Pensione con opzione contributiva (Legge Dini): perché conviene di più alle donne

Simone Micocci

2 Maggio 2021 - 11:04

Andare in pensione con 15 anni di contributi grazie alla Legge Dini: le donne con tre figli possono farlo a 66 anni (anziché a 67). Per gli uomini questa opzione è meno conveniente.

Pensione con opzione contributiva (Legge Dini): perché conviene di più alle donne

L’Opzione Dini per l’accesso alla pensione di vecchiaia a 67 anni ma con 15 anni di contributi, anziché 20, è valida anche per l’anno in corso.

Tuttavia, rispetto al passato, questa misura è meno conveniente per alcune categorie di lavoratori, mentre per le donne che presentano determinati requisiti vi è il vantaggio di poter anticipare l’accesso alla pensione a 66 anni.

Come spiegato da un approfondimento sulle pensioni pubblicato sul sito della Camera dei Deputati, tra le opzioni per il pensionamento anticipato alle quali si può accedere dal 1° gennaio 2021 vi è anche quella disciplinata dall’articolo 1 (commi 12, 23 e 40, lettera C) della Legge 335/1995 (Legge Dini), e dall’articolo 2 (comma 1) del D.L. 335/2001.

Si tratta di un’opzione che - accettando un ricalcolo interamente contributivo della pensione, e qui sta lo svantaggio - consente di accedere alla pensione di vecchiaia con cinque anni di contributi in meno rispetto a quelli previsti dalla normativa. Una buona opportunità per coloro che non possono vantare molti anni di contributi, i quali quindi possono andare in pensione a 67 anni di età e 15 di contributi.

Opzione contributiva (legge Dini) della pensione di vecchiaia: come funziona

La Legge Dini si rivolge ai lavoratori che al 31 dicembre 1995 possono far valere un’anzianità contributiva inferiore ai 18 anni. Vi è, dunque, un limite massimo ma non minimo: di conseguenza, per accedere a questa opzione è sufficiente aver versato anche un solo contributo entro la data suddetta, la quale ha segnato la fine del regime retributivo per il calcolo della pensione.

A chi ha versato anche un solo contributo nel regime retributivo, e non più di 18 anni, viene data la possibilità di accedere alla pensione di vecchiaia una volta maturati 15 anni di contributi, di cui almeno 5 anni devono far riferimento al periodo successivo al 1° gennaio 1996.

Tuttavia, c’è una penalizzazione: per accedere alla pensione di vecchiaia a 67 anni e con 15 anni di contributi, bisogna infatti “accettare” che il trattamento pensionistico venga interamente liquidato secondo le regole del sistema contributivo. E il ricalcolo contributivo dell’assegno comporta generalmente uno svantaggio per il lavoratore, in quanto meno conveniente rispetto al calcolo contributivo.

Opzione contributiva per la pensione di vecchiaia: a chi conviene?

L’opzione contributiva prevista dalla Legge Dini conviene perlopiù a coloro che vantano pochi contributi nel regime retributivo. Se l’anzianità contributiva antecedente al 1° gennaio 1996 è di pochi anni - o meglio, mesi - allora il lavoratore non sarà particolarmente svantaggiato.

Diversamente, per chi ha più anni nel retributivo, ad esempio dieci, non conviene usufruire dell’opzione contributiva, in quanto in questo modo ci sarà una netta differenza con l’assegno che altrimenti sarebbe stato calcolato con il sistema misto.

Ovviamente dipende a seconda delle situazioni: se 15 contributi è il massimo che riuscite ad ottenere, ad esempio se siete rimasti senza lavoro, allora l’opzione contributiva riconosciuta dalla Legge Dini potrebbe essere una buona alternativa per l’accesso alla pensione. Bisogna però considerare che quest’anno è più semplice accedere alla pensione di vecchiaia con 15 anni di contributi grazie alle deroghe Amato; per questo motivo l’Opzione Dini è molto meno conveniente rispetto agli anni scorsi, salvo che nel caso delle donne.

Opzione contributiva per la pensione di vecchiaia: perché è più vantaggiosa per le donne

Per le donne la Legge Dini riconosce un’ulteriore agevolazione. Nel dettaglio, a queste viene riconosciuto un anticipo di età rispetto al requisito di accesso alla pensione di vecchiaia, pari a 4 mesi per ogni figlio e nel limite massimo di 12 mesi.

Per le donne con tre figli, quindi, vi è la possibilità di accedere alla pensione di vecchiaia non solo con 15 anni di contributi, ma anche al compimento dei 66 anni di età. In alternativa, questa può anche optare per la determinazione del trattamento pensionistico con applicazione del coefficiente di trasformazione legato all’età posseduta al momento del pensionamento, maggiorato poi di un anno in caso di uno o due figli, di due anni per tre o più figli.

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