Pensioni, addio Fornero, Opzione donna e garanzie per i giovani: il governo Meloni manterrà le promesse?

Simone Micocci

22 Marzo 2023 - 10:39

Riforma delle pensioni, il dossier che scotta: per il governo Meloni non sarà facile mantenere le promesse. E infatti, a oggi, gli obiettivi appaiono lontani.

Pensioni, addio Fornero, Opzione donna e garanzie per i giovani: il governo Meloni  manterrà le promesse?

Sul fronte pensioni oggi - mercoledì 22 marzo - è tutto fermo: il governo Meloni in questi giorni si è concentrato sulla legge delega della riforma fiscale, dalla quale tra l’altro ne potrebbe risultare un aumento degli importi netti degli assegni percepiti.

Un obiettivo, quindi, è stato raggiunto anche se adesso bisognerà capire come verrà attuata la legge delega visto che da parte dei sindacati c’è scetticismo a riguardo tanto da minacciare uno sciopero generale laddove il governo non dovesse tutelare anche i redditi più bassi (qui i dettagli su chi guadagnerà meno e chi più dalla riforma).

Lo stesso non si può dire però per le pensioni, dove per adesso il cammino del governo Meloni è stato caratterizzato da diversi passi falsi. Prima la legge di Bilancio 2023, con la beffa di Opzione donna e la nuova Quota 103 che da sola non è sufficiente per superare la legge Fornero, come invece era stato promesso.

E ancora, quelle tutele per i giovani a cui Giorgia Meloni ha fatto riferimento nel discorso d’insediamento alle Camere, tema che al momento è stato appena abbozzato nel confronto tra sindacati e governo. Confronto che tra l’altro in questo momento è fermo: come fanno sapere i sindacati, infatti, una nuova data non c’è, così come non ci sono state risposte convincenti nei primi due appuntamenti (nel secondo tra l’altro non è stata presente neppure la ministra del Lavoro, Marina Calderone).

Tant’è che nelle ultime settimane diversi esponenti della maggioranza hanno spostato il limite temporale della riforma, parlando di “superamento della legge Fornero”, grazie a Quota 41 per tutti, entro la fine della legislatura. Quindi c’è tutto il tempo per recuperare ma a oggi non ci sono buone sensazioni su cosa succederà nel 2024.

Pensioni, quando l’addio alla legge Fornero?

Da sempre la Lega punta il dito sulla legge Fornero, promettendone perlomeno il superamento. Non che sia semplice, tant’è che nelle poche volte in cui il Carroccio ne ha avuto la possibilità ha stentato: dapprima con il governo Conte, quando l’introduzione di Quota 100 è servita perlopiù ai lavoratori della Pubblica amministrazione, e adesso con l’esperienza nel governo Meloni dove con la legge di Bilancio 2023 è stata avviata Quota 103 (per un solo anno) che si rivolge a una platea persino più ristretta.

Una soluzione per superare perlomeno una parte della riforma del 2011 potrebbe essere Quota 41 per tutti: in tal caso l’accesso alla pensione anticipata non avverrebbe più con 42 anni e 10 mesi di contributi (1 anno in meno per le donne) bensì con soli 41 anni di contributi. Una misura che avrebbe un costo dai 4 ai 5 miliardi l’anno, per poi raggiungere un picco di 9 miliardi; un esborso che al momento il governo, alle prese con l’alta inflazione e l’emergenza energetica che nonostante dei passi avanti persiste, non può permettersi.

Ragion per cui si parla di Quota 41 per tutti come obiettivo finale, da approvare entro la fine della legislatura. Non se ne farà nulla per il 2024, anche perché il tempo stringe: entro metà aprile, infatti, bisognerà presentare il Documento di economia e finanza con il quale bisognerà dare le prime indicazioni - con tanto di costi - sulle riforme in programma per il prossimo anno. Difficile che in così poco tempo a disposizione il governo Meloni riesca a recuperare le risorse necessarie per Quota 41 per tutti, ragion per cui negli ultimi giorni sta prendendo piede l’ipotesi di confermare Quota 103 per almeno un altro anno, consentendo così il pensionamento sì con 41 anni di contributi ma solo a chi ha compiuto almeno i 62 anni di età.

E Opzione donna?

Con la legge di Bilancio 2023 il governo Meloni ha limitato notevolmente la platea delle lavoratrici che possono accedere a Opzione donna: il requisito anagrafico è passato da 58 anni (59 per le autonome) a 60 anni, con la possibilità di uno sconto di 1 o 2 anni solo per le lavoratrici con uno o più figli.

Allo stesso tempo, tale misura è stata riservata alle sole invalide, alle caregiver e alle lavoratrici licenziate o dipendenti da imprese per le quali è attivo un tavolo di confronto per la gestione della crisi aziendale presso la struttura per la crisi d’impresa.

Con questi requisiti solo poche migliaia di lavoratrici potranno approfittare di Opzione donna per andare in pensione nel 2023, tant’è che i sindacati ne hanno chiesto più volte la correzione con il ritorno alle precedenti condizioni. Nel primo confronto sulla riforma delle pensioni la ministra del Lavoro si è detta possibilista a riguardo, assicurando che la questione sarebbe stata all’ordine del giorno. Nel secondo confronto, invece, il sottosegretario Durigon non ha saputo rispondere a riguardo.

E a oggi, nonostante indiscrezioni riguardo a un ritorno imminente ai vecchi requisiti, non sono stati fatti passi in avanti. Le lavoratrici aspettano con ansia, deluse dalla decisione presa da quello che è il primo governo della storia della Repubblica a essere guidato da una donna.

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