Le 40 maggiori azioni nell’S&P 500 attualmente rappresentano il 56% dell’indice, rispetto a circa il 60% nel 1973, secondo Ned Davis Research.
Cinquant’anni fa, il mercato azionario statunitense attraversava un periodo di forte turbolenza. Tra gennaio 1973 e settembre 1974, l’indice S&P 500 subì un calo di quasi il 50%. Con il senno di poi, questo declino rappresentava la seconda fase di un mercato ribassista iniziato verso la fine del 1968. Tuttavia, le azioni avevano registrato una ripresa dall’estate del 1970, guidate da un piccolo gruppo di grandi aziende di alta qualità, prima di subire un crollo ancora più marcato. Oggi, mentre il mercato azionario statunitense si basa sul successo di pochi giganti, questo periodo appare particolarmente istruttivo.
L’effimero boom dei primi anni ’70 iniziò con il declino delle azioni altamente speculative alla fine degli anni ’60. Dopo l’aumento dell’inflazione e il rialzo dei tassi di interesse, le aziende tecnologiche, di noleggio di computer e altre piccole imprese in crescita uscirono di moda. Una volta che l’inflazione raggiunse il picco nel 1970, il mercato si riprese. Questa volta, però, gli investitori erano più cauti. Desideravano ancora esposizione alla crescita, ma si concentrarono su azioni di grandi aziende consolidate con track record provati.
Questo gruppo di titoli denominati Nifty Fifty includeva aziende tecnologiche come Eastman Kodak, Polaroid e Xerox, aziende di beni di consumo come Avon Products, aziende farmaceutiche come Johnson & Johnson e Merck, e altre imprese consolidate, come la catena di fast food McDonald’s. [...]
Accedi ai contenuti riservati
Navighi con pubblicità ridotta
Ottieni sconti su prodotti e servizi
Disdici quando vuoi
Sei già iscritto? Clicca qui
© RIPRODUZIONE RISERVATA