Pensioni, sulla legge Fornero il governo sta bluffando e non ha le carte per farlo

Simone Micocci

11 Maggio 2023 - 10:36

Cancellare la legge Fornero: il governo non ha la possibilità di farlo ma ancora oggi c’è chi sostiene il contrario.

Pensioni, sulla legge Fornero il governo sta bluffando e non ha le carte per farlo

Quando si gioca a poker e si tenta un bluff bisognerebbe perlomeno avere le carte per farlo: per quanto riguarda la riforma delle pensioni, invece, il governo non sembra averle: solamente nel 2023, infatti, si ritrova con un buco di 22 miliardi di euro nei conti dell’Inps, il che rende complicato pensare a qualsiasi possibilità di rivedere le regole imposte dalla legge Fornero.

A queste condizioni o sei il buon “Asso” - ricordate il film con Celentano dove riuscì a bluffare al Marsigliese con appena due 7 in mano - oppure è difficile far passare il messaggio che sulle pensioni il governo ha fatto quanto era stato promesso in campagna elettorale. E di fatti tra l’elettorato comincia a esserci un certo malcontento, in particolare per la piega che sta prendendo il dibattito per il prossimo anno quando rischia di esserci un ritorno integrale alla legge Fornero, quella che Matteo Salvini ha messo da anni nel mirino promettendone la cancellazione una volta al governo.

Ma non basta mettere una maglietta con lo slogan “Stop Fornero”, oppure tenere in mano un cartellone con su scritto “Cancelliamo la Fornero”, per poter convincere gli elettori delle proprie buone intenzioni: può funzionare in una prima fase, ma poi servono i fatti. E i fatti ci dicono che oggi il governo è riuscito persino a fare peggio dei predecessori per quanto riguarda Opzione donna, mentre per le altre misure di flessibilità si continuano a tutelare lavoratori che spesso non avrebbero bisogno di un trattamento di maggior favore in quanto provengono da settori (ad esempio il pubblico impiego) dove non si può parlare di lavoro gravoso o usurante.

Cosa significa superare la legge Fornero?

Il problema è che sulla riforma delle pensioni le componenti della maggioranza si sono esposte, e pure parecchio. Nel novembre scorso, ad esempio, Matteo Salvini ribadiva che “il superamento della legge Fornero è una promessa che, costi quello che costi, porteremo fino in fondo”.

Ma cosa significa davvero “superare la legge Fornero”? Servirebbe una riforma strutturale che andrebbe a toccare diversi ambiti: dall’abbassamento dell’età pensionabile - tanto per la pensione di vecchiaia (67 anni) che per quella anticipata (42 anni e 10 mesi di contributi) - allo stop dell’adeguamento con le speranze di vita, meccanismo che ogni 2 anni rischia di incrementare i requisiti per l’accesso alla pensione. E ancora, rivederne le regole di calcolo: ricordiamo, infatti, che fu la legge Fornero a disporre il totale passaggio al sistema di calcolo contributivo.

Non basterebbe, quindi, una Quota 41 per tutti per superare la legge Fornero, misura che tra l’altro oggi appare lontana dall’essere realizzata. Ovvio che chi di dovere farà passare il messaggio che sarà così, ma è bene essere informati a riguardo così da non cadere nel tranello e pensare che basti così poco per cancellare una riforma che dal 2011 al 2020 ha garantito un risparmio di oltre 22 miliardi di euro, e che fino al 2045 continuerà a essere di supporto per contenere la spesa pensionistica.

Ma d’altronde che la legge Fornero non si possa cancellare lo sa il governo stesso, solo che non tutti lo dicono. Basti guardare ai diversi approcci utilizzati da due dei maggiori esponenti della Lega: se Claudio Durigon, sottosegretario al ministero del Lavoro, continua a ribadire l’urgenza di approvare una riforma delle pensioni che ne facili l’accesso, dall’altra il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti - che non può certo nascondersi visto il suo ruolo - ha svelato che allo stato attuale “non esiste una riforma delle pensioni che sia compatibile con la nostra situazione demografica”.

D’altronde, come spiegato a più riprese dal presidente dell’Inps, il calo delle nascite, collegato alle difficoltà del mondo del lavoro, rischia di mettere a rischio l’equilibrio dei conti pubblici. In futuro, infatti, potrebbero esserci tanti pensionati quanti sono i lavoratori, con l’Inps che potrebbe trovarsi in difficoltà nel liquidare le pensioni. Eliminare la Fornero oggi in virtù di un tale scenario, specialmente tenendo conto che siamo ancora nel pieno dei vantaggi generati dalla riforma, sarebbe quindi oltre modo dannoso: se ne andrebbe a depotenziare l’intero impianto in quello che è il momento di maggiore efficacia, rendendo vani i sacrifici fatti negli in questi anni.

Perché (per adesso) il governo ha bluffato sulla riforma

Su quanto fatto per le pensioni nella legge di Bilancio 2023 non siamo stati critici: abbiano tenuto conto del fatto, infatti, che il tempo a disposizione per la manovra è stato talmente poco da non permettere al governo di prendere decisioni importanti.

Anziché affrettare una riforma che poi avrebbe rischiato di essere persino dannosa, meglio rinviare il confronto al 2024 e valutare quali sono i migliori interventi possibili per migliorare, laddove le risorse lo permettano, il sistema pensionistico italiano.

Tuttavia, a oggi anche il confronto sul 2024 è fermo, in quanto il governo sembra aver preso consapevolezza che le poche risorse a disposizione non permetteranno stravolgimenti. Ed è per questo che si parla con insistenza di prorogare Quota 103 che tuttavia, rivolgendosi a coloro che hanno maturato almeno 41 anni di contributi, esclude quelle platee che meriterebbero di una maggior tutela. Ad esempio le donne, come pure quei lavoratori che per anni sono stati impiegati in settori con alta percentuale di precarietà, per i quali raggiungere un elevato numero di contributi appare piuttosto complicato.

E per le donne il governo ha persino limitato l’accesso a Opzione donna a poche centinaia di lavoratrici, rivedendone i requisiti così da ristringerne notevolmente la platea. Opzione donna che per stessa ammissione di Durigon - il quale ha confermato di non apprezzare una tale misura - potrebbe anche sparire il prossimo anno.

Con questo non vogliamo di certo dire che la colpa sia del governo Meloni: da tempo sosteniamo le difficoltà dell’approvare una riforma che superi la legge Fornero, specialmente quando le risorse sono poche e le priorità altre. Quel che contestiamo sono le dichiarazioni: bisognerebbe essere onesti con l’elettorato e non nascondersi dietro slogan sui quali prima o poi verrà presentato il conto da pagare.

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