Sono giorni molto complessi a livello mondiale e l’Europa è nel mirino dell’escalation bellica e sanzionatoria più di altre regioni.
Il picco dei prezzi del petrolio e del gas innescato dal conflitto in Ucraina e dalle mosse occidentali per punire Mosca ha sollevato la minaccia del peggior shock stagflazionistico che ha colpito le economie importatrici di energia dagli anni ’70.
L’economia globale, e in particolare quella europea, potrebbero non mostrarsi sufficientemente robuste per sfuggire a una nuova crisi petrolifera e recessione.
La recessione colpirà l’Europa? Cosa osservare
Alcuni economisti hanno affermato che i prolungati costi energetici elevati per le aziende consumatrici e le famiglie potrebbero far precipitare le economie europee in recessione.
Rupert Harrison, portfolio manager di BlackRock ed ex consigliere economico del cancelliere britannico George Osborne, ha dichiarato che sarebbero necessari sussidi energetici “ingenti” perché “un serio tentativo di limitare rapidamente le importazioni di energia russa rischia di causare una recessione europea”.
La questione dei prezzi energetici è cruciale in questo momento.
Dal grano al mais, dal petrolio al rame, tutto sta aumentando dopo che l’invasione russa in Ucraina ha suscitato preoccupazione per la carenza di approvvigionamento da parte di due dei maggiori produttori mondiali.
Se i rialzi sono iniziati mesi fa di fronte al boom della domanda, l’opposto di un segnale di recessione, molti trader valutano quello che sta accadendo ora come qualcosa che potrebbe di per sé portare il mondo in una flessione.
L’impennata dei prezzi dell’energia è particolarmente inquietante. Non solo mette a dura prova i consumi delle famiglie, ma aumenta le pressioni inflazionistiche, spingendo potenzialmente le banche centrali di tutto il mondo a inasprire la politica monetaria per combattere l’inflazione.
I prezzi del petrolio, così come la curva dei rendimenti e il punto in cui ci troviamo nel ciclo, stanno sicuramente sollevando segnali di recessione, ha affermato Victoria Greene di G Squared Private Wealth su Bloomberg. “Non sto dicendo che il cielo cadrà domani. Ma penso che sia sicuramente nelle carte nei prossimi 12 mesi”.
Vero è che, nonostante tutto, le dinamiche di ripresa di fondo delle economie europee sono ancora solide. La Germania ha registrato forti vendite al dettaglio e ordini di fabbrica per gennaio, evidenziando come qualsiasi debolezza legata all’Ucraina sarà inizialmente compensata da una solida domanda dei consumatori.ù
Anche se alcuni Paesi potrebbero affrontare delle contrazione, molti economisti pensano ancora che i prezzi più elevati dell’energia ridurranno la crescita, ma non spingeranno l’Eurozona in una recessione prolungata quest’anno, soprattutto se i prezzi si attenueranno un po’.
Nuove stime per l’Europa
Riducendo le sue previsioni di crescita di 1 punto percentuale, Neil Shearing, capo economista di Capital Economics, ha dichiarato: “non ci aspettiamo che la ripresa [europea] post-pandemia venga fatta deragliare”.
Tuttavia il gruppo di ricerca ha avvertito che se fosse stato introdotto un divieto totale dell’energia russa, l’economia della zona euro non sarebbe stata in grado di evitare una recessione.
Nel suo scenario al ribasso, Oxford Economics stima che la produzione nell’Eurozona sarà inferiore del 3,2% rispetto a uno scenario «senza guerra» entro il prossimo anno, ma anche con questo colpo, prevede ancora una crescita del PIL del 2,2%. nel 2022 e dello 0,9 per cento nel 2023.
La buona notizia potrebbe essere che la dipendenza dal petrolio è ora molto più debole rispetto alle precedenti crisi dal lato dell’offerta. Il mondo è ora in grado di produrre più del doppio di beni e servizi per ogni barile di petrolio rispetto a quanto poteva produrre nel 1973. I progressi nelle economie avanzate sono stati ancora più forti.
E poi gli economisti si aspettano che i Governi, sostenuti dalle banche centrali, compensino l’aumento del prezzo dell’energia derivante dalle sanzioni con un’ulteriore serie di aiuti fiscali straordinari.
Jagjit Chadha, direttore del National Institute of Economic and Social Research del Regno Unito, ha previsto che l’aumento dei prezzi dell’energia ridurrebbe il livello del PIL globale solo dell’1% entro la fine del 2023, ma con effetti significativamente maggiori in Europa.
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