Riforma pensioni, ultime novità: la flessibilità in uscita potrà essere riconosciuta solo tagliando gli assegni. Possibile riduzione del 6% con tre anni di anticipo.
Pensioni: l’uscita dal mercato del lavoro in anticipo sarà possibile solamente procedendo al taglio degli assegni.
Sembra essere questa la prima conclusione a cui si è giunti dopo la prima serie di incontri a cui hanno preso parte sindacati e Ministero del Lavoro: d’altronde, se la nuova riforma deve essere sostenibile per i conti pubblici (e complessivamente non dovrà costare più di Quota 100) ma nel contempo deve rendere più flessibile l’uscita dal mercato del lavoro, è naturale che l’unica soluzione possibile sia quella di risparmiare sui costi provvedendo ad una riduzione degli assegni per coloro che decidono di anticipare l’accesso alla pensione.
Una conclusione a cui il Governo sembra essere arrivato già da tempo, tant’è che adesso sta riflettendo su quale potrebbe essere la giusta penalizzazione da affiancare alla misura di flessibilità che verrà scelta per sostituire la pensione con Quota 100.
È vero che i sindacati non sembrano essere disposti ad accettare un taglio dell’assegno per chi va in pensione prima, ma da parte sua il Governo non intende mettere a rischio i conti pubblici per attuare una riforma delle pensioni che possa portare, almeno nelle intenzioni, al superamento della Legge Fornero.
Un accordo dovrà pur esserci altrimenti - così come già successo sul fronte scuola - il Governo procederà da solo. Ecco quindi che si sta pensando a quella che potrebbe essere la soluzione che soddisfi entrambe le parti. Le ipotesi sono due: la prima - sulla quale però non sembra esserci margine di trattativa - è quella di un ricalcolo della pensione con il metodo contributivo, mentre la seconda prevede una piccola riduzione dell’assegno per ogni anno di anticipo.
Con la prima proposta la penalizzazione sull’assegno potrebbe essere molto alta; nella seconda - come vedremo di seguito in maniera approfondita - più contenuta.
Pensione in anticipo con il ricalcolo contributivo
Fino alla giornata di ieri la proposta su cui puntava maggiormente il Governo era quella di una Quota 102, per un pensionamento anticipato con 38 anni di contributi e un’età anagrafica di 64 anni.
Una misura simile a Quota 100, ma con il vantaggio che non sarebbe limitata nel tempo. Come anticipato, però, questa ha un prezzo: la pensione, infatti, sarebbe interamente calcolata (quindi anche per la parte che rientra nel sistema retributivo in quanto antecedente al 1996) con il sistema contributivo.
Con questo sistema la riduzione dell’assegno sarebbe molto importante perché in media (il valore preciso varia a seconda della posizione contributiva dell’interessato) ci sarebbe un taglio del 30% (come svelato da uno studio condotto dalla CGIL). Questo significa che su una pensione di 2.000,00€ se ne avrebbe diritto solamente a 1.400,00€, mentre su una di 1.000,00€ solo a 700,00€.
Un taglio importante che secondo i sindacati altro non è che un disincentivo al pensionamento anticipato; ecco perché le parti sociali hanno fatto già sapere di non essere disposti a contraccambiare la flessibilità in uscita con il ricalcolo contributivo degli assegni e di conseguenza hanno invocato una soluzione alternativa.
Pensione in anticipo con il taglio dell’assegno
Visto il dissenso dei sindacati, il Governo ha deciso di pensare ad una soluzione alternativa prevedendo una penalizzazione percentuale dell’assegno al posto del ricalcolo contributivo.
Nel dettaglio, la proposta alternativa - che il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta ha già avuto modo di presentare - prevede un’età pensionabile ferma a 67 anni, con la possibilità di anticipare l’uscita dal lavoro fino ad un massimo di tre anni per coloro che hanno maturato dai 36 ai 38 anni di contributi.
Anche in questo caso, però, sarebbe l’interessato a pagare il prezzo della riforma accettando una riduzione dell’assegno del 2% per ogni anno. Di conseguenza il taglio massimo dell’assegno sarebbe del 6%, molto meno rispetto a quanto previsto dal ricalcolo contributivo.
Prendiamo come esempio il solito assegno da 2.000,00€: per questo ci sarebbe una riduzione di 120,00€ con l’importo che sarebbe pari a 1.780,00€. Per una pensione di 1.000,00€, invece, si scenderebbe fino a 940,00€.
Un prezzo più abbordabile da sostenere, ma che non tutti sarebbero pronti a pagare. Una cosa comunque sembra essere ormai certa: solo in questo modo - ossia accettando il taglio dell’assegno - si potrà anticipare l’accesso alla pensione.
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