Pensioni, occhio al taglio di agosto e settembre: potrebbero essere il preludio alla revoca dell’assegno. Chi è a rischio e come difendersi.
Come spiegato dall’Inps, anche nel cedolino di settembre per alcuni pensionati ci saranno delle decurtazioni dell’importo.
Una notizia che contrasta con la decisione del governo Draghi di anticipare la rivalutazione dei trattamenti previdenziali al mese di ottobre 2022, il che comporterà un aumento delle pensioni del 2,2%; tuttavia, il taglio riguarderà, fortunatamente, solamente un numero ristretto di persone, ossia coloro che non hanno ottemperato agli obblighi previsti dalla normativa.
E non è tutto, perché coloro che non si metteranno in regola al più presto rischiano persino la revoca della pensione.
Nel dettaglio, entrambe le misure, ossia taglio e revoca, vengono applicate a titolo sanzionatorio su quelle pensioni che sono, in tutto o in parte, collegate al reddito. È il caso, ad esempio, di chi gode dell’integrazione al trattamento minimo, oppure della maggiorazione sociale conosciuta come incremento al milione; misure che consentono sì di aumentare l’importo della pensione percepita, ma solamente per chi si trova al di sotto di determinati limiti reddituali. E lo stesso vale per le pensioni di reversibilità, in quanto - oltre una certa soglia - non sono cumulabili con altri redditi.
Per capire se tali prestazioni spettano o meno, e in che misura, quindi, l’Inps ogni anno chiede ai pensionati che le percepiscono di dichiarare i propri redditi; per chi non lo fa scattano le sanzioni, che vanno appunto da una decurtazione del 10% della pensione alla revoca definitiva della prestazione in oggetto.
La tolleranza è molta, tant’è che l’Inps solamente adesso sta provvedendo ad agire nei confronti di coloro che hanno omesso di comunicare i dati reddituali riferiti al 2019.
Pensioni: chi rischia il taglio del 10% a settembre
Come anticipato, il taglio riguarda le pensioni che sono riconosciute tenendo conto del reddito percepito dall’interessato. Vale per la pensione minima, come pure per l’incremento al milione e la pensione di reversibilità: affinché quest’ultima possa essere interamente cumulabile con i redditi del coniuge superstite, infatti, è necessario non superare la soglia di 20.489,82 euro (importo riferito al 2022), mentre al di sopra si applicano dei tagli che vanno dal 25% al 50%.
Per questo motivo agli interessati viene chiesto di comunicare tempestivamente all’Inps i dati reddituali riferiti all’anno prima, così che l’Istituto possa verificare se vengono soddisfatti o meno i requisiti per godere di determinate misure, tra le quali è compresa anche la quattordicesima.
Per chi non lo fa non si applicano sanzioni immediate, visto che l’Inps è molto tollerante a riguardo. Piuttosto, l’Istituto invia una serie di solleciti, chiedendo che tale obbligo venga assolto il prima possibile.
Ma per chi continua a non comunicare i dati richiesti ecco che scattano le sanzioni. A tal proposito, in questi mesi l’Inps sta agendo nei confronti di coloro che non hanno ancora provveduto a comunicare i dati riferiti al 2019, sanzionandoli con una decurtazione delle pensioni di agosto e settembre.
Nel dettaglio, per coloro che percepiscono la pensione minima di 524,35 euro la decurtazione mensile è di circa 11 euro, mentre in caso d’importo superiore è del 10%.
Revoca della pensione o della maggiorazione
La decurtazione è solamente una sanzione transitoria. Per coloro che entro la data del 15 settembre 2022 non provvederanno alla comunicazione dei dati richiesti all’Inps (vi conviene informarvi con un patronato su come fare, o eventualmente contattare il numero verde dell’Istituto) è prevista la revoca della prestazione collegata al reddito relativa al 2019 e al recupero dell’indebito.
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