Il governo Meloni è pronto a rivedere le aliquote Irpef: novità anche per gli importi delle pensioni, ma a beneficiarne sarà solamente la classe media.
Il governo è pronto a ritoccare nuovamente gli importi delle pensioni. Non si tratterà di un intervento diretto, in quanto l’obiettivo è di rivedere le aliquote Irpef con conseguenze quindi non solo sulle pensioni, ma su tutti i redditi.
Una riforma che dovrebbe essere realizzata entro l’estate, con vantaggi perlopiù per la classe media; si tratterebbe comunque di un passaggio intermedio, in quanto l’obiettivo del governo - come spiegato dal sottosegretario all’Economia, Maurizio Leo - resta quello di arrivare a una flat tax, a un sistema quindi con unica aliquota.
Per il momento le aliquote passerebbero da quattro a tre, e mentre per alcuni potrebbe esserci un aumento dell’imposta, per altri - pensionati compresi - ne risulterà invece un risparmio che si riverserà direttamente sul cedolino mensile.
A differenza della rivalutazione delle pensioni, per la quale presto potrebbe esserci un conguaglio, con la riforma Irpef non verrà toccato l’importo base della pensione; tuttavia, essendoci una tassazione più conveniente ne risulterà ovviamente un guadagno, in quanto - a parità di lordo - il netto sarà più elevato.
Ma chi deve sperare nel nuovo aumento delle pensioni? Quali sono i pensionati che più beneficeranno dalla riforma dell’Irpef? E chi invece, rischia di esserne penalizzato? Alla luce delle ultime indiscrezioni circolate sul tema possiamo farci un’idea di cosa potrebbe succedere dopo l’estate.
Cambia la tassazione delle pensioni (e non solo) dall’estate 2023
Dopo quella attuata con la legge di Bilancio 2022, quest’anno ci sarà una nuova riforma delle aliquote Irpef. Oggi gli scaglioni sono quattro:
- fino a 15.000 euro di reddito: 23%;
- tra 15.001 e 28.000 euro di reddito: 25%
- tra 28.001 e 50.000 euro di reddito: 35%
- sopra i 50.000 euro: 43%
L’intento, come anticipato, è di scendere a tre, unificando la fascia che va da 15.001 a 50.000 euro (anche se questo limite potrebbe scendere, intorno ai 47 o 48 mila euro). L’aliquota potrebbe essere del 27%, quindi leggermente più alta per chi ha un reddito compreso tra i 15.001 e i 28.000 euro (ma lì si potrebbe intervenire con le detrazioni per evitare che possano esserci degli svantaggi) ma molto più bassa per la fascia tra i 28.001 e i 50.000 euro.
Benefici anche per i pensionati, anche se come visto dagli ultimi dati non sono in molti purtroppo a ritrovarsi in quella fascia: basti pensare che, secondo gli ultimi dati pubblicati dall’Osservatorio Inps 2022, nel 2021 gli assegni erogati dal fondo pensioni lavoratori dipendenti sono stati 5.251.583, per un importo medio di 1.475,78 euro.
Quanto risparmierà chi ha una pensione compresa tra i 28.000 e i 50.000 euro
Penalizzati dalla rivalutazione delle pensioni, ridotta dal governo Meloni per coloro che hanno un assegno superiore all’incirca a 2.100 euro, i pensionati con un reddito annuo medio alto potrebbero beneficiare di un considerevole aumento dell’importo netto qualora la riforma dell’Irpef attesa per il 2023 dovesse essere confermata con i suddetti termini.
Secondo le stime, infatti, chi ha una pensione, o comunque un reddito annuo, intorno ai 40.000 euro, avrà circa 100 euro, al massimo 120 euro, in più al mese.
Discorso differente però per i redditi più bassi, come ad esempio per chi ha un reddito da 30.000 euro. Oggi, al netto delle detrazioni, l’imposta dovuta è di circa 7.400 euro: passando a un sistema a tre aliquote, con un 23% per i primi 15.000 euro (come oggi) e un 27% per i residui, ne risulterebbe un Irpef di 7.500 euro, quindi circa 100 euro in più l’anno. Non una differenza sostanziale, poiché si traduce in circa 7,50 euro (netti) di pensione ogni mese. Lo stesso vale per chi ha un reddito di 20.000 euro, il quale si troverà a pagare circa 100 euro in più l’anno.
A beneficiarne, quindi, sarà la sola classe media, mentre per tutti gli altri, la maggioranza in realtà, la pensione netta potrebbe essere persino più bassa qualora il governo non dovesse decidere di ritoccare le detrazioni così da mitigare gli svantaggi derivanti dal passaggio da un’aliquota al 25% a una del 27%.
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