Riforma delle pensioni e legge Fornero: cosa può succedere il prossimo anno? Ecco quali potrebbero essere i requisiti per il collocamento in quiescienza.
Come si andrà in pensione nel 2024? Chi ha in programma l’uscita dal lavoro nel prossimo futuro ma non riesce ad andare in pensione con le regole in vigore nel 2023 guarda con attenzione a cosa potrà succedere il prossimo anno.
Al momento, visto che è in corso un dibattito tra sindacati e governo per una riforma delle pensioni, non ci sono certezze ma più ci si avvicina al termine fissato dal governo (settembre 2023) e più gli scenari si fanno più chiari.
Ad esempio, possiamo affermare con certezza che nel 2024 si continuerà ad andare in pensione con la legge Fornero visto che non ci sono le condizioni per un suo superamento. I dubbi più grandi riguardano invece Quota 103, in vigore nel 2023 ma non ancora confermata per il prossimo anno, come pure Quota 41, misura che oggi è riservata ad alcuni lavoratori precoci ma che il governo vorrebbe estendere a tutti. E ancora, c’è l’incognita Opzione donna, per la quale potrebbe esserci un ritorno al passato dopo la stretta operata con la legge di Bilancio 2023.
Tenendo conto di cosa può succedere nei prossimi mesi proviamo a fare un bilancio su quali saranno le regole per l’accesso alla pensione nel 2024.
Legge Fornero confermata
Nessun dubbio: la legge Fornero continuerà a dettare le regole per il pensionamento anche nel 2024. Ciò significa che si potrà andare in pensione soddisfando le seguenti condizioni:
- pensione di vecchiaia: 67 anni di età e 20 anni di contributi. I contributivi puri devono aver raggiunto un assegno pari o superiore a 1,5 volte il valore dell’assegno sociale;
- pensione di vecchiaia contributiva per chi ha iniziato a lavorare dopo il 1° gennaio 1996: 71 anni di età e 5 anni di contributi;
- pensione anticipata: indipendentemente dall’età anagrafica, con 42 anni e 10 mesi di contributi se uomini, 42 anni e 10 mesi se donne;
- pensione anticipata contributiva: 64 anni di età e 20 anni di contributi, oltre a un assegno almeno pari a 2,8 volte l’assegno sociale.
A queste quattro possibilità si aggiunge Quota 41, sulla quale però è in corso un dibattito per una possibile modifica dei requisiti al fine di ampliarne la platea dei potenziali beneficiari.
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Quota 41 con vecchi o nuovi requisiti?
Oggi possono accedere alla pensione con 41 anni di contributi e indipendentemente dall’età anagrafica grazie alla cosiddetta Quota 41 i lavoratori precoci, ossia coloro che entro il compimento dei 19 anni di età hanno maturato 12 mesi di contributi.
Non basta però: per accedere a Quota 41 bisogna appartenere a uno dei profili a cui il legislatore ha riconosciuto il diritto a una maggior tutela in ambito previdenziale. Ci riferiamo a disoccupati di lungo periodo, invalidi almeno al 74%, caregiver e impiegati in lavori gravosi.
Requisiti che di fatto riducono notevolmente la platea dei beneficiari di Quota 41 ed è per questo che il governo sta lavorando a una riforma che permetta a ogni lavoratore di poter accedere alla pensione con 41 anni di contributi. In tal caso verrebbe di fatto superata la parte della legge Fornero riferita alla pensione anticipata, poiché sarebbero sufficienti 41 anni di contributi per smettere di lavorare indipendentemente dall’età.
Il dibattito però è ancora in corso: come confermato da Durigon in una recente intervista pubblicata sul nostro sito, l’estensione di Quota 41 è una necessità per l’immediato. Tuttavia servono le risorse per farlo, visto che si stima un costo compreso tra i 4 e i 5 miliardi di euro.
Difficile che un accordo a riguardo possa arrivare in tempo per il prossimo settembre, quando bisognerà approvare la nota di aggiornamento al Def dentro cui ci saranno le indicazioni sulle risorse da destinare alla riforma delle pensioni; ecco perché si sta facendo strada la conferma di Quota 103 per un altro anno.
Quota 103
Nel 2023 è possibile andare in pensione anche con Quota 103, per la quale è necessario che la somma tra età anagrafica e contributi previdenziali dia come risultato 103. L’età minima deve però essere di 62 anni, a fronte di 41 anni di contributi.
E laddove non si riuscisse a estendere Quota 41 già nel 2024 si potrebbe pensare di confermare Quota 103 per un altro anno, consentendo sì il pensionamento con 41 anni di contributi ma non prima del compimento dei 62 anni.
E Opzione donna?
Il dubbio più grande riguarda Opzione donna, soggetta di recente a un cambio di requisiti. Con la legge di Bilancio 2023, infatti, Opzione donna è stata estesa a coloro che ne hanno maturato i requisiti entro il 31 dicembre 2022, ma allo stesso tempo è stata notevolmente ridotta la platea delle potenziali beneficiarie grazie a una modifica dei requisiti.
Anziché andare in pensione con 58 anni di età, infatti, lo si potrà fare a 60 anni con la possibilità di ridurre tale requisito di 1 anno per ogni figlio, fino a un massimo di 2 anni. E ancora, Opzione donna, per la quale continuano a essere richiesti 35 anni di contributi, viene riservata alle sole lavoratrici invalide, caregiver oppure licenziate.
Cambiamenti che hanno ridotto la platea delle potenziali beneficiarie di Opzione donna a poche migliaia di lavoratrici. Ragion per cui sono scoppiate le proteste chiedendo al governo - che sta valutando il da farsi - un ritorno ai vecchi requisiti.
Difficile immaginare cosa potrà succedere nel 2024, visto che per Opzione donna non è ancora chiaro cosa succederà quest’anno.
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