BCE, Fed e BoE. Tutto cambia per la politica delle Banche centrali sia del Vecchio Continente che Oltreoceano. Un atteggiamento da colomba è necessario in un contesto di rallentamento economico ormai evidente ed accettato da tutti. Le Borse potrebbero continuare a salire
Nelle ultime ottave si è assistito ad una prosecuzione di toni accomodanti da parte delle Banche centrali, in primis da parte della BCE, che lo scorso 7 marzo ha ufficializzato l’implementazione di nuovi stimoli monetari con una nuova TLTRO, la terza.
Mercoledì scorso anche la Fed ha confermato il suo sentiment da colomba e, come atteso da analisti e investitori, la Banca centrale Usa non ha toccato la leva dei tassi di interesse, che rimangono quindi stabili nell’attuale range compreso tra il 2,25% e il 2,50%.
Il giorno dopo, invece, è stato il turno della Bank of England. Come previsto, la Banca centrale britannica non ha toccato i tassi di interesse che sono rimasti quindi fermi allo 0,75%, livello al quale sono stati portati ad agosto 2018. Ma andiamo con ordine.
BCE: tassi invariati e TLTRO a settembre
Nella riunione pleurotomia dello scorso 7 marzo, l’istituto di Francoforte ha deciso di lasciare i tassi di interesse invariati. «Abbiamo deciso di lasciare i tassi di interesse invariati e continuiamo ad attenderci che si mantengano su livelli pari a quelli attuali almeno fino a fine 2019», ha detto Mario Draghi, aggiungendo inoltre che l’istituto di Francoforte intende continuare a reinvestire per un periodo prolungato di tempo successivamente alla data del primo rialzo dei tassi di interesse e, in ogni caso, finché sarà necessario per assicurare che l’inflazione continui stabilmente a convergere su livelli inferiori ma prossimi al 2% nel medio termine.
Tuttavia, analisti ed investitori avevano già scontato la decisione sui tassi di interesse ed erano maggiormente interessati all’ufficializzazione e i dettagli di un nuovo round di TLTRO. E così è stato.
L’Eurotower ha comunicato che verranno lanciate nuove operazioni di rifinanziamento a medio-lungo termine su base trimestrale a partire da settembre 2019 fino a marzo 2021 con una durata di due anni. Gli istituti di credito, in particolare quelli italiani, hanno accolto positivamente la notizia.
Fed: tassi invariati e nessun rialzo nel 2019, forse nel 2020
La Fed mercoledì scorso comunicato di non aver toccato la leva dei tassi di interesse. Il costo del denaro rimane quindi compreso tra il 2,25% e il 2,50%. L’ultimo rialzo dei tassi di interesse risale a dicembre 2018, quando la Banca centrale Usa ha alzato il costo del denaro di 25 punti base portandolo dalla forchetta compresa tra il 2% e il 2,25% all’attuale range (2,25% e il 2,50%). Un probabile rialzo è invece atteso nel 2020.
Powell ha affermato che «l’economia americana è in salute e useremo i nostri strumenti di politica monetaria per mantenerla», ha detto Powell in conferenza stampa. «Bisogna essere pazienti, guardare e aspettare per vedere come evolvono le cose».
L’istituto centrale Usa ha simultaneamente abbassato le stime di crescita dell’economia americana, portandole dal precedente tasso di upside del 2,3% all’attuale 2,1%.
Anche in questo caso la quasi totalità degli analisti e degli operatori dei mercati finanziari aspettava questa decisione ed erano più che altro interessati ad eventuali dettagli sulla riduzione del Quantitative Tightening. La Fed ha infatti riferito che conta di completare la riduzione della mole del suo bilancio entro settembre di quest’anno.
«In base alle proiezioni formulate, è evidente come la Fed sia preoccupata che l’economia americana possa decelerare decisamente, molto al di là dei toni dei comunicati e della press conference di Powell. In un simile scenario macroeconomico, i mercati hanno spazi limitati di apprezzamento, nonostante la bassa volatilità continui a sostenere i prezzi degli asset rischiosi. Nelle prossime settimane sarà fondamentale analizzare l’evoluzione del quadro macro. Personalmente vedo rischi maggiori per l’economia americana sul lato dell’offerta (investimenti) che su quello della domanda, anche in ragione dell’evoluzione del quadro geopolitico», afferma Edoardo Fusco Femiano, Market analyst per eToro.
BoE: tassi invariati, possibile rialzo ad agosto
Anche la Banca centrale britannica, giovedì scorso, non ha toccato il costo del denaro, rimasto quindi stabile allo 0,75%. Tutti i nove membri del Monetary Policy Committee hanno votato a favore del mantenimento dello status quo, rivedendo le attese di quanti si erano aspettati una spaccatura interna. Emerso anche un accenno alla possibilità di restringere limitatamente la politica monetaria.
Oltre al rallentamento economico globale e le tensioni relativamente alla questione dazi tra Usa e Cina, il Regno Unito ha dovuto infatti fronteggiare ulteriori incertezze derivanti dalla Brexit che sembra ancora non trovare fine.
Nonostante queste incertezze gli ultimi dati sul mercato del lavoro hanno mostrato una robusta crescita dei salari (+3,4%) e una discesa della disoccupazione al 3,9%. Secondo alcuni analisti, considerando i dati macroeconomici, un rialzo dei tassi di interesse potrebbe già materializzarsi con la riunione di agosto.
Se questa ipotesi dovesse essere confermata, la BoE sarebbe la prima Banca centrale a manovrare la leva dei tassi di interesse, tra le tre precedentemente menzionate.
*Il 74% dei conti degli investitori retail perde denaro negoziando CFD con questo fornitore. È necessario valutare se si può sostenere il rischio elevato di perdere il capitale investito.La rinnovata «pazienza» delle Banche centrali: nuova benzina per il rally delle Borse?
La conferma degli atteggiamenti comodanti delle Banche centrali potrebbe quindi far proseguire il rialzo delle Borse, magari trasformando quello che finora è stato considerato come un rimbalzo del «gatto morto», in qualcosa di più. Alcuni analisti e investitori sostengono anche che possa verificarsi un nuovo rally.
Eppure molte criticità non sono ancora state risolte definitivamente, seppur ci siano stati risvolti lievemente positivi, come ad esempio l’accordo tra Usa e Cina che dovrebbe finalmente essere ufficializzato per inizio aprile.
Queste le reazioni a seguito delle mosse delle Banche centrali. È possibile che a freddo il mercato inizi a interrogarsi sul perché la Fed sia stata più dovish delle volte precedenti e del perché i listini azionari europei continuano a segnare rialzi quando i dati economici non sono ancora brillanti.
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