Il costo dei licenziamenti in Europa frena l’innovazione, spingendo le aziende a investire in settori maturi e lasciando la leadership nelle nuove tecnologie ai paesi con minore protezione del lavoro.
Una visione semplicistica di un’azienda che cerca di innovare potrebbe essere la seguente: si investe del denaro, si assumono dei lavoratori, si prova – e se l’iniziativa non genera ricavi, si accettano le perdite, si chiudono i conti e si termina il progetto. Ma cosa succede se la chiusura di un’attività comporta costi futuri aggiuntivi? In tal caso, un’azienda potrebbe essere riluttante a innovare a causa dei costi più elevati in caso di fallimento.
Yann Coatanlem e Oliver Coste sostengono che questa dinamica possa spiegare la mancanza di innovazione tra le aziende tecnologiche europee nel loro studio “Cost of Failure and Competitiveness in Disruptive Innovation” (Institute for Economic Policymaking presso l’Università Bocconi, Policy Brief, settembre 2024).
Scrivono: “È ormai ampiamente riconosciuto che il divario di intensità nella ricerca e sviluppo (R&S) tra l’Unione Europea e gli Stati Uniti è determinato dai settori tecnologici: la R&S privata in ambito tecnologico negli Stati Uniti è ora sei volte superiore a quella dell’UE.” Sostengono che le leggi europee sulla protezione dell’occupazione siano un fattore chiave alla base di questa differenza. [...]
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