Non solo i 30enni devono essere preoccupati: già oggi ci sono lavoratori che rischiano di dover attendere i 70 anni per andare in pensione.
È notizia di queste ore che l’Inps ha aggiornato il proprio simulatore di pensione dando una cattiva notizia ai 30enni: rischiano di dover smettere di lavorare all’età di 70 anni.
Una previsione, non una certezza, che tiene conto dell’andamento delle speranze di vita e delle regole imposte dalla legge Fornero dove si legge che ogni 2 anni dovrà esserci un adeguamento dell’età pensionabile con le stesse. Se l’aspettativa di vita si allunga, quindi, è giusto lavorare per più anni, anche solo per dare maggiore sostegno alle casse dell’Inps.
Da qui la previsione che l’attuale età pensionabile, oggi pari a 67 anni, salirà fino a 70 anni nell’arco dei prossimi 40 anni. Uno scenario nefasto, ma va detto che già oggi ci sono lavoratori che rischiano di dover attendere i 70 anni di età (o ancora peggio, i 71) per andare in pensione.
Andare in pensione a 70 anni, uno scenario non molto lontano come si potrebbe pensare
Alla notizia che l’Inps ha aggiornato il proprio simulatore fissando a 70 anni l’età del pensionamento per i 30enni di oggi, chi ha tra i 50 e i 60 anni potrebbe aver tirato un sospiro di sollievo, sbagliando.
Intanto perché già nel 2027 l’età per la pensione dovrebbe tornare a salire dopo anni di stallo dovuti allo scoppio della pandemia (che ha ridotto sensibilmente le aspettative di vita): probabile che inizialmente sarà di 3 mesi, per poi salire ogni 2 anni di altre 2 mensilità.
Inoltre, il sistema contributivo pone un paletto fondamentale per l’accesso alla pensione di vecchiaia che per quanto sia stato reso meno severo dalla legge di Bilancio scorsa rischia comunque di penalizzare coloro che non hanno avuto una carriera caratterizzata da stabilità e lauti guadagni.
Nel dettaglio, oggi per accedere alla pensione di vecchiaia bisogna aver compiuto i 67 anni di età e aver maturato 20 anni di contributi. Inoltre, per i contributivi puri, ossia coloro che hanno iniziato a lavorare dopo il 1996, viene previsto un ulteriore requisito: l’importo della pensione deve essere almeno pari al valore dell’Assegno sociale (mentre prima della modifica apportata da Meloni era di 1,5 volte un tale importo).
Oggi l’Assegno sociale ha un valore di 534,41 euro. Chi al momento del pensionamento non raggiunge una tale soglia, quindi, dovrà rimandare l’accesso alla pensione, con il rischio di dover aspettare fino ai 70 anni od oltre, ad esempio ricorrendo all’opzione contributiva della pensione di vecchiaia il cui diritto si raggiunge a 71 anni con 5 anni di contributi, senza alcuna condizione minima per l’assegno.
Non è così semplice arrivare a 534 euro di pensione
Leggendo la cifra minima da raggiungere per andare in pensione a 67 anni, che tra l’altro aumenta ogni anno in quanto soggetta a rivalutazione in base all’inflazione, si potrebbe pensare che non è un traguardo così ambizioso da raggiungere.
Ed effettivamente per chi ha lavorato per molti anni (in regola ovviamente) percependo uno stipendio adeguato non deve temere in quanto salvo casi straordinari non dovrebbe essere difficile raggiungere una pensione di 534 euro (lordi).
Ma attenzione, perché le insidie del calcolo contributivo rischiano di penalizzare molti lavoratori. Ricordiamo, infatti, che per coloro che rientrano interamente in questo regime la pensione è calcolata prendendo i contributi versati nel corso dell’attività lavorativa per poi convertirli in assegno previdenziale tramite l’applicazione di un coefficiente di trasformazione tanto più alto quanto più si ritarda l’accesso alla pensione.
Considerando che per ogni anno di lavoro viene versato il 33% della retribuzione imponibile lorda a titolo contributivo e che il coefficiente di trasformazione per chi va in pensione a 67 anni è pari al 5,723%, ne risulta che con 20 anni di contributi bisogna aver guadagnato in media uno stipendio di 18.000 euro l’anno, quindi circa 1.400 euro (lordi) al mese.
Più semplice per coloro che hanno più anni di lavoro: ad esempio, con 30 anni lo stipendio medio percepito può essere più basso: 12.252 euro l’anno, 942 euro (lordi) al mese.
Diversamente andare in pensione a 67 anni non sarebbe possibile e bisognerà continuare a lavorare per altri anni fino a quando non verrebbe raggiunta la soglia richiesta.
Un problema che potrebbe riguardare specialmente coloro che per anni hanno lavorato con orario part-time non versando così sufficienti contributi per assicurarsi una pensione di almeno 534 euro.
Anche perché bisogna ricordare che chi è impiegato part-time rischia di non raggiungere neppure i 20 anni di contributi. Questo perché se lo stipendio è inferiore a una certa soglia un anno di lavoro non equivarrà a un anno di contributi. Nel dettaglio, il limite nel 2024 è di 950 euro lordi: con uno stipendio inferiore servirà lavorare per più anni per arrivare ai 20 richiesti per l’accesso alla pensione di vecchiaia, o altrimenti bisognerà attendere i 71 anni quando di anni di contributi ne sono richiesti appena 5.
© RIPRODUZIONE RISERVATA