Riforma delle pensioni: il Fondo Monetario Internazionale ha dato il via libera. La Legge Fornero, però, non deve essere in discussione.
Pensioni: buone notizie per l’Italia arrivano dal Fondo Monetario Internazionale, il quale ha dato il via libera - seppur con qualche osservazione - all’introduzione di misure che prevedono una maggiore flessibilità in uscita.
Nello studio effettuato per il nostro Paese, infatti, il Fondo Monetario Internazionale ha giudicato positivamente quanto fatto dal nuovo Governo in merito al rapporto costruttivo instaurato con la Commissione UE. Allo stesso tempo, però, il FMI ha chiesto due interventi: da una parte la razionalizzazione delle aliquote agevolate IVA e dall’altra la messa in archivio di Quota 100.
Che la misura introdotta dal precedente Esecutivo non piacesse alle istituzioni internazionali è ormai cosa nota; non per questo però il Fondo Monetario Internazionale è contrario a qualsiasi forma di pensione anticipata.
Nelle indicazioni date all’Italia su come muoversi riguardo alla nuova riforma delle pensioni (ricordiamo che questo lunedì è andato in scena il primo incontro interlocutorio tra Ministro del Lavoro e sindacati) c’è anche un suggerimento riguardante alle condizioni che questa dovrà soddisfare affinché possa essere sostenibile per i conti pubblici.
FMI: la Legge Fornero è ancora necessaria
Secondo il FMI non è ancora arrivato il momento di attuare una riforma delle pensioni volta a superare la Legge Fornero. D’altronde lo scopo della riforma del 2011, ossia la messa in sicurezza dei conti pubblici tramite un abbassamento del costo per le pensioni, non è stato ancora raggiunto in quanto ci vorrà “ancora qualche decennio”.
È anche per questo motivo che la fine ormai certa di Quota 100 rappresenta una buona notizia per i conti pubblici. Adesso sì che il Governo potrà pensare a misure di flessibilità per un’uscita alternativa dal mercato del lavoro, cosa che effettivamente sta facendo; tuttavia qualsiasi misura che verrà introdotta dovrà soddisfare una condizione ben precisa, ossia non dovrà pesare sui conti pubblici in maniera importante, a differenza appunto di Quota 100.
Pensioni: come deve essere la prossima misura di flessibilità
Nell’attesa che la Legge Fornero continui il suo percorso di messa in sicurezza dei conti pubblici, quindi, è comunque possibile prevedere meccanismi alternativi di flessibilità in uscita. Tuttavia, come spiegato dal FMI, sarà necessario prevedere una penalizzazione tale da far gravare il costo dell’uscita anticipata direttamente sul lavoratore anziché sui conti pubblici.
Secondo il FMI l’uscita anticipata dovrebbe prevedere quindi una “pensione più leggera”, così da tener conto dei mancati versamenti contributivi.
Ma d’altronde è proprio questa la strada che, almeno stando alle indiscrezioni di questi giorni, il Governo sembra voler intraprendere. Basti pensare a Quota 102 (a 64 anni di età e 38 anni di contributi), con la quale sarebbe previsto anche un ricalcolo contributivo dell’assegno previdenziale riconoscendo al lavoratore esclusivamente quanto versato nel corso dell’attività lavorativa.
Lo stesso Presidente dell’Inps si è detto convinto del fatto che semmai ci sarà una riforma questa dovrà prevedere un costo a carico del lavoratore che anticipa l’accesso alla pensione: costo che appunto potrebbe consistere in un ricalcolo contributivo dell’assegno (come previsto oggi per Opzione Donna) o in una penalizzazione percentuale per ogni anno di anticipo.
Solo con l’avanzare delle trattative scopriremo quale sarà la decisione del Governo, fatto sta che ad oggi le possibilità di avere una pensione anticipata senza penalizzazioni sembrano piuttosto remote.
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