Perché il Ddl Zan non è stato ancora approvato?

Isabella Policarpio

14/07/2021

Il Ddl Zan, da ieri in Senato, non è stato ancora approvato: ecco perché, quali sono i “punti critici” e le ultime notizie sulla legge contro l’omofobia.

Perché il Ddl Zan non è stato ancora approvato?

Il Ddl Zan è stato approvato? La risposta è no; la discussione in Senato è appena iniziata - il testo è approdato in Aula il 13 luglio - e si prevede una lunga battaglia.

L’approvazione definitiva tarda ad arrivare a causa di alcuni “punti controversi” sui quali si fatica a trovare un accordo, inoltre Lega e Fratelli d’Italia hanno proposto la questione pregiudiziale di incostituzionalità, respinta dal Senato.

Come mai il Ddl Zan non è stato ancora approvato? La ragione risiede negli articoli 1, 4 e 7 del testo originale, sui quali si concentrano le critiche di Italia Viva, Lega e Fratelli d’Italia.

Spieghiamo cosa ostacola la votazione definitiva e perché.

Il concetto di “identità di genere”

La teoria gender è il maggior ostacolo all’approvazione del Ddl Zan, alla quale fanno muro i partiti di Destra e la Chiesa. Nell’articolo introduttivo del disegno di legge, infatti, viene resa la definizione di “identità di genere”, in contrasto con la differenza biologica tra uomo e donna:

“per genere si intende qualunque ma­nifestazione esteriore di una persona che sia conforme o contrastante con le aspettative sociali connesse al sesso;”

Così si legge alla lettera b, articolo 1 del testo di legge.

Le modifiche al Codice penale e il “reato di opinione”

Ciò che non piace del Ddl Zan sono gli interventi in materia di diritto penale. Su questo punto la Santa Sede ha espresso il timore della creazione di un “reato di opinione” nei confronti di coloro che non sono d’accordo con la teoria gender, il cambio di sesso e le unioni gay.

Il disegno di legge modifica due articoli del Codice penale, precisamente il 604 bis (Propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale etnica e religiosa) e 604 ter (Circostanza aggravante) aggiungendo al dettato originale queste parole “oppure per motivi fondati sul sesso, sul genere, sul­ l’orientamento sessuale, sull’identità di ge­nere o sulla disabilità”.

In sostanza, il testo aggiunge alle discriminazioni razziali, etniche e religiose (penalmente perseguibili) quelle dovute al sesso, all’identità di genere, alle preferenze sessuali e alla disabilità.

Inoltre, secondo alcuni, l’articolo 4 creerebbe un “reato di opinione” nella parte in cui prevede:

“Ai fini della presente legge, sono fatte salve la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee o alla libertà delle scelte, purché non idonee a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti.”

La “Giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia”

Ultimo punto contestato è l’articolo 7, quello che istituisce - il 17 maggio di ogni anno - la Giornata nazionale contro le discriminazioni fondate sull’orientamento e i comportamenti sessuali. I contrari contestano il fatto che, oltre a cerimonie e manifestazioni pubbliche, le istituzioni scolastiche dovranno sensibilizzare i ragazzi sul tema, cosa che non convince gli esponenti cattolici.

Lega e Fratelli d’Italia hanno proposto di eliminare i riferimenti agli omosessuali e trasformala nella Giornata nazionale contro ogni tipologia di discriminazione, non necessariamente legata al sesso e all’identità di genere.

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# Legge

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