Pensione a 62 anni nel 2022? Facciamo chiarezza su cosa sta succedendo

Simone Micocci

24 Maggio 2021 - 17:00

Andare in pensione a 62 anni: sarà un’opzione dal prossimo anno? Il discorso tra sindacati e Ministero del Lavoro è stato appena avviato e non ci arrivano conferme in merito ad un’apertura da parte del Governo.

Pensione a 62 anni nel 2022? Facciamo chiarezza su cosa sta succedendo

In pensione a 62 anni dal 2022? Si parla - più mediaticamente che negli uffici del Ministero del Lavoro - della possibilità per cui dal 1° gennaio del prossimo anno si potrà andare in pensione a 62 anni.

Nonostante l’addio a Quota 100, quindi, non ci sarebbero cambiamenti per l’accesso alla pensione visto che in ogni caso sarebbe possibile andare in pensione a 62 anni (e non è chiaro ancora con quanti anni di contributi).

Abbiamo notato che queste notizie stanno generando non poca confusione, per questo motivo abbiamo deciso di fare chiarezza su cosa effettivamente sta succedendo sulle pensioni e quali, effettivamente, dovrebbero essere le novità previste per il prossimo anno.

Pensione a 62 anni dal 2022: ecco la verità

Il 1° gennaio 2022 cesserà di esistere Quota 100, misura che negli ultimi tre anni ha dato la possibilità di andare in pensione all’età di 62 anni (a fronte di almeno 38 anni di contributi). Secondo i dati, sono circa 300 mila le persone che hanno avuto possibilità di accedere alla pensione con largo anticipo.

Quota 100, però, non è stata rinnovata e come da programma questa cesserà di esistere dal 1° gennaio 2022 quando per andare in pensione bisognerà guardare solamente ai requisiti dettati dalla riforma Fornero del 2011.

Da qui, però, nasce un problema: con la fine di Quota 100, infatti, vengono penalizzati coloro che non ne hanno raggiunto i requisiti per pochi mesi, in quanto questi dovranno aspettare almeno 5 anni per poter andare in pensione.

Vista questa situazione i sindacati hanno colto l’occasione per chiedere al Ministero del Lavoro di avviare un confronto così da discutere di una riforma delle pensioni ad ampio raggio. Avviato già sotto l’amministrazione Catalfo, la richiesta è stata poi fatta al nuovo Ministro Orlando il quale in tempi non lontani ha comunque spiegato che la “riforma delle pensioni non rappresenta una priorità di questo Governo”.

D’altronde, l’Europa ci chiede di rendere più restrittivi i requisiti per l’accesso alla pensione e l’addio a Quota 100 si colloca proprio in questa direzione.

Fatto sta che sembra che i sindacati abbiano finalmente ottenuto il via libera per discutere della riforma delle pensioni e, secondo le ultime indicazioni a riguardo, eventuali novità saranno inserite nella Legge di Bilancio per il 2022.

Ebbene, sono proprio i sindacati a chiedere al Governo di valutare una flessibilità in uscita già al compimento dei 62 anni di età. Questi, infatti, ritengono che 62 anni possa essere una buona età di partenza per valutare il pensionamento, così come lo sarebbero i 41 anni di contributi (e da qui la proposta di estendere l’opzione Quota 41 a tutti i cittadini).

Pensione a 62 anni o con 41 anni di contributi sono due delle misure contenute nel manifesto delle pensioni presentato al Ministero del Lavoro. Dopodiché non ci sono altri sviluppi, visto che il confronto tra Governo e sindacati non è ancora partito.

Non basta, quindi, una proposta dei sindacati per poter parlare di “pensione a 62 anni” dal 2022. Ovviamente le parti sociali fanno il loro gioco e al momento - ma questo con ogni probabilità lo sanno - stanno chiedendo l’impossibile visto che non ci sono assolutamente le condizioni - politiche ed economiche - per attuare una tal riforma.

Pensione a 62 anni dal 2022: è una possibilità remota

Bisognerà attendere l’avvio del confronto tra sindacati e Governo per capire se effettivamente ci sono aperture rispetto alla possibilità di poter discutere di una forma di pensionamento che consenta di smettere di lavorare già all’età di 62 anni.

Fino ad allora non crediamo a tutte le indiscrezioni secondo cui dal Ministero del Lavoro siano disposti a valutare una tale possibilità. Perché, come anticipato, non ci sono né le risorse né le condizioni politiche per una tale riforma:

  • da una parte andare in pensione a 62 anni vorrebbe dire un notevole incremento della spesa pensionistica rispetto a quanto già previsto. Le risorse, non ci sono;
  • dall’altra, autorizzare una tale misura vorrebbe dire andare contro le indicazioni che arrivano dall’Unione europea. E Mario Draghi, leader fortemente europeista, di certo non arriverà allo scontro con Bruxelles. Senza contare che dal 2023 riprenderà il Patto di Stabilità, con tutte le conseguenze del caso.

Al momento, quindi, c’è solo da attendere. Se si sente parlare di pensione a 62 anni è solamente per quanto sta succedendo, ovvero per l’avvio di una discussione sul futuro delle pensioni. Ma passare dai discorsi ai fatti concreti, in questa situazione, non sarà affatto semplice: i sindacati fanno il loro gioco e chiedono l’impossibile, ma alla fine è il Governo a essere in una posizione di forza.

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