Pensioni, sai quanto prendono i nati tra il 1965 e il 1980? Risponde l’Inps

Simone Micocci

7 Marzo 2025 - 09:59

750 euro di pensione per i nati tra il 1965 e il 1980. Lo studio dell’Inps preoccupa i lavoratori di oggi, pensionati di domani.

Pensioni, sai quanto prendono i nati tra il 1965 e il 1980? Risponde l’Inps

Il futuro delle pensioni è grigio, anzi anche di qualche tonalità più scura. Con l’entrata a regime del sistema contributivo - che in un futuro non molto lontano sarà l’unica modalità di calcolo per i trattamenti previdenziali visto che la quota che rientra nel retributivo è destinata a sparire - gli importi degli assegni rischiano di essere sempre più bassi.

Le previsioni più recenti sul futuro delle pensioni e sugli importi che andranno a percepire coloro che ci andranno nel prossimo futuro, risalgono al 2022 ma sono sempre attuali visto che nel frattempo non ci sono stati stravolgimenti tali da determinare un cambio di prospettiva.

Nel dettaglio, è stato il XXI Rapporto annuale dell’Inps, allora presieduto da Pasquale Tridico, a svelare quale saranno gli importi futuri delle pensioni concentrandosi su coloro che sono nati tra gli anni 1965 e 1980. Una risposta che non piacerà ai lavoratori di oggi nonché pensionati di domani, per i quali la prospettiva è di un assegno molto più basso rispetto allo stipendio con cui bisognerà necessariamente rivedere il proprio bilancio familiare. A meno che ovviamente non si agisca per tempo, ad esempio iscrivendosi a un fondo per la pensione complementare così da garantirsi una seconda rendita integrativa. Rendita che, ricordiamo, alla luce delle ultime novità introdotte dalla legge di Bilancio 2025 potrebbe essere utile anche per anticipare l’accesso alla pensione, in quanto se ne tiene conto nel valutare il raggiungimento del requisito economico per la pensione anticipata riservata ai contributivi puri che compiono 64 anni di età (e hanno almeno 25 anni di contributi).

Ma torniamo al futuro delle pensioni e agli scenari futuri. Come vedremo più nel dettaglio, secondo il rapporto Inps in oggetto per la generazione nata tra il 1965 e il 1980 l’importo della pensione - nel caso in cui vengano soddisfatti i parametri presi in esame dallo studio - potrebbe arrivare a circa 750 euro. Come appena anticipato non si tratta comunque di una situazione generalista, in quanto ci si concentra su un caso di persone con un salario di circa 9 euro l’ora e con 30 anni di contributi versati.

Si tratta comunque di una soglia utile per farsi un’idea di quanto si prenderà di pensione. Se infatti avete guadagnato meno e per molti meno anni di lavoro, allora dovrete mettere in conto un assegno persino più basso. Diversamente, con stipendi maggiori, o comunque con più anni di contributi, allora la pensione sarà più alta.

Quello delle pensioni sempre più basse è quindi un problema che in Italia non può più essere sottovalutato. È dovuto da una serie di fattori: da una parte appunto l’introduzione del sistema contributivo in sostituzione del retributivo che riduce gli assegni, dall’altra una crisi dell’occupazione e un basso livello degli stipendi medi.

Lo studio dell’Inps

La stima effettuata dall’Inps - che ricordiamo risale al 2022, per quanto oggi non sarebbe molto diversa vista l’invarianza delle regole per il calcolo degli assegni - è basata su un caso specifico:

  • 30 anni di contributi versati
  • salario di 9 euro all’ora
  • pensionamento a 65 anni di età

Non sono dati che stupiscono, considerando che al momento in Italia - secondo i più recenti dati Inps- 4,8 milioni pensionati già percepiscono meno di 1.000 euro al mese e che circa un terzo dei lavoratori guadagna meno di 1.000 euro al mese, senza contare che il 15% dei contratti di lavoro sono a termine.

Sono tutti dati che, se non presi in considerazione, in futuro potranno confermare la stima media dell’Inps per una platea piuttosto elevata di soggetti. Per questo l’ex presidente Tridico - oggi sostituito da Fava - ha più volte sottolineato come ci sia bisogno di una maggiore flessibilità del sistema pensionistico. “Bisognerebbe pensare a una combinazione e a una flessibilità che possa favorire le carriere instabili e i lavoratori fragili”, commentò alla presentazione del XXI Rapporto annuale dell’Istituto nazionale della previdenza sociale.

Una pensione da 750 euro al mese: colpa di stipendi bassi e lavoro instabile

La stima dell’Inps è da ritenersi valida nel caso specifico indicato, infatti al variare di un fattore (in positivo o in negativo) la pensione può risultare più alta o più bassa. L’immagine è comunque quella di un dramma sociale, commenta il presidente dell’Inps e questo perché il vero dramma non è il sistema di calcolo della pensione, ma le politiche del lavoro.

In Italia ci sono i salari tra i più bassi d’Europa, in particolare per le donne e i giovani. L’Ocse ha posizionato l’Italia negli ultimi posti per crescita dei salari medi reali, cioè al netto dell’inflazione, tanto che nel 2023 è stata certificata una decrescita di circa il 7% rispetto ai livelli pre pandemia (2019). In futuro, senza l’intervento dello Stato su dinamiche a lungo termine come quello del sistema pensionistico, per giovani di oggi lo scenario potrebbe essere ancora più drammatico di quello stimato dall’Inps oggi, anche perché ricordiamo che con la pensione calcolata interamente con il sistema contributivo non spetta neppure l’integrazione al minimo.

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