Quota 103 per l’accesso alla pensione può trasformarsi in Quota 104. Ecco perché e come.
Il governo è al lavoro per non deludere i lavoratori che sperano in una riforma che consenta loro di andare in pensione in anticipo rispetto a quanto stabilito dalla legge Fornero, ma nel frattempo facendo quadrare i conti.
A tal proposito, abbiamo già parlato delle difficoltà dettate dai vincoli Ue rispetto al piano di rientro dal debito che obbliga il governo a riconsiderare i propri programmi in merito a pensioni e altre misure di sostegno.
In particolare a preoccupare è Quota 103: il piano iniziale del governo era di passare a Quota 41 per tutti già il prossimo anno, ma come spiegato dal ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, la priorità è dettata dalla conferma del taglio al cuneo fiscale che da sola costerà almeno 10 miliardi di euro. Difficile che a queste condizioni ci sia spazio anche per rendere maggiormente flessibile la legge Fornero: anzi, il rischio è che per Quota 103, in scadenza a fine anno, venga autorizzata una nuova stretta dopo quella che all’inizio dell’anno in corso ha visto l’introduzione di una penalizzazione in uscita attraverso un ricalcolo contributivo dell’assegno.
A oggi la sensazione è che per Quota 103 potrebbe esserci la conferma ma con la revisione dell’età pensionabile. Per andare in pensione, infatti, bisognerà aver compiuto almeno i 63 anni di età. E ovviamente non è una buona notizia.
La difficoltà della riforma delle pensioni, l’ammissione di Giorgetti
Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, è stato sempre piuttosto franco rispetto alle difficoltà di approvare in Italia una riforma delle pensioni in sostituzione delle regole imposte dalla legge Fornero.
Già lo scorso anno, alla luce degli ultimi dati sul tasso di natalità che registrarono un record storico per l’Italia, il ministro ha spiegato che alle condizioni attuali non c’è una riforma delle pensioni sostenibile per l’Italia.
Dichiarazioni che di fatto hanno rimandato qualsiasi discussione su una riforma a un futuro indeterminato.
Tuttavia, le speranze di chi attende con ansia il superamento delle regole imposte dalla Fornero si sono riaccese quando la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha rilanciato l’intenzione del suo governo di approvare una riforma strutturale e sostenibile entro la fine della legislatura, ipotesi confermata anche dalla ministra del Lavoro Marina Elvira Calderone che tuttavia ha aggiunto:
“È ancora presto per parlarne”.
Nessun sbilanciamento sulle pensioni, né tantomeno sulla nuova riforma Irpef. Ci troviamo in un “contesto estremamente complicato”: per questo motivo la prossima legge di Bilancio richiederà più tempo per riflettere sulle misure da introdurre.
L’eredità costosa dell’ultima legge di Bilancio può comportare un peggioramento delle regole di pensionamento
Va detto che l’ultima legge di Bilancio ha lasciato al governo un’eredità costosa. Nella prossima manovra, infatti, prima di pensare alle nuove misure bisognerà innanzitutto trovare le risorse per confermare:
- lo sgravio contributivo in busta paga scongiurando così una riduzione degli stipendi;
- l’aliquota Irpef del 23% (anziché del 25%) per il secondo scaglione;
- l’aumento straordinario del 2,7% per le pensioni inferiori al minimo;
- Ape Sociale e Opzione Donna;
- Quota 103.
Proprio per quest’ultima misura, che negli ultimi due anni ha consentito l’accesso alla pensione con 41 anni di contributi e 62 anni di età (ma nel 2024 solo per chi accetta un ricalcolo contributivo dell’assegno) sono in corso delle riflessioni.
Se da una parte la soluzione più semplice sembra essere quella di prorogarla per almeno un altro anno, e poi sperare in condizioni più favorevoli per il 2026, nelle ultime ore sono in ascesa le quotazioni per un peggioramento della misura che verrebbe portata a 63 anni di età mantenendo stabile il requisito dei 41 anni di contributi.
Da Quota 103 a 104 quindi, il che comprometterebbe le possibilità di andare in pensione nel 2025 per tutti i nati nel 1963. Come anticipato è comunque presto per fare previsioni, ma quel che sembra essere certo è che difficilmente nel 2025 si potrà andare in pensione in anticipo rispetto all’anno corrente.
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