Vuoi smettere di lavorare con qualche anno di anticipo? Con il supporto dell’azienda puoi andare in pensione qualche anno prima, ecco come fare.
Ci sono diverse misure di accompagnamento alla pensione che con il supporto del datore di lavoro fanno smettere di lavorare con qualche anno di anticipo. Ne è un esempio l’isopensione (mentre il contratto di espansione non è stato rinnovato nel 2024), con la quale si può smettere di lavorare con 7 anni di anticipo rispetto al raggiungimento dei requisiti per la pensione.
Tuttavia, l’isopensione ha un costo molto alto per l’azienda, la quale deve farsi carico della spesa necessaria per consentire al lavoratore di andare prima in pensione. Ma ci sono delle alternative, basta sapere come utilizzare al meglio le varie opzioni, e tutele, che oggi il nostro sistema previdenziale prevede.
Informazioni che ad esempio potete approfondire nel nostro corso su come pianificare la pensione; in questo articolo, invece, vi spiegheremo nel dettaglio una strada che consente di smettere di lavorare con circa 4 anni di anticipo beneficiando sì del supporto dell’azienda ma a fronte di un costo più basso rispetto a quello richiesto dall’isopensione.
Quali requisiti soddisfare
È bene subito specificare che questo sistema non vale per tutti, ma solamente per quei lavoratori che hanno maturato almeno:
- 12 mesi di contributi prima del compimento dei 19 anni di età;
- 1 contributo settimanale entro il 31 dicembre 1995;
- 39 anni di contributi.
Per chi è in possesso delle suddette caratteristiche questo sistema potrebbe essere perfetto, per quanto vi anticipo che dovrete comunque fare delle rinunce.
Primo step: farsi licenziare
Come anticipato, questa misura funziona con il consenso del datore di lavoro. È fondamentale, infatti, che questo proceda con il licenziamento del dipendente, così da non precludere l’accesso all’indennità di disoccupazione Naspi.
Licenziamento che ha un costo per l’azienda (qui vi spiego quanto), ma sicuramente inferiore rispetto a quello previsto per procedere con l’isopensione.
Secondo step: domanda di disoccupazione
Una volta notificato il licenziamento, il lavoratore può fare richiesta di Naspi, l’indennità di disoccupazione che spetta per la metà delle settimane contributive maturate negli ultimi 4 anni.
Per chi è assunto da lunga data in azienda, quindi, questa misura consente di percepire per 2 anni un’indennità di disoccupazione che è comunque più bassa dello stipendio, oltre a essere riconosciuta per 12 mensilità l’anno. Ma d’altronde ve l’avevamo anticipato: questo strumento avrebbe richiesto delle rinunce.
L’aspetto positivo è che nel periodo di Naspi viene riconosciuta la contribuzione figurativa: di fatto, si continuano a versare i contributi utili ai fini della pensione.
Terzo step: fare domanda per Quota 41
Di Quota 41 se ne parla tanto negli ultimi mesi, in quanto è a questa misura che il governo vuole arrivare per riformare il sistema previdenziale, rappresentando un’alternativa valida all’attuale pensione anticipata.
Con Quota 41, infatti, si può andare in pensione - indipendentemente dall’età anagrafica - con 41 anni di contributi, mentre con la pensione anticipata bisogna raggiungere i 42 anni e 10 mesi, 1 anno in meno con le donne.
Ciò che molti non sanno è che Quota 41 esiste già adesso, per quanto sia riservata ad alcune categorie. Intanto bisogna essere lavoratori precoci, avendo maturato 12 mesi di contributi entro il compimento dei 19 anni di età. Dopodiché, è necessario che la pensione risulti calcolata con il sistema misto: almeno 1 contributo settimanale, quindi, deve risultare versato entro il 31 dicembre 1995.
Dopodiché, Quota 41 oggi è riservata solamente ad alcune categorie di persone, tra cui figurano anche i disoccupati che hanno cessato di percepire la Naspi da almeno 3 mesi.
Quindi, una volta conclusa la Naspi, e trascorsi ulteriori 3 mesi, si può fare domanda per l’accesso alla pensione con Quota 41. In questo modo la cessazione dell’attività lavorativa è avvenuta quasi 4 anni prima rispetto a quanto invece sarebbe stato possibile nel caso in cui bisognava attendere il raggiungimento dei 42 anni e 10 mesi di contributi richiesti dalla pensione anticipata.
Un trucco simile si può fare con l’Ape Sociale piuttosto che Quota 41 (ve ne parliamo qui): in tal caso si può smettere di lavorare già a 61 anni e con meno contributi maturati.
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