Novità pensioni, la riforma è ancora in programma: per Opzione donna bisognerà attendere il ministero dell’Economia, poi si valuterà l’estensione di Quota 41 per tutti i lavoratori.
Anche se apparentemente la riforma delle pensioni sembra essere bloccata, il governo non ha rinunciato al piano di rendere maggiormente flessibile il collocamento in quiescenza così da superare la legge Fornero. A confermare che per quanto riguarda la riforma delle pensioni “bisogna agire subito” è stato il sottosegretario Claudio Durigon in un’intervista rilasciata a Money.it, il quale ha svelato i piani per quel che riguarda Opzione donna e Quota 41 per tutti.
Quindi, nonostante tra governo e sindacati non siano stati fissati altri incontri per discutere del futuro delle pensioni, il governo sta continuando a lavorare per individuare una soluzione che possa soddisfare tutti.
In particolare si sta valutando cosa fare con Opzione donna, ossia se tornare ai requisiti precedenti alla legge di Bilancio 2023 così da comprendere tutte le escluse dai nuovi requisiti. Dopodiché, una volta sciolte le riserve, ci si concentrerà su cosa fare nel 2024, quando Quota 41 potrebbe tornare a essere protagonista.
Opzione donna, il governo sta valutando il ritorno ai vecchi requisiti
Per quanto riguarda Opzione donna il governo “sta lavorando per intervenire”; lo conferma il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, assicurando alle lavoratrici penalizzate dalla stretta apportata dalla legge di Bilancio 2023 che verrà fatto il possibile per permettere loro di andare in pensione.
La richiesta è di tornare ai vecchi requisiti, consentendo così il pensionamento con 58 anni di età (59 per le autonome) e 35 anni di contributi indipendentemente dal numero dei figli. Ma il requisito più contestato è quello che limita l’accesso a Opzione donna a invalide civili, caregiver e lavoratrici licenziate da aziende in crisi, in quanto ne limita notevolmente la platea delle beneficiarie.
A tal proposito, Durigon ha confermato che con la ministra al Lavoro, Marina Calderone, sono state individuate diverse soluzioni. Tuttavia, prima di prendere una decisione su quale adottare, e quando, bisognerà attendere il ministero dell’Economia, incaricato di effettuare una stima dei costi.
Il problema su Opzione donna, infatti, non è politico bensì economico: laddove il ministero dell’Economia dovesse valutare positivamente la sostenibilità economica delle proposte avanzate, si arriverà a una soluzione in tempi rapidi.
Quota 41 per tutti, “bisogna intervenire subito”
Sul fronte flessibilità per le pensioni “bisogna intervenire subito” secondo Durigon. E non solo per “andare incontro alle esigenze dei nostri lavoratori che hanno diritto a un giusto riposo dopo anni di lavoro”, ma anche per supportare i giovani.
Il sottosegretario al Lavoro, infatti, ritiene che favorendo l’uscita per quei lavoratori prossimi alla pensione ne gioverebbe il ricambio generazionale, favorendo l’ingresso di giovani a lavoro. “Rispondere a un ricambio generazionale che può solo far bene a mansioni professionali in continua evoluzione”, dichiara Durigon, confermando quindi l’intenzione di puntare forte su Quota 41 così da permettere a tutti di andare in pensione con 41 anni di contributi, indipendentemente dall’età.
Così verrebbe superata la legge Fornero perlomeno per la parte riferita alla pensione anticipata: anziché che con 42 anni e 10 mesi di contributi, uno in meno per le donne, per andare in pensione a qualsiasi età basterebbe maturare 41 anni di contributi. Obiettivo che comunque non sarebbe semplice da raggiungere: “non è facile, infatti, avere 41 anni di contributi dai 19 ai 60 anni senza interruzioni”.
Puntare sul secondo pilastro
Altro obiettivo da cui il governo Meloni non potrà esimersi riguarda il secondo pilastro previdenziale, incentivando sempre più lavoratori a iscriversi a un apposito fondo così da garantirsi una pensione integrativa.
“Dobbiamo fare i conti con quello che è il mercato del lavoro”, ammette Durigon. Mercato che a oggi è caratterizzato da molteplici difficoltà che potrebbero riversarsi sulla pensione futura. Già oggi, infatti, la maggior parte dei trattamenti liquidati dall’Inps sono al di sotto dei 1.000 euro, figuriamoci un domani che la quota di pensione calcolata con il contributivo sarà sempre più ampia.
“Per questo una riforma complessiva delle pensioni non può prescindere da un rinforzamento del secondo pilastro, quello della previdenza integrativa, con sgravi e premialità”.
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