Assegni da tagliare, l’Ocse detta i termini della nuova riforma previdenziale che dovrà prevedere anche lo stop alle misure per la pensione anticipata.
L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) ha lanciato l’allarme per il debito pubblico italiano, il cui rapporto con il Pil è tra i più elevati dell’area di competenza.
L’Organizzazione, che ricordiamo esprime pareri non vincolanti, consiglia quindi il governo Meloni rispetto alla necessità di effettuare al più presto una riforma fiscale che tra i tanti punti dovrà toccare anche le pensioni.
L’aspetto previdenziale d’altronde concentra su di sé gran parte delle risorse di uno Stato: dei tagli alle misure di pensionamento anticipato, come pure agli assegni più elevati, rappresenterebbero quindi una soluzione adeguata per ridurre il debito pubblico.
Anche perché l’Ocse ritiene non si possa più aspettare: “in assenza di variazioni delle politiche”, infatti, il rapporto tra debito e Pil andrà ad aumentare, con tutte le conseguenze del caso. Senza dimenticare poi che l’Italia aderendo al nuovo Patto di Stabilità si è impegnata a rientrare entro le soglie previste nel giro dei prossimi anni.
Per quanto la richiesta dell’Ocse non sia vincolante, rappresenta comunque una soluzione che il governo potrebbe prendere in considerazione nel prossimo futuro. D’altronde su uno dei due punti, ossia quello riferito agli importi delle pensioni d’oro, la presidente del Consiglio si è sempre detta favorevole in merito al taglio, come tra l’altro dimostrano le recenti decisioni prese riguardo alla rivalutazione degli assegni.
Pensioni da tagliare, la richiesta dell’Ocse
Secondo l’Ocse, per sostenere i costi futuri e rispettare le regole fiscali europee sarà necessario un “duraturo aggiustamento di bilancio” che dovrà necessariamente passare da una riforma delle pensioni.
A partire dalle pensioni d’oro: poco più di 295 mila, circa l’1,3% dei pensionati, i trattamenti che hanno un importo superiore ai 5.000 euro lordi.
L’Ocse ritiene infatti che il governo debba “ridurre la generosità delle pensioni per le famiglie a reddito più elevato”, così da poter limitare l’incremento della spesa a cui andremo incontro nei prossimi anni, quando è in programma un aumento del numero di pensionati, e mantenere allo stesso tempo adeguati “servizi pubblici e protezione sociale”.
Va ricordato comunque che quando Meloni era all’opposizione ha provato a tagliare le pensioni minime promuovendo una proposta di legge “di semplice buon senso” che prevedeva di fissare un tetto corrispondente a 10 volte la pensione minima oltre cui ricalcolare le pensioni con il sistema contributivo, avallando così una riduzione dell’importo.
Una proposta che se realizzata oggi interesserebbe tutti coloro che hanno un assegno che supera i 5.679,40 euro i quali sono già stati penalizzati dalla decisione del governo Meloni di ridurre la percentuale di rivalutazione fino al 22% con l’ultima legge di Bilancio.
Chissà quindi se forte dell’invito dell’Ocse Fratelli d’Italia riprenderà in mano il progetto di tagliare le pensioni d’oro; per il momento non sembrano esserci avvisaglie, come pure rispetto alla seconda richiesta dell’Organizzazione.
Stop alle pensioni anticipate?
La seconda soluzione dettata dall’Ocse riguarda l’addio a qualsiasi misura di flessibilità che consente di anticipare l’accesso alla pensione, come ad esempio Quota 103.
Governo che su questo punto non sembra essere dello stesso avviso: come annunciato da Giorgia Meloni prima e dalla ministra del Lavoro Marina Elvira Calderone, il governo ritiene sia arrivato il momento di riaprire il cantiere della riforma, con la quale dovrebbe esserci il passaggio a una Quota 41 per tutti.
Non si tratta quindi di quello stop alle misure di pensione anticipata richiesto dall’Organizzazione, anzi si sta andando in direzione contraria per quanto comunque la nuova Quota 41 dovrebbe prevedere una penalizzazione in uscita attraverso un ricalcolo interamente contributivo dell’assegno.
Va detto comunque che la ministra del Lavoro ha specificato che la soluzione per la riforma delle pensioni non dovrebbe essere imminente, lasciando intendere che un tale progetto potrà concretizzarsi solo quando ci saranno condizioni più favorevoli.
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