Sei nato dopo gli anni ’60? Per te ci sono pessime notizie. Ecco per quale motivo la sterilizzazione dell’adeguamento dei requisiti della pensione alle speranze di vita non sarà affatto semplice.
Pensioni, ci sono pessime notizie per chi è nato dopo il 1960: dal 2027 l’età pensionabile salirà di 3 mesi, come confermato dal direttore generale dell’Inps, Valerio Vittimberga, nel corso di un’audizione alla Commissione parlamentare di controllo sugli enti previdenziali.
La ragione sta nell’adeguamento automatico dei requisiti per l’accesso alla pensione con le aspettative di vita, appuntamento che la legge Fornero fissa a ogni due anni. Dopo anni di pausa - l’ultimo incremento, di 5 mesi, c’è stato nel 2019 - ecco che dal 2027 l’età pensionabile torna a salire vista la ripresa della crescita delle speranze di vita dopo la pausa dettata del Covid.
Per questo motivo dal 2027 servirà lavorare per più tempo, 3 mesi al momento, prima di andare in pensione. Solo il governo può impedirlo, in quella che Vittimberga ha definito come una “decisione prettamente politica”.
Al momento però il governo non si è ancora informato rispetto a quanti soldi servirebbero per evitare l’aumento dell’età pensionabile, dimostrazione che l’eventuale congelamento non è ancora in programma. Ma attenzione, perché il governo non ha tempo fino al 31 dicembre 2026, come invece si pensava, per evitare l’innalzamento dei requisiti per l’accesso alla pensione: il direttore generale dell’Inps, infatti, ha fissato la deadline alla fine dell’anno corrente.
Sterilizzazione dell’aumento dell’età pensionabile entro fine 2025
“Una scelta politica”, così il direttore generale Inps, Valerio Vittimberga, ha definito la possibile sterilizzazione dell’aumento dell’età pensionabile a decorrere dal 2027. Un incremento - per adesso stimato a 3 mesi secondo gli ultimi dati Istat - che andrà a toccare tutte le principali opzioni di pensionamento: dalla pensione di vecchiaia, il cui requisito anagrafico salirà a 67 anni e 3 mesi - alla pensione anticipata dove invece a essere incrementato è il requisito contributivo che passa dagli attuali 42 anni e 10 mesi a 43 anni e 1 mese (con un anno in meno per le donne).
L’incremento varrebbe anche sulle opzioni contributive del pensionamento di vecchiaia e anticipato - che rispettivamente aumentano a 71 anni e 3 mesi e 64 anni e 3 mesi - come pure per coloro che hanno aderito alle opzioni di scivolo come l’isopensione o il contratto di espansione.
Per quest’ultimi però, di cui tanto si è parlato negli ultimi giorni tanto da definirli i “nuovi esodati”, Vittimberga ha spiegato che una soluzione ci sarebbe: d’altronde, trattandosi di trattamenti regolati da un accordo tra azienda e lavoratore, non è da escludere che questo possa essere ritoccato così da andare a coprire anche i 3 mesi di “ritardo” in cui il lavoratore resterebbe senza stipendio in attesa della pensione.
Entro quando va bloccato l’aumento delle speranze di vita?
La cattiva notizia per i nati dopo il 1960 - quindi chi compie i 67 richiesti per la pensione di vecchiaia dopo il 2027 - come pure per tutti gli altri che hanno in programma di smettere di lavorare tra poco meno di due anni, è che il governo ha poco tempo per trovare le risorse necessarie a bloccare l’adeguamento automatico dei requisiti per la pensione con le speranze di vita, circa 4 miliardi di euro secondo quanto stimato dall’ex ministra del Lavoro Elsa Fornero.
La sterilizzazione, infatti, dovrà essere in legge di Bilancio 2026, in quanto il blocco all’adeguamento dovrà essere approvato entro il 31 dicembre prossimo. Non una buona notizia, visto che la situazione per la prossima manovra finanziaria non è delle migliori visto che già nel Def da poco approvato dal Consiglio dei ministri è stata dimezzata la previsione di crescita fatta in precedenza, passata dall’1,2% allo 0,6% (in linea con le previsioni di Bankitalia). In un contesto del genere sarà molto complicato per il governo trovare le risorse necessarie a impedire l’aumento dell’età pensionabile, anche perché nel frattempo bisognerà anche pensare ad altre misure come ad esempio la conferma del taglio del cuneo fiscale.
Una cosa è certa, al momento il governo - nonostante le dichiarazioni di facciata - non si è ancora messo al lavoro per bloccare l’adeguamento con le speranze di vita.
Sempre durante l’audizione, infatti, il direttore centrale studi e ricerche dell’Inps, Gianfranco Santoro, ha spiegato che i costi necessari non sono ancora chiari: l’Istituto sta facendo degli approfondimenti, ma tutto dipenderà da “come verrà scritta la norma”. Un conto, infatti, sarà bloccare l’aumento per tutti, un altro limitarlo a coloro che hanno aderito a piani aziendali di scivolo per il pensionamento anticipato. Al momento comunque il governo non si è ancora interessato a riguardo, visto che dall’Inps non è arrivata alcuna richiesta in merito a quanto costerebbe una sterilizzazione totale. E questo dice tutto sullo stato dei lavori.
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