Perché lo sciopero dei porti Usa minaccia l’economia mondiale?

Violetta Silvestri

2 Ottobre 2024 - 13:02

Uno sciopero nei porti orientali Usa rischia di bloccare il commercio internazionale. Cosa succede e quali sono i rischi reali per l’economia globale?

Perché lo sciopero dei porti Usa minaccia l’economia mondiale?

Uno sciopero in corso in alcuni porti negli Usa potrebbe tradursi in una vera e propria minaccia per l’equilibrio dell’economia mondiale.

Il condizionale è d’obbligo e finora più che di un allarme si parla di un’allerta. Cosa sta succedendo, nel dettaglio, negli Stati Uniti? Il 1° ottobre, l’International Longshoremen’s Association, o ILA, il sindacato da 47.000 membri che rappresenta i lavoratori di tutti i principali porti della costa orientale Usa, ha dichiarato uno sciopero per ottenere salari più alti e garanzie sugli effetti dell’automazione.

Le implicazioni per la più grande economia del mondo potrebbero essere preoccupanti e lo stop delle operazioni portuali - che colpiscono il commercio di beni di ogni tipo - inizia solo poche settimane prima delle elezioni statunitensi del 5 novembre. Un mix perfetto per innescare effetti a catena destabilizzanti su prezzi e catene di approvvigionamento.

La maggior parte degli economisti si aspetta che lo sciopero non sarà un evento minaaccioso se dura solo una o due settimane. Le spedizioni in ritardo arriveranno prima che passi molto tempo e l’impatto sul prodotto interno lordo sarà trascurabile. Le previsioni di danni vanno da 1 a 5 miliardi di dollari di attività perse ogni giorno, una piccola frazione dei 29 trilioni di dollari dell’economia statunitense.

I problemi iniziano a complicarsi, tuttavia, se lo stop dura più di qualche settimana. In questo caso, le conseguenze dello sciopero dei porti Usa potrebbe davvero essere globali e più serie.

Sciopero dei porti Usa: cosa può succedere all’economia mondiale?

Uno sciopero nei porti lungo la costa orientale e del Golfo potrebbe far salire i prezzi di cibo, automobili e molti altri beni di consumo se sarà più lungo di due settimane. Questo è l’avvertimento della maggioranza di analisti e operatori del settore.

I produttori di qualsiasi cosa, dai camion ai giocattoli fino agli alberi di Natale, si trovano infatti dinanzi a ostacoli improvvisi ora che l’International Longshoremen’s Association ha indetto la mobilitazione nei principali porti per container e merci dell’Est.

Alcune delle industrie in allerta sono quelle che producono carbone, energia e prodotti agricoli. Una regola empirica è che per ogni giorno di sciopero, ci vuole quasi una settimana per riportare i porti alla normalità.

“I costi dello sciopero salirebbero nel tempo man mano che aumentano gli arretrati di esportazioni e importazioni, ha affermato l’economista di Citigroup Andrew Hollenhorst in una nota ai clienti. “I prodotti deperibili come la frutta fresca importata potrebbero essere i primi a scarseggiare. Se lo sciopero si estendesse oltre qualche giorno, la carenza di determinati input potrebbe alla fine rallentare la produzione e aumentare i prezzi per i beni di consumo come le automobili.”

Gli ostacoli nella catena di fornitura potrebbero quindi esacerbare l’inflazione, proprio mentre sembra che le pressioni sui prezzi si siano raffreddate dal picco di metà 2022 che ha portato il tasso annuale al livello più alto in oltre 40 anni.

L’associazione marittima sta inoltre proponendo aumenti di stipendio prossimi al 50%, un altro fattore che potrebbe riaccendere l’inflazione.

Un simile scenario potrebbe inoltre influenzare le opinioni dei responsabili delle politiche della Fed e il loro senso di certezza su ciò che sta accadendo nell’economia, mentre discutono della prossima mossa sui tassi di interesse in vista della riunione del 6-7 novembre.

“Se lo sciopero sarà abbastanza breve”, ce la faremo, ha affermato domenica David Altig, vicepresidente esecutivo e consigliere economico capo della Federal Reserve di Atlanta. Ha però sottolineato che uno degli elementi che in questo momento contribuisce a contenere l’inflazione è il calo dei prezzi dei beni, che potrebbe essere a rischio se il flusso delle importazioni si interrompesse per troppo tempo durante lo sciopero dei lavoratori portuali.

Danni limitati per l’economia globale?

Secondo diversi analisti, esistono però delle possibili soluzioni per limitare i danni che uno sciopero potrebbe causare.

Per prima cosa, si prevede che i porti della costa occidentale si occuperanno di parte del trasporto merci che normalmente andrebbe ai porti orientali. Inoltre, alcune aziende avevano previsto lo stop e avevano fatto scorte in anticipo.

Inoltre, la pressione sulle catene di approvvigionamento, notevolmente aumentata durante la pandemia, si è ampiamente attenuata ed è di fatto al di sotto dei livelli pre-Covid, secondo una misurazione della Fed di New York.

“Riteniamo che i timori sui potenziali impatti economici siano esagerati, ha scritto Bradley Saunders, economista del Nord America presso Capital Economics. “I frequenti shock alle supply chain degli ultimi anni hanno reso i produttori più attenti ai rischi di avere scorte basse. È quindi probabile che le aziende abbiano preso misure precauzionali in caso di sciopero, non da ultimo perché la possibilità è stata pubblicizzata dall’ILA per mesi”.

L’ombra di nuovi shock è comunque tornata a offuscare il commercio globale.

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