Pensioni, ecco come prendere lo stesso importo dell’ultimo stipendio

Simone Micocci

10 Marzo 2025 - 10:02

Pensioni, si può avere lo stesso importo dell’ultimo stipendio? Non è facile, vi spieghiamo perché.

Pensioni, ecco come prendere lo stesso importo dell’ultimo stipendio

Devi sapere che raramente l’importo della pensione è pari a quello dell’ultimo stipendio. Il tasso di sostituzione - ossia la differenza che c’è tra queste due voci - infatti è generalmente molto basso: ciò significa che una volta andati in pensione bisogna mettere in conto una riduzione dell’entrata mensile.

Con l’entrata in vigore del calcolo contributivo della pensione - che ricordiamo si applica per i periodi contributivi antecedenti all’1 gennaio 1996, oppure 2012 per coloro che al 31 dicembre 1995 avevano maturato 18 anni di contributi - gli assegni hanno subito una netta decurtazione, facendo sì che si guardi al futuro con sempre più preoccupazione. Secondo le previsioni, infatti, con l’avanzare degli anni le pensioni saranno sempre più basse, molto lontane dall’importo percepito come ultimo stipendio.

Fortunatamente per quanto tra stipendio lordo e pensione la differenza sia molta, il trattamento previdenziale perlomeno gode di una conversione al netto maggiormente favorevole. Ricordiamo, infatti, che sulla pensione lorda non si pagano più i contributi (che invece venivano trattenuti dallo stipendio): ad esempio, un reddito lordo di 2.000 euro corrisponderà a un netto più basso rispetto a una pensione dello stesso valore lordo, poiché su quest’ultima non si applica la trattenuta contributiva del 9,19%.

Detto ciò, le norme per il calcolo della pensione implicano che per ottenere lo stesso importo dell’ultimo stipendio sia necessario avere alle spalle molti anni di carriera lavorativa. In effetti, non sempre è possibile raggiungere tale obiettivo, a differenza di quanto avveniva con il metodo di calcolo retributivo, in vigore fino al 31 dicembre 1995 (o fino al 2011 in alcune situazioni), che valorizzava maggiormente le ultime retribuzioni percepite.

Come funziona il sistema di calcolo contributivo

Per capire per quanti anni devi lavorare per prendere di pensione lo stesso importo dello stipendio devi come prima cosa sapere come l’assegno viene calcolato. Soffermiamoci sul calcolo contributivo, utilizzato per tutti i periodi lavorati successivamente al 1° gennaio 1996 e che per questo più si va avanti negli anni e più incide sull’importo complessivo.

Nel dettaglio, per ogni anno di lavoro viene accantonata una certa quota di contributi, calcolata sulla base dello stipendio complessivamente percepito (di cui si prende il 33%).

Dopodiché l’importo complessivamente maturato, che viene rivalutato periodicamente sulla base dell’inflazione, viene trasformato in pensione attraverso l’applicazione di un coefficiente che varia in base all’età in cui avviene il collocamento in quiescenza. Un sistema che attraverso coefficienti di trasformazione tanto più favorevoli quanto più si ritarda l’accesso alla pensione, va a premiare chi lavora per più anni.

A tal proposito, i coefficienti di trasformazione in vigore nel 2025 sono i seguenti, gli stessi che saranno utilizzati anche nel prossimo anno.

EtàDivisoriValori
57 23,789 4,204%
58 23,213 4,308%
59 22,631 4,419%
60 22,044 4,536%
61 21,453 4,661%
62 20,857 4,795%
63 20,258 4,936%
64 19,656 5,088%
65 19,049 5,250%
66 18,441 5,423%
67 17,831 5,608%
68 17,218 5,808%
69 16,600 6,024%
70 15,980 6,258%
71 15,360 6,510%

Quanto bisogna lavorare per avere una pensione uguale all’ultimo stipendio

Prendiamo come esempio un lavoratore che va in pensione con uno stipendio di 2.500 euro lordi, quindi 32.500 euro l’anno.

