Perché Cina e Russia stanno causando uno shock agricolo mondiale

Violetta Silvestri

20 Febbraio 2023 - 12:56

Cina e Russia responsabili di una grave minaccia alimentare? Perché i due Paesi esportatori di fertilizzanti sono nel mirino e cosa può succedere nel settore agricolo. Che,intanto, è già in crisi.

Perché Cina e Russia stanno causando uno shock agricolo mondiale

Agricoltura e forniture alimentari in serio rischio nel mondo, anche nel 2023. I motivi sono da scovare in Cina e Russia, Paesi più che mai coinvolti nella rivoluzione commerciale in corso dallo scoppio della guerra in Ucraina.

Un anno dopo il conflitto, infatti, lo sconvolgimento causato ai mercati mondiali dei fertilizzanti è visto dalle Nazioni Unite come un fattore chiave per la disponibilità di cibo nel 2023.

La consapevolezza che gran parte del mondo fa affidamento solo su poche nazioni per la maggior parte dei suoi fertilizzanti - in particolare su Russia, il suo alleato Bielorussia e la Cina - sta suonando campanelli d’allarme nelle capitali globali. Proprio come i semiconduttori sono diventati un parafulmine per l’attrito geopolitico, così la corsa a questi prodotti fondamentali per la crescita di colture ha messo in allerta gli Stati Uniti e i suoi alleati.

Si fa sempre più chiaro che la dipendenza strategica per un input agricolo è un fattore determinante della sicurezza alimentare. Cosa sta accadendo nel settore agricolo, cosa può succedere e perché Russia e Cina sono chiamate in causa più di altri?

Fertilizzanti a rischio: c’è in gioco il cibo per il mondo

Il settore dei fertilizzanti continua a essere sconvolto dopo un anno di guerra in Ucraina.

Come raccontato da un’analisi di Bloomberg, basta evidenziare che un carico di questi beni intrappolato per mesi nel porto olandese di Rotterdam si è sbloccato solo con l’intervento delle Nazioni Unite. Il Programma alimentare mondiale ha noleggiato una nave per trasportarlo in Mozambico, da dove viene portato in camion attraverso l’interno fino alla sua destinazione finale, il Malawi.

Si prevede che circa il 20% della popolazione dello Stato africano affronterà una grave insicurezza alimentare fino a marzo, rendendo l’uso di fertilizzanti per coltivare i raccolti ancora più vitale. È una delle 48 nazioni in Africa, Asia e America Latina identificate dal FMI come più a rischio per lo shock sui costi di cibo e fertilizzanti alimentato dall’invasione russa dell’Ucraina.

“Il ruolo dei fertilizzanti è importante quanto quello delle sementi nella sicurezza alimentare”, ha affermato Udai Shanker Awasthi, amministratore delegato della Indian Farmers Fertilizer Cooperative, il più grande produttore della nazione.

La scossa dell’anno scorso all’industria globale di questi beni da 250 miliardi di dollari ha evidenziato il ruolo della Russia e della Bielorussia come esportatori di quasi un quarto di tutti i nutrienti delle colture mondiali.

Mentre i prodotti agricoli russi, compresi i tre principali tipi di fertilizzanti - potassio, fosfato e azoto - non sono oggetto di sanzioni, le esportazioni rimangono comunque limitate a causa di una combinazione di interruzioni nei porti, nelle spedizioni, nelle banche e nelle assicurazioni.

Il problema principale, come esposto dall’ONU, risiede nel fatto che gli assicuratori marittimi non sono disposti a coprire i carichi russi e che le principali banche agricole non sono in grado di effettuare transazioni finanziarie poiché sono disconnesse da SWIFT.

Il miliardario russo di fertilizzanti Andrey Melnichenko, fondatore di EuroChem Group AG, sostiene che il regime di sanzioni dell’Ue ha intasato il commercio a tal punto da causare una riduzione totale delle spedizioni di circa 13 milioni di tonnellate in un anno. Melnichenko stesso è soggetto a sanzioni.

