Pensioni, aumenti in arrivo ma niente anticipo nel 2024: le ultime novità sulla riforma

Simone Micocci

13 Marzo 2023 - 11:03

Pensioni, ci sono buone e cattive notizie: da una parte la riforma fiscale che garantirà un aumento del netto, dall’altra la riforma del sistema previdenziale che non si sblocca.

Pensioni, aumenti in arrivo ma niente anticipo nel 2024: le ultime novità sulla riforma

Ci sono buone notizie per chi è già in pensione, meno per chi deve ancora andarci: se da una parte la riforma fiscale garantirà ulteriori aumenti già nel 2023, dall’altra la riforma delle pensioni è in una fase di stallo e potrebbe non esserci sufficiente tempo per trovare un accordo rispetto a una misura di flessibilità che consenta di andarci in anticipo.

Per due delle riforme più attese del governo Meloni, quindi, sembrano esserci due destini contrapposti: se per quanto riguarda il Fisco la bozza di decreto è pronta e dovrebbe essere approvata entro la fine del mese, per le pensioni il confronto tra ministero del Lavoro e sindacati è stato appena abbozzato (due gli incontri fino a oggi, perlopiù interlocutori) e le prospettive non sono delle più rosee. Tant’è che indiscrezioni della mattinata ritengono che la riforma verrà rinviata di un altro anno e che per il 2024 ci si limiterà alla proroga di Quota 103 (mentre per Opzione donna si lavora a modifiche già per il 2023).

Pensioni, aumenti con la riforma fiscale

Con la riforma fiscale 2023 verrà risolta una delle storture del nostro sistema di tassazione, ossia il fatto che le regole variano a seconda della tipologia del reddito percepito.

Anche se le aliquote Irpef sono uguali per tutti, infatti, le detrazioni sono differenti per lavoratori dipendenti, pensionati e autonomi, con i primi che ne vengono favoriti. Basti guardare a un confronto su quanta Irpef paga un lavoratore dipendente rispetto a un pensionato con lo stesso reddito:

Reddito Irpef Dipendenti Irpef Pensionati
10.000 - 780 euro 442 euro
15.000 370 euro 1.913 euro
20.000 2.058 euro 3.485 euro
25.000 3.765 5.057 euro
30.000 5.599 euro 6.764 euro
35.000 7.783 euro 8.673 euro
40.000 10.032 euro 10.582 euro
45.000 12.216 euro 12.491 euro
50.000 14.400 euro 14.400 euro

Specialmente per i redditi più bassi, quindi, il bilancio è favorevole ai lavoratori dipendenti, ma la situazione sta per cambiare. Nella bozza di riforma fiscale, infatti, viene dedicato un intero articolo a quella che in gergo viene definita come “equità orizzontale”, ossia quel principio secondo cui a parità di reddito le imposte da versare devono essere uguali per tutti, indipendentemente da quella che è l’attività svolta.

Ora, chiarita l’intenzione, bisognerà capire come il governo intende parificare i due sistemi. Probabile che una situazione verrà individuata nel mezzo: quindi, se da una parte i lavoratori dipendenti potrebbero dover pagare di più, ma per loro potrebbe esserci l’introduzione di un sistema di deduzione delle spese sostenute per lo svolgimento della propria attività, per i pensionati si va verso un abbattimento dell’Irpef che avrà benefici nell’immediato, garantendo un netto più alto a parità di lordo.

Ma la riforma delle pensioni è in fase di stallo

Come anticipato, mentre la riforma fiscale viaggia spedita verso la definizione, quella annunciata per le pensioni è in una fase di stallo visto che al momento non risultano ancora programmati nuovi incontri tra sindacati e ministero del Lavoro.

Eppure il governo ha più volte detto che per la riforma delle pensioni bisognava arrivare a un accordo almeno per settembre, prima della presentazione della nota di aggiornamento al Def. Tuttavia, le difficoltà legate al reperimento delle risorse necessarie stanno bloccando la situazione: a oggi appare impensabile Quota 41 per tutti già nel 2024, nonostante si tratti di un “obiettivo di fine legislatura” come spiegato dal sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon.

Più probabile che la riforma venga rinviata di un anno, con la conferma per altri 12 mesi di Quota 103 che, ricordiamo, consente di andare in pensione a 62 anni con 41 anni di contributi. Dubbi invece su Opzione donna: il governo sembra stia lavorando per tornare ai vecchi requisiti già nel 2023, ma potrebbe essere una decisione limitata a quest’anno.

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