“Non è questo il momento di riaprire e far ripartire l’economia”, afferma il ministro delle Finanze e vice cancelliere tedesco Olaf Scholz
Per il vice cancelliere tedesco, Olaf Scholz, “non è il momento di riaprire”. Dichiarazioni che fanno rumore e che si mostrano in controtendenza con molte delle pressioni in arrivo dall’Europa e non solo per una ripartenza dell’economia, fortemente indebolita dalle restrizioni innescate dal coronavirus.
Ma per Scholz, ministro delle Finanze della Germania, “non è questo il momento di far ripartire l’economia”, visto il persistere di uno stato d’emergenza sanitaria che non lo permette:
“Non è il momento di considerare la piena riapertura dell’economia tedesca, ma piuttosto il momento di essere rigorosi e mantenere bassi i contagi da coronavirus”,
ha affermato nel corso di un’intervista rilasciata alla CNBC.
Per il vice cancelliere tedesco “non è il momento di riaprire”
Scholz, che è vice cancelliere e ministro delle finanze, ritiene che molte delle restrizioni attualmente in vigore sul territorio tedesco debbano restare, ed è tra le figure politiche che chiede non ci sia divisione tra le Regioni nelle linee da adottare in risposta al coronavirus.
Persiste infatti - fa notare - una situazione relativa ai contagi che non permette di valutare ripartenze, e la soluzione momentanea - annuncia - è che “le famiglie più ricche paghino presto più tasse.”:
“Più che per riaprire, questo è il momento per essere molto duri e tenere bassi i contagi”.
L’economia più potente d’Europa ha rallentato quasi del 5% nel 2020 stando ai dati del Fondo monetario internazionale, con una crescita del 3,6%.
Ma sono state crescenti le richieste nel Paese per un approccio più unito nella lotta contro il coronavirus, e per una linea unica nelle restrizioni e le politiche di risposta al virus.
La stessa Angela Merkel ha chiesto un approccio più rigido e uniforme in tutto il paese, ma i leader regionali finora lo hanno impedito.
Ieri la Germania ha toccato quota 2,9 milioni di casi di Covid-19 e 77.103 decessi, stando ai dati del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie.
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