Pensioni, sai di quanto aumentano età e contributi tra 5 anni?

Simone Micocci

22 Ottobre 2024 - 09:55

Tra 5 anni i requisiti per andare in pensione saranno diversi da quelli attuali. Ecco perché e quanti anni di contributi, e a quale età anagrafica, si potrà smettere di lavorare.

Pensioni, sai di quanto aumentano età e contributi tra 5 anni?

Come più volte abbiamo avuto modo di spiegare, l’età per la pensione, come pure i contributi per andarci, sono destinati ad aumentare nel prossimo futuro. Complice la legge Fornero con la quale è stato stabilito che a decorrere dal 2019 l’adeguamento con le speranze di vita dovrà esserci ogni 2 anni, da qui al 2030 i requisiti per andare in pensione rischiano di essere molto diversi da quelli attuali.

Dobbiamo prepararci a restare al lavoro più a lungo; è la conseguenza diretta del fatto che si vive per più anni, il che non può tradursi in più tempo in pensione dal momento che il nostro sistema non sarebbe in grado di sostenere una tale spesa. Per questo motivo se si vive di più si lavora per più tempo, un principio che si traduce appunto nell’incremento di età e contributi richiesti per andare in pensione ogni qual volta che c’è un aumento rilevante delle speranze di vita.

A tal proposito, va detto che se l’ultimo incremento risale al 2020 è solo “grazie” al Covid con il quale c’è stato un brusco calo delle aspettative di vita dopo i 65 anni scongiurando tanto nel 2021, quanto nel 2023, come pure nel 2025, un incremento dei requisiti per il pensionamento. Ma stando alle previsioni l’effetto della pandemia è ormai destinato a sparire, tanto che nei prossimi 5 anni rischia di esserci un doppio aumento per l’età pensionabile in Italia.

Quando aumentano età e contributi per andare in pensione, le previsioni per i prossimi 5 anni

Come anticipato, è stata la legge Fornero a stabilire che a partire dal 2019 l’adeguamento con le speranze di vita dovrà avvenire ogni due anni. Per questo motivo, dopo i mancati adeguamenti del 2021 e 2023 (dopo che nel 2019 c’era stato un aumento di 5 mesi), il prossimo appuntamento è fissato al 2025 quando tuttavia l’esito sarà lo stesso degli appuntamenti precedenti.

Non c’è stata infatti quella variazione tale da giustificare un aumento di età e contributi per la pensione, rimandando quindi questo scenario tanto temuto dai lavoratori prossimi al pensionamento al 2027. In quell’occasione secondo le previsioni Istat non saremo però così “fortunati”: stando ai calcoli, infatti, tra appena 3 anni ci sarà un aumento di 2 o 3 mesi per l’età pensionabile (più probabile il primo valore).

Tanto nel 2027 tanto nel 2028 quindi si andrà in pensione più tardi, ma non è finita in quanto un successivo adeguamento sarà in programma nel 2029 quando, sempre secondo le stime dell’Istat, potrebbe esserci un altro incremento di 2 mesi.

Secondo l’Istituto di statistica, infatti, nei prossimi anni - messa da parte la parentesi Covid - le speranze di vita cresceranno con un ritmo di circa 2 mesi ogni biennio; una buona notizia perché ovviamente sta a significare che la medicina ha fatto progressi, come pure che la qualità della vita è migliorata, e che per questo le persone vivono più a lungo. Tuttavia i mesi “guadagnati” dovranno essere passati al lavoro e non in pensione.

Nel peggiore degli scenari, infatti, da qui ai prossimi 5 anni potrebbe esserci un incremento di 4 o 5 mesi dell’età pensionabile che in alcuni casi si tradurrà in un aumento dell’età anagrafica, mentre in altri del requisito contributivo. E ci sono persino misure che vedranno aumentare entrambi i requisiti.

Come cambiano i requisiti per andare in pensione tra 5 anni

Andare in pensione tra 5 anni richiederà un maggior numero di contributi per quelle opzioni di pensionamento che consentono di smettere di lavorare indipendentemente dall’età anagrafica.

Ci riferiamo ad esempio alla pensione anticipata che oggi si raggiunge con 42 anni e 10 mesi di contributi nel caso degli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne. Laddove le stime dell’Istat dovessero concretizzarsi, allora già nel 2027 per questa misura saranno necessari 43 anni di contributi per gli uomini e 42 anni per le donne. E nel 2029 ci sarebbe un ulteriore incremento di 2 mesi, che sommato alla finestra mobile trimestrale farebbe sì che il primo pagamento di pensione arriverà solo dopo 43 anni e 5 mesi di contributi (un anno in meno per le donne).

Stessa conseguenza anche per Quota 41 oggi riservata ai precoci: per smettere di lavorare non saranno più sufficienti 41 anni di contributi, ma serviranno 41 anni e 4 mesi nel 2029.

Per quanto riguarda la pensione di vecchiaia, come pure la sua opzione riservata ai contributivi puri, l’adeguamento riguarderà il requisito anagrafico. Ciò significa che nel 2027 si rischia di dover attendere i 67 anni e 2 mesi (con 20 anni di contributi) o i 71 anni e 2 mesi (con 5 anni di contributi) per smettere di lavorare, mettendo in conto poi un ulteriore aumento di 2 mesi nel 2029.

Ma c’è una misura che, complici le decisioni prese dal governo Meloni con la legge di Bilancio scorsa, vedrà aumentare tanto l’età anagrafica quanto quella contributiva. Ci riferiamo alla pensione anticipata riservata ai contributivi puri (chi ha iniziato a lavorare dopo il 1996) che oggi richiede 64 anni di età, 20 anni di contributi e un assegno pari ad almeno 3 volte il valore dell’Assegno sociale (con agevolazioni per le lavoratrici madri).

Per questa il rischio è che nel 2027 si passerà a 64 anni e 2 mesi per l’età e 20 anni e 2 mesi per i contributi, mentre nel 2029 a 64 anni e 4 mesi per l’età e 20 anni e 4 mesi per i contributi. E va anche considerato che anche il requisito economico è destinato a crescere per la rivalutazione sulla base del costo della vita, rendendo di fatto l’accesso alla pensione anticipata contributiva sempre più complicato.

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