Pensioni, addio Fornero e avvio di Quota 41: la difficoltà di passare dalle promesse ai fatti

Simone Micocci

26/09/2023

Che fine ha fatto “l’addio alla riforma Fornero e l’avvio di Quota 41”? Quello che doveva essere il primo intervento di Salvini non si concretizzerà neppure nel 2024.

Era il 31 agosto 2022 e Matteo Salvini in vista delle elezioni imminenti (si votò il 25 settembre) annunciò che il primo intervento che la Lega avrebbe portato in Parlamento sarebbe stato l’addio alla legge Fornero per le pensioni e l’avvio contestuale di Quota 41 per tutti.

Di fatto non una novità per il leader del Carroccio che durante tutta la campagna elettorale ha puntato il dito contro la riforma Monti-Fornero. Una riforma che Salvini ritiene di aver parzialmente abolito con l’introduzione di Quota 100 nel 2019 (“dedico la riforma a Monti e Fornero”), quando la Lega governò insieme al Movimento 5 Stelle, ma che di fatto è ancora lì al suo posto e lo sarà ancora per molti anni ancora.

Ebbene sì, perché a oggi ci sono zero possibilità di arrivare al superamento della Fornero entro la fine della legislatura, per buona pace di Matteo Salvini che sembra aver preso atto della situazione tanto che da mesi non la menziona più spostando l’attenzione su temi più cari al suo dicastero, dalla riforma del Codice della Strada alla realizzazione, anch’essa impossibile entro la fine della legislatura, del Ponte sullo Stretto.

La pesante eredità di Matteo Salvini

Per il Matteo Salvini ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti c’è una pesante eredità di cui rispondere: quella che si è lasciato lui stesso, il Matteo Salvini politico che ogni volta che ne aveva occasione ha posto l’accento sulla necessità di eliminare al più presto la legge Fornero consentendo a un maggior numero di persone la possibilità di andare in pensione in anticipo (come in questo tweet del 2018).

D’altronde sono state proprio queste dichiarazioni a essere ragione di successo di Matteo Salvini, con una parte dell’elettorato che ha sempre guardato con interesse alla Lega anche per le promesse fatte sul fronte pensioni.

Adesso che però è al governo, seppure a capo di un altro dicastero Salvini resta comunque il leader della Lega, deve rispondere al perché sulle pensioni non verrà fatto quanto era stato promesso. Si trattava allora di un obiettivo utopistico - come tra l’altro ritengono alcuni esperti del settore - oppure semplicemente adesso il governo ha altre priorità? Sentendo quanto dichiarato dal ministro dell’Economia e delle Finanze, il leghista Giancarlo Giorgetti - “non ci sono riforme delle pensioni sostenibili nel tempo allo stato demografico attuale” - sembra essere più la prima ipotesi.

Addio Fornero e avvio di Quota 41, discorso solo rimandato?

Siamo certi però che quando inizierà la prossima campagna elettorale si tornerà a parlare di addio alla legge Fornero e di Quota 41 (per tutti), dando la colpa della mancata realizzazione alle problematiche economiche che il governo sta affrontando e ponendo l’attenzione sulle ragioni da cui è scaturita: superbonus (“Ci ha tolto 140 miliardi”, ha recentemente dichiarato Meloni), inflazione e rialzo dei tassi da parte della Bce, tutti temi che di fatto non possono essere imputabili a questo governo.

Tuttavia, è bene sapere che allo stato attuale arrivare all’eliminazione della legge Fornero è impossibile visto che servirebbe indebitarsi per anni in un contesto in cui la spesa pensionistica è già tendente al rialzo.

Come sottolineato dal ministro dell’Economia, il calo delle nascite e l’invecchiamento della popolazione ci pongono in una situazione in cui non è semplice realizzare una riforma delle pensioni che faciliti il collocamento in quiescenza. Già oggi, infatti, il rapporto tra pensionati e lavoratori - sul quale si fonda la stabilità del nostro sistema - si sta assottigliando con il rischio di arrivare presto a un rapporto di 1 a 1.

Cancellare la legge Fornero non è quindi possibile, almeno fino a quando non ci sarà il completo passaggio al sistema contributivo. Allora sì, come tra l’altro ha spiegato a noi di Money.it la stessa ministra del Lavoro del governo Monti, si potrà pensare a nuove forme di flessibilità per l’accesso alla pensione visto che l’importo dell’assegno sarà determinato anche dall’età in cui si smette da lavorare (più ci si va prima e più si riduce l’importo dell’assegno).

Discorso differente per Quota 41 per tutti che rappresenta un obiettivo più abbordabile visto un costo di 4-5 miliardi di euro l’anno che si può ridurre laddove il governo decidesse di introdurre un ricalcolo contributivo per chi accetta di andare in pensione con 41 anni di contributi indipendentemente dall’età anagrafica. Ma anche in questo caso ci sono pochissime possibilità di arrivarci entro la fine della legislatura, visto appunto che non sembra essere intenzione di Giorgia Meloni intervenire con misure che contribuiscono ad appesantire ancora di più la spesa pensionistica.

Ecco dunque che con la Legge di Bilancio 2024 bisognerà accontentarsi di interventi di poco conto, dalla proroga di Quota 103 alla conferma dell’Ape Sociale. E persino Opzione Donna, che con i governi tanto criticati da Matteo Salvini non ha corso rischi, non è così sicura di un ritorno al passato.

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