Riforma delle pensioni: dalla prossima settimana riprende il dibattito. Quali novità dobbiamo aspettarci?
Pensioni, dalla prossima settimana riprende il dibattito sulla riforma.
Nel febbraio scorso Ministero del Lavoro e sindacati hanno cominciato ad incontrarsi per discutere delle novità da apportare nel breve e nel lungo periodo al sistema previdenziale: tuttavia, quando il Ministero del Lavoro era sul punto di sciogliere il nodo risorse, facendo chiarezza su quanto dovrà costare la riforma delle pensioni, c’è stato lo scoppio della pandemia che ha interrotto bruscamente il tavolo della concertazione, mescolando inoltre le carte in tavola.
Perché ad oggi le condizioni sono differenti rispetto a quelle di qualche mese fa: c’è una crisi economica da affrontare, e anche se dall’Unione Europea sono in arrivo 209 miliardi con il Recovery Fund l’Italia sarà comunque soggetta al controllo comunitario riguardo alle riforme da attuare. E sicuramente dall’UE non darebbero il via libera ad una riforma delle pensioni che vada ad incrementare ulteriormente la spesa pensionistica che in Italia è pari a circa il 14% del PIL.
Già da martedì 8 settembre sindacati e rappresentati del Ministero del Lavoro si ritroveranno intorno al tavolo delle trattative per discutere di come cambiare, e migliorare, il sistema delle pensioni in Italia. A tal proposito, per capire quali novità dobbiamo attenderci dalla prossima settimana è bene fare il punto della situazione e vedere quali sono le misure di cui si è già discusso.
Pensioni: aumento dell’importo
Uno dei punti su cui i sindacati hanno posto l’attenzione è quello che riguarda l’aumento dell’importo degli assegni previdenziali. In attesa che dall’INPS arrivi il via libera per l’aumento delle pensioni d’invalidità, quindi, si discuterà anche di come fare affinché anche gli importi degli assegni previdenziali possano essere più alti.
A tal proposito le richieste dei sindacati spaziano dall’aumento della platea dei beneficiari della quattordicesima ad un taglio dell’imposizione fiscale. Per quest’ultimo punto si studia una misura simile a quella che ha portato al taglio del cuneo fiscale per i redditi da lavoro, ma novità in tal senso potrebbero arrivare già con la riforma delle aliquote IRPEF che è nei pensieri del Governo da diverso tempo.
Ma l’aumento dell’importo dovrà interessare anche le pensioni future. Si cercherà, infatti, una soluzione al problema dei contributivi puri i quali rischiano di andare in pensione con assegni insufficienti per garantire il sostentamento. Per questo motivo si discuterà della possibile introduzione della pensione di garanzia, riconoscendo in determinate circostanze un aumento della pensione fino a 780,00 euro.
Pensioni: misure di flessibilità
Altro aspetto di confronto sarà quello che porterà alla previsione di nuove misure di flessibilità che consentano l’uscita anticipata dal mercato del lavoro. A tal proposito si lavorerà su due fronti, uno per il 1° gennaio 2021 e l’altro per il 1° gennaio 2022, quando cesserà di esistere Quota 100 e bisognerà pensare ad una misura che ne prenda il posto evitando che ci possa essere uno scalone di cinque anni per l’accesso alla pensione.
Per quanto riguarda il prossimo anno non dobbiamo attenderci grosse novità: si parla di una proroga, quasi certa, per l’Opzione Donna e per l’Ape Sociale, mentre potrebbe fare ritorno l’Ape Volontario.
Per il dopo Quota 100, invece, ci sono diverse ipotesi ma in ogni caso il Governo pare intenzionato a prevedere anche delle penalizzazioni per coloro che scelgono di anticipare l’accesso alla pensione. In questo modo il costo della riforma graverebbe sul lavoratore e non sullo Stato.
Nel dettaglio, tra le ipotesi emerse in questi mesi quelle più probabili sono Quota 41 per tutti e la pensione a 62 anni, ma in entrambi i casi solamente con un taglio dell’assegno per chi vi ricorre.
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