Pensioni, ecco come sfruttare la riforma Dini per andarci con largo anticipo

Simone Micocci

10/03/2023

Pensione a 64 anni anziché a 67: è possibile con il computo della Gestione separata della riforma Dini che - in alcuni casi - consente anche il collocamento in quiescenza con 15 anni di contributi.

Pensioni, ecco come sfruttare la riforma Dini per andarci con largo anticipo

Grazie alla riforma Dini è possibile andare in pensione in anticipo. E non perché, come molti erroneamente credono, consente di andare in pensione con 15 anni di contributi anziché 20 - possibilità prevista dalle sole deroghe Amato - bensì perché introduce il computo della Gestione separata (come disciplinato dal Dm 282/1996) che facendo scattare il ricalcolo contributivo della pensione permette di accedere a delle opzioni di pensionamento riservate.

La legge n. 335 del 1995, infatti, consente ad alcuni lavoratori, ossia a quelli che hanno versato almeno un contributo nella Gestione separata, di poter scegliere se avere la pensione calcolata con il sistema misto, quindi per una parte con il retributivo e l’altra per il contributivo, oppure se esclusivamente con quest’ultimo.

Apparentemente potrebbe sembrare una scelta illogica visto che generalmente dal calcolo misto ne risulta una pensione più alta rispetto a quella calcolata interamente con il contributivo, tuttavia - come vedremo meglio in questa guida - c’è più di una ragione per cui, in alcuni casi, approfittare del computo potrebbe essere molto conveniente, perlomeno perché consente di andare in pensione con diversi anni di anticipo.

Cos’è il computo nella Gestione separata della riforma Dini

Previsto dalla legge n. 335 del 1995, il computo consente a chi possiede alcuni requisiti di avere la pensione calcolata interamente con il contributivo, anche per la parte riferita al retributivo.

Ricordiamo, infatti, che oggi la pensione risulta così calcolata:

  • per i periodi contributivi antecedenti al 31 dicembre 1995 si applica il sistema retributivo. Laddove alla suddetta data il contribuente dovesse aver maturato già 18 anni di contributi, allora il retributivo si applica fino al 31 dicembre 2011;
  • per i periodi successivi, quindi dal 1° gennaio 1996 o 1° gennaio 2012 a seconda dei casi, si applica il sistema di calcolo contributivo.

La legge Dini ha previsto però un’apposita opzione per cui coloro che hanno sia periodi contributivi antecedenti al 31 dicembre 1995 che successivi possono chiedere che la pensione venga calcolata interamente con il contributivo, a patto però si essere iscritti alla Gestione separata.

Chi può accedere al computo della riforma Dini

Tale opportunità è riservata ai lavoratori iscritti alla Gestione separata che possiedono periodi di contribuzione nell’assicurazione obbligatoria, nei fondi esclusivi e sostitutivi o nelle gestioni speciali dei lavoratori autonomi, che hanno maturato:

  • almeno 15 anni di contributi;
  • almeno 5 anni di contributi nel regime contributivo, quindi successivamente al 31 dicembre 1995.

Inoltre, è necessario che alla data del 31 dicembre 1995 i contributi maturati siano meno di 18 anni.

Ai fini economici questa scelta potrebbe sembrare sconveniente, visto che con il regime retributivo si tendono a valorizzare perlopiù le retribuzioni percepite alla fine della carriera, solitamente più alte, mentre con il contributivo si guarda a tutti gli anni di lavoro considerando i soli contributi versati (trasformandoli in pensione attraverso l’applicazione di un coefficiente tanto più conveniente quanto più si ritarda il collocamento in quiescenza).

Tuttavia, ricorrere al computo potrebbe essere utile per andare prima in pensione, con un anticipo fino a 3 anni rispetto a quanto previsto dalla pensione di vecchiaia.

Come approfittare della riforma Dini per andare prima in pensione

Oggi esiste una particolare opzione della pensione anticipata riservata ai soli contributivi. Nel dettaglio, questa consente di andare in pensione con 3 anni di anticipo rispetto alla pensione di vecchiaia, per la quale oggi sono richiesti 67 anni di età e 20 anni di contributi.

Con la pensione anticipata contributiva, infatti, si può andare in pensione, a parità di contributi, a 64 anni, a patto di aver raggiunto una pensione pari almeno a 2,8 volte il valore dell’assegno sociale. Considerando che l’assegno sociale oggi ha un valore mensile di 503,27 euro, 6.542,51 euro l’anno, ne risulta che possono accedere a questa misura coloro che - interamente applicando le regole del calcolo contributivo - sono riusciti ad assicurarsi una pensione annua di almeno 18.319,02 euro. Più meno si tratta di circa 1.190 euro netti al mese, soglia che non dovrebbe essere così complicata da raggiungere.

Per questo motivo, chi ha contributi maturati prima del 31 dicembre 1995 e quindi è di fatto escluso dalla suddetta possibilità, potrebbe avere interesse a ricorrere al computo nella Gestione separata così da poter anticipare l’accesso alla pensione di 3 anni. Il che ovviamente avrà un prezzo: intanto perché con il ricalcolo contributivo ne risulterà sicuramente una penalizzazione, in quanto più svantaggioso del retributivo, e poi perché il contributivo penalizza coloro che anticipano l’accesso alla pensione prevedendo un coefficiente di trasformazione peggiore rispetto a quello applicato a 67 anni (5,184% anziché 5,723%).

Riforma Dini anche per andarci a 15 anni di contributi

Come anticipato, non è possibile approfittare dell’Opzione Dini per accedere alla pensione di vecchiaia a 67 anni con 15 anni di contributi anziché 20 anni. Tuttavia, chi è fermo a 15 anni di contributi, di cui almeno 5 maturati nel contributivo, può approfittare del computo previsto dalla riforma Dini per ricorrere all’opzione contributiva della pensione di vecchiaia.

Per questa, infatti, bastano 5 anni di contributi per andare in pensione, quindi i 15 anni maturati sono più che sufficienti, ma bisognerà comunque attendere i 71 anni di età. Perlomeno, però, ci si assicura una pensione che diversamente non sarebbe stata riconosciuta, con i 15 anni di contributi che sarebbero persino andati persi.

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