L’obiettivo del governo Meloni è la flat tax, applicandola anche per i pensionati. Oltre all’aliquota unica potrebbero esserci vantaggi dalla rivisitazione delle detrazioni sul reddito.
La flat tax dovrà essere per tutti, anche per i pensionati. È questo l’obiettivo che il governo Meloni si pone di raggiungere entro la fine della legislatura, con un primo passaggio - che dovrebbe portare alla riduzione a 3 aliquote Irpef - atteso già per quest’anno, probabilmente entro la fine di marzo.
Per i prossimi anni, però, il piano è di scendere a una sola aliquota fiscale, arrivando così a quella flat tax tanto proclamata dal centrodestra in questi ultimi anni.
L’obiettivo, quindi, è di equiparare il regime fiscale applicato per pensionati, lavoratori autonomi e dipendenti, per i quali oggi ci sono delle differenze notevoli: anche se le aliquote Irpef applicate sono le stesse, infatti, le detrazioni sono differenti andando così a modificare il calcolo dell’imposta finale a seconda della tipologia di reddito.
Basti pensare alla no tax area, ossia quell’importo entro cui le detrazioni annullano tutta l’imposta dovuta facendo sì che l’interessato non paghi le tasse sul reddito percepito: 8.500 euro nel caso dei pensionati, 8.174 euro per i lavoratori dipendenti e 5.500 euro per gli autonomi.
Tuttavia il fatto che per i pensionati la no tax area sia più alta non deve confondere: tenendo conto delle detrazioni riconosciute sopra tale soglia, infatti, sono i lavoratori dipendenti a essere favoriti.
Ecco perché semmai l’asticella dovesse essere posta su di loro potrebbero esserci vantaggi sulla pensione, in quanto rispetto a oggi si godrebbe di detrazioni maggiormente convenienti, aumentando così l’importo netto dell’assegno a parità di lordo.
Flat tax per le pensioni, quali conseguenze?
Semmai si dovesse passare alla flat tax anche per le pensioni - attualmente ne beneficiano i soli lavoratori autonomi con reddito di 85 mila euro - sull’importo percepito verrebbe applicata una sola aliquota fiscale.
Molto ovviamente dipenderà dalla misura dell’aliquota unica: al momento dalla Lega spingono per un 15%, mentre più prudente è Forza Italia che mira a un 23% per tutti.
Secondo i sostenitori della flat tax, i principali vantaggi di un tale passaggio sarebbero perlopiù tre:
- in primis semplificare il regime fiscale, prevedendo appunto una sola aliquota e detrazioni uguali per tutti (e su questo ci torneremo in seguito);
- poi, prevedendo un’aliquota base piuttosto bassa, ne seguirebbe una riduzione della pressione fiscale, tanto per le famiglie quanto per le imprese;
- il terzo aspetto, sul quale però non tutti sono d’accordo, riguarda il fatto che la flat tax contrasterebbe l’evasione fiscale.
Dunque, rispetto a oggi per le pensioni ci sarebbe una notevole differenza, in quanto dalle quattro aliquote Irpef (dal 23% al 43% a seconda della fascia reddituale) si passerebbe a una sola, che potrebbe andare dal 15% al 23% a seconda di quelle che saranno le risorse a disposizione. E questo è un aspetto da non trascurare: tra i problemi della flat tax, infatti, c’è proprio il minor gettito fiscale e quindi le minori entrate per lo Stato.
Detrazioni uguali per tutti: vantaggi per i pensionati?
Parimenti, con l’introduzione di un’aliquota uguale per tutti dovrebbero essere uniformate le detrazioni sul reddito che oggi, come spiega il Messaggero, favoriscono i lavoratori dipendenti.
Ad esempio, grazie alle detrazioni i lavoratori dipendenti con reddito di 15.000 euro pagano solamente 370 euro d’imposte, mentre un pensionato con pari reddito ne paga 1.913 euro (persino 2.458 euro un lavoratore autonomo).
leggi anche
Detrazione pensione 2022: guida al calcolo
Salendo di reddito la differenza si fa ancora più ampia: ad esempio, con reddito da lavoro pari a 20.000 l’imposta dovuta è di 2.058 euro, mentre sale a 3.485 euro per i pensionati. Con 25.000 euro di reddito, invece, è pari a 3.765 euro per i dipendenti e a 5.057 euro per i pensionati.
La differenza si nota meno, invece, una volta raggiunti i 40.000 euro: 10.032 per i dipendenti, 10.582 per i pensionati, mentre a 45.000 euro siamo a 12.216 per i lavoratori subordinati e a 12.419 euro per la pensione. Infine, l’effetto detrazioni si annulla quando si raggiungono i 50.000 euro di reddito, per il quale l’imposta dovuta è di 14.400 euro tanto nel caso dei lavoratori, dipendenti e autonomi, quanto per i pensionati.
Rivedere le detrazioni e rendendole uguali per tutti potrebbe favorire i pensionati, specialmente quelli nella fascia di reddito compresa tra i 15.000 e i 40.000 euro, laddove si decidesse di utilizzare per tutti il modello applicato per i lavoratori autonomi. In questo caso sì che si potrebbe parlare di sostanzioso aumento delle pensioni, visto che ad esempio su una pensione di 25.000 euro ci sarebbe un risparmio di 1.292 euro l’anno, quindi circa 107 euro in più al mese.
© RIPRODUZIONE RISERVATA