Riforma delle pensioni, governo al lavoro per disinnescare la bomba sociale: ecco la prima cosa che andrà fatta.
Il governo Meloni ha in programma una riforma delle pensioni che oltre a guardare al breve periodo, individuando una soluzione per anticipare l’accesso alla pensione già per il 2024, terrà conto anche di cosa potrà succedere nel lungo termine intervenendo per disinnescare la bomba sociale che potrebbe scoppiare a causa del passaggio totale al sistema contributivo.
Mentre per quanto riguarda il primo punto i discorsi sono ancora in alto mare - con alcune opzioni che hanno maggiori possibilità di altre di essere approvate (qui il nostro borsino) - per il secondo punto cominciano a emergere le prime soluzioni individuate dal governo Meloni per tutelare le pensioni future.
Il problema è noto da tempo: con il passaggio integrale al sistema contributivo, per coloro quindi che hanno iniziato a lavorare dopo il 1 gennaio 1996, c’è il rischio che in futuro si andrà in pensione sempre più tardi e con assegni inadeguati.
Per evitare che un tale scenario si concretizzi, con il rischio - per stessa affermazione di Giorgia Meloni - che scoppi una bomba sociale, bisognerà pensare a delle soluzioni che tuttavia non sono semplici da individuare. Anche perché servirebbero molti soldi di cui tuttavia al momento non disponiamo.
Per il momento però un paio di soluzioni, o comunque di macro obiettivi, sembra siano in fase di esame: uno su tutti, pensare a un modo per spingere le adesioni ai fondi per la pensione complementare.
Pensioni, primo obiettivo: spingere sulle pensioni complementari
A oggi coloro che hanno la pensione calcolata con il sistema contributivo, e non hanno un lavoro che assicura loro guadagni elevati, hanno solo un modo per assicurarsi un assegno adeguato una volta che cesseranno di lavorare: aggiungere una seconda pensione integrativa, riconosciuta dal fondo pensione complementare al quale si è aderito.
E nel piano che il governo sta elaborando - e che presto verrà sottoposto al vaglio dei sindacati - si punta proprio a questo, ossia incentivare quanti più lavoratori possibili a iscriversi a un fondo per la pensione complementare. Anche perché i dati attuali ci dicono che il rilancio della previdenza integrativa è ancora molto lontano: nell’ultimo periodo, infatti, l’età media degli iscritti anziché scendere è persino aumentata, passando da 46,1 a 47 anni negli ultimi 5 anni.
L’ostacolo maggiore è che aderire a un fondo per la pensione complementare, versando ulteriori contributi utili per la pensione futura, ha un costo che non tutti i lavoratori possono permettersi, specialmente quelli che più rischiano di pagare le conseguenze del totale passaggio al sistema contributivo, ossia coloro che hanno carriere discontinue e percepiscono stipendi molto bassi.
Per questo motivo bisognerà pensare a un modo per agevolare gli accessi alle pensioni integrative, rendendoli meno onerosi rispetto a oggi. Molto probabile che si punterà sul sistema già adottato: ossia potenziando gli sconti fiscali per i versamenti contributivi fatti a un fondo per la pensione complementare.
Versamenti che oggi possono essere portati in deduzione fino a 5.164,57 euro annui, riducendo così il peso delle tasse: probabile che questa asticella possa aumentare, ma il passaggio fondamentale potrebbe essere quello di prevedere anche una piccola detrazione.
Riscatto agevolato della laurea
Da anni si ragiona sulla possibilità di valorizzare - gratuitamente - gli anni di studio universitario per la pensione. Il riscatto gratuito della laurea tuttavia non sembra essere di semplice attuazione: il costo, infatti, sarebbe di circa 4 miliardi di euro l’anno, un esborso che - come anticipato - al momento non possiamo permetterci.
Tuttavia, sembra che il governo voglia comunque puntare sul rendere più semplice, e meno costoso, il riscatto della laurea. Non è chiaro come, ma questo sarà uno dei punti su cui l’Esecutivo lavorerà nelle prossime settimane per far sì che la riforma delle pensioni sia utile non solo - come è stato negli anni scorsi - per agevolarne l’accesso a coloro che sono ormai prossimi al pensionamento ma anche per mettere al sicuro tutti quei giovani che rischiano di pagare con i propri soldi il passaggio integrale al sistema contributivo.
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