Tra dieci anni i requisiti per l’accesso alla pensione non dovrebbero essere gli stessi di oggi. Ci saranno delle variazioni: ecco cosa ci dicono le previsioni.
Tra dieci anni a che età si può andare in pensione? Se avete un’età compresa tra i 50 e i 57 anni, probabilmente, vi starete facendo questa domanda, curiosi di sapere se nel frattempo ci sarà un cambio dei requisiti per andare in pensione rispetto a quanto previsto oggi.
Ovviamente non è semplice rispondere alla domanda in questione, ossia a quanti anni si potrà andare in pensione nel prossimo futuro: sono tante, infatti, le variabili da considerare, come ad esempio le possibili riforme che verranno attuate da qui ai prossimi dieci anni.
Inoltre, è bene ricordare che la riforma Fornero del 2011 ha stabilito che ogni due anni ci debba essere un aggiornamento dei requisiti per la pensione tenendo conto della variazione delle aspettative - o speranze - di vita. È questo, come spiegato dall Fornero qualche mese fa, il meccanismo che garantisce “stabilità al sistema pensionistico italiano”.
Guardando alla normativa vigente, come pure ad alcune delle previsioni fatte dall’Istat riguardo all’andamento delle speranze di vita per i prossimi anni, possiamo comunque farci un’idea di quale sarà l’età in cui si potrà smettere di lavorare tra dieci anni.
Pensione oggi: a quanti anni?
Per capire cosa succederà tra dieci anni dobbiamo guardare a oggi.
Concentriamoci su quelle che sono le misure oggi in vigore, al netto di quelle che potrebbero essere le scelte della politica riguardo all’introduzione di altre misure di flessibilità.
Oggi, come pure nel 2022, per andare in pensione ci sono le seguenti opzioni:
- pensione di vecchiaia: età 67 anni, 20 anni di contributi;
- pensione di vecchiaia contributiva: età 71 anni, 5 anni di contributi;
- pensione anticipata: si guarda solamente ai contributi, i quali devono essere almeno 42 anni e 10 mesi per gli uomini, uno in meno per le donne;
- pensione anticipata contributiva: età 64 anni, 20 anni di contributi e assegno pari a 2,8 volte l’importo dell’assegno sociale;
- Quota 41 (per soli lavoratori precoci): non si guarda all’età, ma solo ai contributi i quali devono essere pari almeno a 41 anni.
Ebbene, la Legge Fornero ha stabilito che per tutte le suddette opzioni ogni biennio debba esserci un adeguamento dei requisiti alla variazione delle speranze di vita. Vale il principio, dunque, secondo cui se le aspettative di vita aumentano è giusto che si passi più tempo lavorando.
Nel dettaglio, per le misure che prevedono sia un requisito anagrafico che contributivo la variazione si applica sull’età per l’accesso alla pensione; quando invece non esistono limiti di età, la variazione si considera sul numero di contributi richiesti.
L’ultima variazione c’è stata il 1° gennaio 2019, quando per i requisiti c’è stato un incremento di 5 mesi. L’altro appuntamento era in programma quest’anno, quando tuttavia non c’è stata una variazione sensibile da giustificare un nuovo scostamento dei requisiti.
A che età si potrà andare in pensione tra dieci anni?
La domanda, quindi, è a quanti anni si potrà andare in pensione intorno al 2030.
Come prima cosa, quindi, dobbiamo partire dal guardare quali sono tutti gli appuntamenti in programma che potrebbero portare a un cambio dei requisiti per la pensione rispetto ad oggi:
- 1° gennaio 2023;
- 1° gennaio 2025;
- 1° gennaio 2027;
- 1° gennaio 2029.
Sono quattro, quindi, i prossimi appuntamenti con l’adeguamento dei requisiti per la pensione con le speranze di vita. Questo, però, vale solamente per la pensione di vecchiaia e per l’opzione contributiva della pensione anticipata. Per la pensione anticipata e Quota 41, per le quali si guarda solamente ai contributi, è stato deciso infatti - con il decreto 4/2019, lo stesso con cui venne introdotta Quota 100 - il blocco dei requisiti fino al 2026. Per queste, quindi, si terranno in considerazione solamente le variazioni in programma nel 2027 e 2029.
Secondo le previsioni dell’Istat, nel 2023 ci dovrebbe essere una variazione, al rialzo di tre mesi. Si andrà, quindi, in pensione con tre mesi di ritardo rispetto a oggi, anche se bisogna considerare l’effetto Covid che ha portato a un crollo delle speranze di vita. Non è da escludere, dunque, che anche nel 2023 i requisiti per la pensione possano restare invariati.
Al netto del Covid, comunque, le previsioni dell’Istat sulla variazione delle aspettative di vita a partire dal 2023 sono di un incremento di due mesi ogni biennio. Se così dovesse essere, quindi, tra il 2025 e il 2029 dovrebbe esserci un ncremento complessivo di altri sei mesi, che porterà a una variazione di nove mesi in circa dieci anni.
Se il trend di crescita dovesse essere confermato, quindi, tra dieci anni si potrà comunque andare in pensione a 67 anni, seppur con qualche mese in più. Lo sforamento nei 68 anni, infatti, ci sarebbe solamente nel corso del 2030. Lo stesso vale per la pensione di vecchiaia e anticipata contributiva, per le quali il requisito anagrafico resterà di 71 e 64 anni (ma con altri 9 mesi).
Per la pensione anticipata, invece, il requisito contributivo dovrebbe salire a 43 anni e 2 mesi per gli uomini, e 42 anni e 2 mesi per le donne. Anziché di Quota 41, invece, bisognerà parlare di Quota 41,4.
Attenzione: si tratta solamente di previsioni e - come anticipato - non è da escludere che ci sarà un “effetto Covid”, il quale rallenterà la crescita delle speranze di vita mantenendo i requisiti per la pensione più simili a oggi.
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