Con le interruzioni nello scambio dei fertilizzanti, in estate si è assistito all’impennata dei prezzi, con l’accumulo di scorte da parte di coloro che potevano permetterselo. Sebbene da allora i costi siano diminuiti in modo significativo, rimangono al di sopra dei livelli pre-pandemia.

Le forniture sono limitate nelle aree più povere. La situazione è aggravata dalle sanzioni al gigante del potassio bielorusso e dalla decisione della Cina, grande produttore di fertilizzanti azotati e fosfatici, di imporre restrizioni alle esportazioni per proteggere l’approvvigionamento interno, freni che gli analisti non vedono revocati fino alla metà del 2023.

Il risultato di tutti questi cambiamenti è un divario fin troppo familiare: l’analista di Bloomberg Intelligence Alexis Maxwell afferma che anche se i prezzi sono diminuiti di oltre il 50% rispetto al picco dello scorso anno, gli agricoltori nel Sud-Est asiatico e in Africa rimangono più esposti rispetto alle loro controparti in Nord America, Cina o India.

La Banca africana di sviluppo ha avvertito che un uso ridotto potrebbe significare un calo del 20% nella produzione alimentare, mentre il WFP vede i piccoli proprietari nei Paesi in via di sviluppo a rischio di una “grave crisi della disponibilità di cibo a causa della crisi dei fertilizzanti, degli shock climatici e del conflitto produzione”.

Il presidente indonesiano Joko Widodo ha avvertito al vertice G20 che ha ospitato a novembre che il 2023 sarà un anno ancora più triste senza passi immediati per garantire la disponibilità di nutrienti a prezzi accessibili.

Come sta cambiando il mercato dei fertilizzanti

La corsa alla diversificazione nelle forniture di questi nutrienti per l’agricoltura è iniziata, e con essa anche la politica dell’autosufficienza.

Nutrien Ltd., la più grande azienda di fertilizzanti al mondo, sta espandendo la produzione nelle sue miniere di potassio e punta a un aumento della produzione del 40% rispetto ai livelli del 2020 entro il 2026. “Pensiamo che il mondo ne avrà bisogno”, afferma Ken Seitz, amministratore delegato del colosso, citando “l’effetto a catena di tutta questa incertezza geopolitica”.

Negli Usa, in un’eco al Chips Act che ha reso disponibili 50 miliardi di dollari per la produzione di semiconduttori negli Stati Uniti, l’amministrazione del presidente Joe Biden ha annunciato sovvenzioni da 500 milioni di dollari per “aumentare la produzione di fertilizzanti di fabbricazione americana” e “riportare produzione e posti di lavoro negli Stati Uniti”.

Se gli Usa non sono in pericolo in questo settore, non si può dire altrettanto di alcuni dei suoi vicini. L’America Latina dipende da importazioni per l’83% dei fertilizzanti applicati, principalmente da Russia, Cina e Bielorussia. Se, per esempio, in tale contesto rischia gravi perdite il Perù, votato all’export ortofrutticolo e numero uno al mondo per la vendita di mirtilli, il Marocco risulta invece vincitore.

Grazie alla fortuna geologica, il Paese ospita il 70% delle riserve mondiali conosciute di fosfato, la fonte naturale di fosforo, un nutriente fondamentale utilizzato nei fertilizzanti. Ciò rende il Marocco e il gruppo statale OCP, responsabile dell’estrazione, della lavorazione, della produzione e dell’esportazione del fosforo, fondamentali per la sicurezza alimentare in un mondo che viene rimodellato dalla guerra della Russia.

La nazione nordafricana sta probabilmente gestendo donazioni di fertilizzanti e vendite sovvenzionate per promuovere le sue aspirazioni di leadership regionale. “Rabat ha utilizzato le esportazioni di OCP come strumento di politica estera, in particolare nell’Africa sub-sahariana”, ha scritto Michael Tanchum, professore di economia politica, in un blog per il Middle East Institute.

Un settore chiave, quale quello agricolo e alimentare legato così fortemente ai fertilizzanti russi e cinesi, sta quindi muovendo nuove relazioni e preparando prossime crisi. Anche questi sono effetti dello scoppio della guerra, delle strategie delle potenze, delle disuguaglianze tra Paesi.

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