Pensioni, la conferma dell’Inps. Niente soldi a gennaio per questi pensionati

Simone Micocci

2 Gennaio 2025 - 09:36

Niente soldi sulla pensione in pagamento a gennaio: è una possibilità. Lo conferma l’Inps.

Pensioni, la conferma dell’Inps. Niente soldi a gennaio per questi pensionati

L’Inps ha confermato ufficialmente che la pensione pagata nella giornata di domani, venerdì 3 gennaio, potrebbe avere un importo molto basso per alcuni pensionati, persino pari a zero in alcuni casi.

La ragione è dovuta al tanto temuto conguaglio fiscale di fine anno, operazione con cui l’Istituto - in qualità di sostituto d’imposta - ha effettuato il ricalcolo a consuntivo delle ritenute erariali riferite al 2024. E nel caso in cui ne sia risultato un debito, ossia che le ritenute fiscali effettuate siano risultate inferiori a quelle dovute, sarà proprio nel cedolino di gennaio, ed eventualmente anche in quello di febbraio, che l’Istituto andrà a recuperare quanto previsto.

Il che potrebbe paradossalmente comportare una pensione di gennaio pari a zero visto che tutto l’importo previsto andrà a compensare il debito risultante dal calcolo Inps.

Una situazione che riguarda un numero limitato di pensionati, fortunatamente non quelli che prendono una pensione molto bassa ai quali viene data la possibilità di restituire il debito in forma rateizzata, evitando così di ritrovarsi con un assegno quasi azzerato a causa del conguaglio.

Cos’è il conguaglio sulla pensione di gennaio (e differenze con quello in programma in primavera)

Con il termine conguaglio si intendono solitamente quelle operazioni con cui si vanno a correggere eventuali errori di calcolo effettuati. Errori che possono essere derivati da una serie di circostanze, come dal fatto che chi effettua i calcoli non ha tutti gli elementi necessari per svolgerli correttamente e quindi almeno inizialmente si limita a effettuare una stima presuntiva.

A tal proposito, nel caso dei pensionati bisogna distinguere due operazioni di conguaglio:

  • c’è appunto quello che viene effettuato ogni gennaio, con il quale l’Inps ricalcola tutte le ritenute fiscali effettuate nei singoli cedolini pagati nel corso dell’anno appena trascorso tenendo conto dell’ammontare complessivo delle prestazioni pensionistiche erogate direttamente dall’Istituto. Ad esempio, questa operazione riguarda coloro che nel corso dell’anno diventano titolari di più trattamenti previdenziali pagati dall’Inps, oppure godono di un incremento di quello già percepito. Risultando un reddito maggiore, infatti, nel periodo precedente l’Inps potrebbe aver applicato le ritenute erariali, relative tanto all’Irpef quanto alle addizionali regionali e comunali a saldo, in misura inferiore rispetto a quelle effettivamente dovute. A fine anno, una volta che l’importo totale dei trattamenti erogati dall’Inps è chiaro, è invece possibile effettuare un calcolo corretto ed eventualmente trattenere le somme mancanti dai successivi cedolini:
  • ma potrebbe anche essere che il pensionato percepisca altri redditi oltre ai trattamenti previdenziali erogati dall’Inps. Pensiamo ad esempio a chi lavora mentre è in pensione. In questo caso l’operazione di ricalcolo delle imposte dovute non viene effettuata dall’Inps ma dall’Agenzia delle Entrate in sede di dichiarazione dei redditi, presentata nella primavera dell’anno successivo a quello di riferimento. Sarà comunque l’Inps, da agosto a novembre, a trattenere eventuali addebiti risultanti da questo conguaglio.

Chi rischia di avere una pensione pari a zero a gennaio

Concentriamoci quindi sul primo conguaglio, quello che è stato effettuato sul cedolino di gennaio in pagamento domani.

Come spiegato dall’Inps nell’apposita guida, l’Inps va a recuperare eventuali differenze a debito sulle rate di gennaio e febbraio 2025, anche con azzeramento dell’importo di pensione nel caso in cui le imposte siano pari o superiori a quanto previsto dal pagamento. Se ad esempio chi prende una pensione di 2.000 euro deve restituire 2.500 euro di imposte, non prenderà nulla a gennaio mentre dovrà tener conto di una trattenuta di 500 euro a febbraio.

Una pensione pari a zero, quindi, è una possibilità per quanto comunque ci sono dei pensionati che non devono preoccuparsi. Sono esclusi, infatti, coloro che soddisfano entrambi questi requisiti:

  • hanno una pensione annua non superiore a 18.000 euro lordi, quindi 1.384,61 euro lordi al mese;
  • il conguaglio ha determinato un debito di importo superiore a 120 euro.

In questo caso la rateazione è estesa fino alla mensilità di novembre, con la restituzione del debito che quindi viene effettuata in 11 rate. Pensiamo ad esempio a chi prende una pensione di 1.200 euro al mese e deve restituire 400 euro all’Inps: da gennaio a novembre si vedrà decurtare poco più di 36 euro al mese.

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