Ovviamente non è detto che lo stipendio sia stato sempre lo stesso, anzi è presumibile che a inizio carriera sia stato molto più basso. Consideriamo quindi una media di 2.000 euro al mese, 26.000 euro l’anno.

Il che significa che, considerando in media 8.580 euro di contributi maturati per ogni anno di lavoro, ne risulta un montante contributivo pari a:

ANNI DI LAVORO MONTANTE CONTRIBUTIVO
20 ANNI 171.600
22 ANNI 188.760
24 ANNI 205.920
26 ANNI 223.080
28 ANNI 240.240
30 ANNI 257.400
32 ANNI 274.560
34 ANNI 291.720
36 ANNI 308.880
38 ANNI 326.040
40 ANNI 343.200

Consideriamo adesso che il pensionamento avvenga a 67 anni, quindi con un coefficiente di trasformazione del 5,608%. Ecco a quanto ammonterebbe la pensione annua e mensile (lorda).

ANNI DI LAVORO MONTANTE CONTRIBUTIVO PENSIONE ANNUA LORDA PENSIONE MENSILE LORDA
20 171.600 10.738,73 894,89
22 188.760 11.812,60 984,38
24 205.920 12.886,47 1.073,87
26 223.080 13.960,35 1.163,36
28 240.240 15.034,22 1.252,85
30 257.400 16.108,09 1.342,34
32 274.560 17.181,96 1.431,83
34 291.720 18.255,84 1.521,32
36 308.880 19.329,71 1.610,81
38 326.040 20.403,58 1.700,30
40 343.200 21.477,46 1.789,79

Come possiamo vedere, neppure lavorando 40 anni si arriva a un importo lordo uguale a quello dello stipendio percepito. Ma di netto?

Uno stipendio di 2.500 euro, considerando contributi e imposte, solitamente corrisponde a un netto di circa 1.900 euro mensili. È ovvio, quindi, che in nessun caso andando in pensione a 67 anni si riesce a maturare un tale importo, visto che nella migliore delle ipotesi con 40 anni di lavoro si arriva a una pensione netta di circa 1.350 euro.

E questa differenza si nota indipendentemente da quella che è la retribuzione percepita: in tutti quei casi in cui la carriera è stata caratterizzata da una crescita costante dello stipendio, è molto complicato che si arrivi a prendere di pensione quanto veniva percepito come ultima retribuzione.

Per aumentare l’importo semmai bisognerebbe ritardare l’accesso alla pensione. Ad esempio, andandoci a 70 anni con un coefficiente di trasformazione del 6,258%, gli importi percepiti sarebbero i seguenti:

ANNI DI LAVORO PENSIONE ANNUA LORDA PENSIONE MENSILE LORDA
20 171.600 10.741,43 895,12
22 188.760 11.815,57 984,63
24 205.920 12.889,72 1.074,14
26 223.080 13.963,86 1.163,66
28 240.240 15.038,01 1.253,17
30 257.400 16.112,15 1.342,68
32 274.560 17.186,30 1.432,19
34 291.720 18.260,44 1.521,70
36 308.880 19.334,59 1.611,22
38 326.040 20.408,73 1.700,73
40 343.200 21.482,88 1.790,24

Anche in questo caso però non si arriva comunque a una pensione netta di 1.900 euro, poiché nella migliore delle ipotesi ne spettano circa 1.450 euro. Sono 500 euro in meno al mese, una cifra considerevole.

Cosa significa tutto ciò? Semplicemente che quando la pensione viene calcolata interamente con il sistema contributivo - e con l’avanzare degli anni sarà così per un numero maggiore di persone - raramente l’importo è uguale a quello dell’ultimo stipendio, a meno che per tutta la carriera non si sia percepito uno stipendio più o meno costante (per quanto è raro che succeda).

Bisogna prenderne atto e pensare alle contromisure, ad esempio iniziando fin da subito a valutare l’adesione a un fondo per la pensione complementare in modo da integrare la pensione che verrà liquidata dall’Inps così da assicurarsi che tra l’ultimo stipendio e la pensione non ci sia chissà quale differenza.

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