Rispetto al 2022 lo scorso anno ha segnato una decisa discesa dell’inflazione accompagnata da rialzi azionari a doppia cifra percentuale soprattutto del Tech americano.
Il 2023 si è rivelato l’anno delle previsioni sbagliate sia per le analisi economiche (la temuta recessione non si è verificata) e sia su quelle di mercato dato che il consenso a Wall Street era formato da vendere le azioni americane, comprare i Treasury e l’equity cinese.
Effettivamente il 2023 era iniziato con pessimismo dopo le difficoltà del 2022 dei mercati, spaventati dall’inflazione, dalle repentine azioni restrittive delle banche centrali e in ultimo dagli effetti che queste ultime avrebbero provocato all’andamento della crescita economica globale. Eppure, rispetto al 2022 lo scorso anno ha segnato una decisa discesa dell’inflazione accompagnata da rialzi azionari a doppia cifra percentuale soprattutto del Tech americano che era considerato un anello debole nel contesto macroeconomico prospettato.
I mercati sono andati perciò via via convincendosi nel corso dell’anno che l’inflazione stesse diminuendo grazie alle azioni monetarie delle banche centrali, alla normalizzazione dei prezzi delle materie prime e ad un andamento economico più moderato ricalcando così uno scenario di Goldilock economy per quel che concerne gli Stati Uniti. L’ottimismo per la Cina è scemato vista la ripresa economica altalenante e soprattutto per la mancata ripresa del settore immobiliare. In Europa, invece, l’eterogeneità dell’andamento dell’economia dei Paesi europei ha comportato una sostanziale stagnazione ove i Paesi core hanno sottoperformato e quelli periferici sono riusciti ad evitare una recessione economica dell’intera Area Euro.
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