Pensioni, la relazione tecnica alla legge di Bilancio conferma il ritorno della legge Fornero.
Il governo lo nega ma la relazione tecnica alla legge di Bilancio 2024 non lascia spazio ai dubbi: nel 2024 torna prepotentemente a farsi sentire la riforma Fornero, in quanto l’accesso alle misure di flessibilità viene ridotto rispetto al 2023.
In particolare sono tre le misure che consentono di andare in pensione in deroga alle regole fissate dalla Fornero: Quota 103, Ape Sociale e Opzione Donna. Per ognuna di queste in manovra vengono rivisti i requisiti riducendo la platea dei beneficiari: tant’è che mentre quest’anno erano state stimate 60 mila uscite anticipate, nel 2024 il dato si dimezza scendendo a 32 mila.
Appena 32 mila persone, quindi, andranno in pensione in anticipo aggirando quanto stabilito dalla legge Fornero: per tutti gli altri continuano a valere le regole fissate nel 2011, con una piccola modifica apportata alla pensione anticipata contributiva che in alcuni casi comporterà un vantaggio, in altri (nella maggior parte) uno svantaggio.
Pensioni, così torna prepotente la Fornero
Come più volte sottolineato, eliminare la riforma Fornero del 2011 non è possibile in quanto i costi sarebbero insostenibili per l’Italia. Tuttavia, negli anni sono state trovate delle soluzioni che hanno permesso a un numero ristretto di persone di andare in pensione prima rispetto alle regole solitamente previste, favorendo perlopiù le persone fragili o coloro che hanno raggiunto un elevato requisito contributivo.
È il caso, ad esempio, di Quota 100 in vigore tra il 2019 e il 2021, poi diventata Quota 102 e infine Quota 103 nel 2023. Quest’ultima resta anche nel 2024, ma con una differenza sostanziale rispetto a quest’anno: chi va in pensione a 62 anni di età e 41 anni di contributi dovrà accettare un ricalcolo interamente contributivo dell’assegno, il che ne comporta una penalizzazione della pensione.
Una novità che di fatto comporterà un taglio della platea dei beneficiari, in quanto ci saranno persone non disposte ad accettare una riduzione della pensione decidendo così di restare al lavoro fino a quando non raggiungono i requisiti richiesti dalla Fornero.
Ma non solo: per Quota 103 si risentirà anche dell’allungamento delle finestre mobili. Quest’anno, infatti, dalla maturazione dei requisiti all’accesso alla pensione passavano 3 mesi per i lavoratori del comparto privato e 6 mesi per quelli del pubblico; nel 2024 si passerà rispettivamente a 7 e 9 mesi, il che significa che il prossimo anno una buona parte di coloro che raggiungono i requisiti per Quota 103 andranno di fatto in pensione solamente nel 2025.
Si riduce anche la platea dei beneficiari all’Ape sociale, misura che i governi di centrosinistra hanno introdotto e mantenuto negli anni per favorire coloro che appartengono a una o più categorie dei cosiddetti “fragili”: si tratta di disoccupati, invalidi, caregiver o lavoratori gravosi.
Solamente per l’anticipo pensionistico si stima una riduzione di circa 12.500 persone rispetto al 2023: la ragione sta nel fatto che rispetto a quest’anno sono richiesti 5 mesi di età in più per accedervi. Non più 63 anni, ma 63 anni e 5 mesi.
Per non parlare poi di Opzione donna, misura alla quale poche migliaia di lavoratrici potranno accedere a causa delle ultime novità introdotte dalla manovra che ne riducono ulteriormente la platea (da 2.700 a 2.200) dopo la stretta che era già stata apportata nel 2023. Ad accedere a Opzione donna nel 2024, infatti, saranno solamente le donne che hanno compiuto 61 anni di età (nel 2023 il requisito anagrafico era pari a 60 anni), hanno maturato 35 anni di contributi e fanno parte di una categoria tra quelle che meritano di una maggior tutela, quali invalide, caregiver e lavoratrici licenziate o in procinto di esserlo, purché siano impiegate in grandi aziende. Per le donne con figli il requisito si riduce di 12 mesi, fino a un massimo di 24 mesi, per ogni figlio.
Le novità per la pensione anticipata e di vecchiaia
Ma non ci sono solamente peggioramenti. Va detto, infatti, che con la legge di Bilancio 2023 si interviene direttamente sulla legge Fornero rendendone le regole più favorevoli per alcuni pensionati.
In particolare ci si rivolge a coloro che rientrano interamente nel regime contributivo, ossia chi ha maturato contributi esclusivamente dopo il 1 gennaio 1996. Per loro le novità da segnalare sono:
- per accedere alla pensione di vecchiaia a 67 anni di età (e con 20 di contributi) basta essersi assicurati un importo pari al valore dell’assegno sociale (mentre fino a quest’anno il limite era di 1,5 volte);
- per la pensione anticipata a 64 anni di età e 20 anni di contributi, invece, il valore della pensione deve essere pari almeno a 3 volte l’assegno sociale. Di fatto ciò rappresenta un peggioramento rispetto a oggi, visto che il limite è di 2,8 volte, ma non per tutti: le lavoratrici con un figlio, infatti, continueranno ad accedervi se l’importo è pari a 2,8 volte il valore dell’assegno sociale, mentre per quelle con almeno 2 figli il limite scende a 2,6 volte.
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