Pensioni, svelato il futuro di Quota 41 e Quota 103: il governo conferma le nostre indiscrezioni

Simone Micocci

16 Agosto 2023 - 09:46

Pensioni, parla Claudio Durigon (sottosegretario al ministero del Lavoro): confermata ufficialmente Quota 103, mentre per Quota 41 per tutti ci sarà da attendere (e non ne esclude una penalizzazione).

Pensioni, svelato il futuro di Quota 41 e Quota 103: il governo conferma le nostre indiscrezioni

Lo sosteniamo da tempo: il governo oggi non ha le risorse per estendere a tutti la possibilità di accedere alla pensione con Quota 41, misura oggi riservata ad alcuni lavoratori precoci. E per questo motivo l’unica novità che dobbiamo aspettarci con la riforma 2024 non è di fatto una novità: la conferma di Quota 103 per un altro anno, opzione che oggi consente sì di andare in pensione con 41 anni di contributi ma solamente al compimento dei 62 anni di età.

Della proroga di Quota 103 ne abbiamo parlato più volte e adesso a dare credito alle nostre indiscrezioni sono arrivate le dichiarazioni del sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, che in un’intervista rilasciata al Tempo ha fatto chiarezza sulla riforma delle pensioni che verrà, svelando anche il futuro dell’Ape sociale (in scadenza a fine anno).

Quota 41 per tutti solo a fine legislatura

Estendere a tutti la possibilità di andare in pensione con Quota 41 è un obiettivo dichiarato del Centrodestra, specialmente lato Lega. Tuttavia è impossibile arrivare a una tale soluzione già nel 2024: si tratta infatti di un obiettivo che il governo conta di raggiungere a fine legislatura.

Ricordiamo che oggi Quota 41 è una possibilità riservata ai precoci che fanno parte di una delle categorie a cui viene riconosciuta una maggior tutela, dai disoccupati agli invalidi, fino ai caregiver (chi si prende cura di un parente con grave disabilità) e ai lavoratori gravosi.

L’intenzione è di dare a tutti i lavoratori questa possibilità, rivedendo di fatto i requisiti della pensione anticipata (42 anni e 10 mesi di contributi, uno in meno per le donne) fissati dalla legge Fornero.

Tuttavia, Quota 41 per tutti avrebbe un costo dai 4 ai 5 miliardi, il che ne rende proibitiva la sua estensione. Tant’è che Durigon non esclude la possibilità di una Quota 41 per tutti con penalizzazione, prevedendo un ricalcolo interamente contributivo della pensione per coloro che vi accedono.

Un metodo contributivo che con il passare del tempo ha “un peso prevalente nella determinazione dell’assegno”, e che potrebbe rappresentare una soluzione per rendere sostenibile Quota 41:

“Così se si uscisse con 41 anni calcolati integralmente con la riforma Dini il pensionamento costerebbe solo un miliardo il primo anno e due il secondo anno. È una considerazione da tenere a mente in qualunque soluzione complessiva”.

Qualsiasi discorso sarà comunque rinviato alle successive manovre: per la legge di Bilancio 2024, viste le poche risorse a disposizione, si partirà dalla certezza Quota 103.

Legge di Bilancio 2024, proroga di Quota 103

Nell’attesa di estendere a tutti Quota 41 il governo nel 2023 ha introdotto quella che almeno nei piani iniziali doveva essere una misura di flessibilità momentanea: Quota 103.

Le risorse sono state stanziate solamente per quest’anno ma vista la difficoltà a raggiungere Quota 41 per tutti si è deciso di confermarla per un’altra anno. Lo ha ribadito Claudio Durigon, il quale - confermando che il percorso per raggiungere l’archiviazione definitiva della legge del governo Monti “è ancora lungo” - ha spiegato che Quota 103 rappresenta un punto fermo della riforma che verrà.

Anche perché i risultati di Quota 103 sono incoraggianti: nel 2023 ha consentito il pensionamento ad altri 20 mila lavoratori, circa il 60-70% in meno di quanto era stato previsto inizialmente. Si tratta quindi di una misura assolutamente sostenibile, tant’è che “ci sono margini sufficienti per lasciare tutto così com’è per un altro anno (con una spesa di 300 milioni nel 2024, 1,2 miliardi nel 2025 e circa 500 milioni nel 2026. “Non sono numeri in grado di mettere in pericolo i conti pubblici”, ha concluso Durigon.

Le altre misure

Ma non è tutto: “Sono in valutazione altre forme di uscita” ha detto Durigon, non scendendo però nei dettagli visto che sono ancora in corso le dovute valutazioni.

Ad esempio, Durigon ha spiegato l’importanza di pensare a una soluzione che aiuti le donne, senza però citare Opzione donna per la quale il futuro resta più che incerto. E ancora, si dovrà puntare ancora sul contratto di espansione, per il quale si sta cercando di migliorarne le condizioni così da incentivarne l’utilizzo nelle aziende, come pure sull’Ape sociale. Quest’ultima è in scadenza nel 2023 ma il suo futuro non è in discussione, anzi: oltre alla conferma per almeno un altro anno, il governo non esclude un ampliamento della platea dei beneficiari coinvolgendo un maggior numero di lavoratori gravosi.

Iscriviti a Money.it